DAVIDE MARIA ROSARIO FICARRA: “L’antifemminismo di De Roberto in una recensione su un romanzo di Anna Franchi: la capacità razionale di prevenire drammi”

Nell’agosto del 1903 Federico De Roberto pubblica un suo articolo sul primo numero della rivista siciliana La Giostra, mensile di Lettere e d’Arte diretto da Guglielmo Policastro. Si tratta di una recensione che lo scrittore catanese dedica al romanzo Avanti il divorzio, scritto da Anna Franchi e pubblicato l’anno prima, nel 1902, per l’editore Sandron.

In Avanti il divorzio Franchi, scrittrice livornese, racconta le proprie vicende personali, esponendo in maniera fedele la sua esperienza matrimoniale con il musicista Ettore Martini, il quale nel romanzo acquista le sembianze e il nome del personaggio di Ettore Streno.

La controparte maschile della protagonista viene presentata come un uomo cinico, dipendente dai vizi, corrotto e dal comportamento immorale e sregolato. Da lui la scrittrice chiede la separazione, svilita dalle violenze e dalle indecenze subite.

Benché all’oscuro delle vicende personali di Anna Franchi, De Roberto capisce le vere finalità della pubblicazione del romanzo e ne depreca gli intenti. Franchi persegue un fine propagandistico, cioè di sensibilizzare l’opinione pubblica per favorire l’aumento del consenso nei confronti di una proposta di legge sul divorzio da presentare in parlamento. Al riguardo la scrittrice, in quegli anni, è impegnata in una vera e propria battaglia assieme ad alcuni deputati del Partito socialista.

Decisamente soverchio pare a De Roberto il proposito della Franchi. Lo scrittore catanese si dichiara deluso del lavoro della scrittrice, nel quale la presenza di una finalità tanto pragmatica svilisce il valore puramente artistico e letterario che il romanzo dovrebbe invece avere. L’obiettivo avrebbe più opportunamente dovuto essere quello di indagare con oggettività e impersonalità la sfera psicologica e sociale dell’umanità rappresentata.

Realizzare un documento umano veridico non significa subordinare gli intenti letterari all’«intenzione di sostenere [e dimostrare] una tesi». «La rappresentazione ha da essere governata dal gusto artistico e dal senso della bellezza». L’autrice, invece, non manifesta di rispettare affatto alcuna “impressione estetica” ma solo di «dimostrare l’urgenza d’un provvedimento sociale».

Anche entrando nel merito della questione che l’autrice propone, De Roberto manifesta al riguardo le sue perplessità. L’unico merito che lo scrittore siciliano riconosce alla Franchi è quello di aver stimolato un dibattito tra sostenitori e detrattori del divorzio, senza però esser riuscita a convincere i lettori dell’indiscutibile urgenza di approvarne una legge (cfr. L’antifemminismo di Federico De Roberto in una recensione inedita per Anna Franchi di Pietro Meli in Spiragli, Rivista trimestrale di arte letteratura e scienze, Anno XXII 2010, Numeri 3-4, pp. 31-33,

https://www.rivistaspiragli.it/wp-content/uploads/2018/06/2010_2.pdf ).

Anna Mirello, protagonista del romanzo, è una ragazza di sedici anni che si innamora di un giovane di nome Ettore Streno. Questi, prima ancora di diventare suo marito, dimostra di avere una “pessima indole”. La giovane prova qualche moto di disinganno e “di repulsione istintiva” nei suoi riguardi già dopo averlo conosciuto.

Mossa, però, dall’illusione dell’amore, la ragazza lo sposa lo stesso, «in uno stato di mezza incoscienza e quasi d’automatismo», convinta dalle “lusinghe della vanità”. La conclusione a cui giunge De Roberto è che piuttosto che colpa delle “leggi della famiglia” o delle convenzioni sociali imposte dalla tradizione, la responsabilità del fallimento di questo matrimonio sia da imputare all’incoscienza e alla leggerezza della protagonista.

I detrattori del divorzio magari riconosceranno l’opportunità di accedere al matrimonio solo dopo una valutazione attentamente soppesata della personalità del potenziale congiunto e non mossi solo da slanci sentimentali e da istinti emozionali. I fautori, invece, replicheranno apportando la motivazione che la giovane età di chi si sposa, uomini e soprattutto donne, non è tale da consentirgli una ferma capacità di valutazione. A partire da queste posizioni, il confronto potrebbe continuare a lungo.

Punto di incontro tra i contendenti di questo eventuale dibattito sarebbe, senza dubbio, il riconoscimento di una responsabilità individuale attribuibile alle donne, tendenzialmente propense, in giovane età, a dare la precedenza a istanze emozionali e a facili entusiasmi.

Il merito di De Roberto è quello di sottolineare la moderna necessità di approntare una conoscenza più attenta e approfondita della personalità umana e della psicologia. Egli pare alludere alla necessità di evitare forme di generalizzazione che rischino di ampliare a dismisura confronti e dibattiti senza giungere mai a una netta e oggettiva verità, valida per tutti.

Il suo antifemminismo ante litteram nasce dalla lucida capacità di evidenziare il bisogno di prevenire drammi che, il più delle volte, non sono imprevedibili ma che, attraverso un’analisi preventiva attenta e soppesata dei fatti, appaiono anzi probabili.

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