LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Scherzi della natura”

Un grattacielo è una spavalderia in vetro e acciaio.
[A skyscraper is a boast in glass and steel].
Mason Cooley, City Aphorisms, 1980/94

Hanno costruito questi scherzi della natura
Giganti di cemento in un mondo
Che non è più il nostro
Gente senza casa
Vagabondi senza confini
Coscienze perdute nell’oceano dei sensi
Anime affidate ai capricci del vento
Costruzioni del silenzio dello spirito
Rampe di scale vuote
Come le teste intorno
In preda alla follia
Arroganti
Spavalde
Trasparenti come il triste velo della morte
Malinconiche magioni come le corolle del giardino allo sbocciare dell’autunno
Volevano raggiungere l’apice
Quello degli astri e delle stelle
Avrebbero voluto toccare le costellazioni
Avvicinare i destini dell’uomo
Alla dimora delle aquile
Stendere in cielo le ali di Icaro
Oltre il sipario degli angeli
Fino a raggiungere
La frontiera verticale
e coltivare l’illusione di violare
I confini a custodia
Dei domini inviolati del cielo
Era solo invece la sfida a quel confine ideale
A quel desiderio represso
Di scalare il tetto del mondo
Di esporre quella torre ai raggi del sole e
Avvitarla su nel cielo
Per una visita all’universo degli astri
Lanciare poi una preghiera di acciaio e cemento
Un ulteriore segno di tracotante presunzione
Rivolta all’Onnipotente
Una sorta di ardita invocazione
Un filo di maligna lingua terrena
Sguainata come una spada verso il cielo
Quasi il ritorno di Prometeo
Dal fuoco dell’esilio e dalla condanna
All’infimo dolore dell’eterna schiavitù
*


Ho solo bisogno di verde. Voglio svegliarmi e vedere prati e scoiattoli. Non voglio vedere grattacieli.
André Leon Talley


*
Il mio era diventato un mondo di silenzi, di ore vuote, di piccoli gesti, di rigiri inutili, di un’instabile pace mantenuta tenendo a bada ogni soffio dei tanti venti che si agitavano fuori da quelle belle finestre. Passavo ore a guard are il mutare di un grattacielo nell’East Side: nero all’alba, come un birillo contro il cielo arancione e terso, grigio poi nella grande luminosità del giorno, splendido come un cero ardente la sera, quando, appena dopo il tramonto, gli si accendevano i piani alti, come volesse diventare una torcia per rischiarare le mie notti a volte insonni.
Tiziano Terzani, Un altro giro di giostra,
*


Il grattacielo, all’ora del crepuscolo, è una scintillante verticalità, un velo sottilissimo, un sipario luminoso teso contro il cielo oscuro per abbagliare, svagare e stupire. Gli interni illuminati emanano un senso di vita e di prosperità. Di notte, la città non solo appare viva; vive realmente. Ma la sua vita ha la consistenza dell’illusione. Visto di notte, vuoto di reale significato, il mostruoso agglomerato presenta infine casuali bellezze di contorni, e torrenti di luce riflessa e rifratta. Le strade divengono prospettive ritmiche di linee punteggiate di luci.
Frank Lloyd Wright

Foto di copertina: “Scherzi della natura” dal web

Lascia un commento

error: Questo contenuto è protetto