STEFANIA CELENZA: “Il Presepe antidiscriminatorio”

A Firenze, in Piazza San Lorenzo, nei giorni dell’Avvento, è possibile ammirare questo presepe. Vi sono numerosi bambinelli, di ogni razza e colore, forse anche di ogni sesso.
Impossibile non cogliere il chiaro messaggio antidiscriminatorio che si è voluto trasmettere.
Quello che oggi non piace, che non viene accettata è la specificità, la unicità, la individualità. Distinguere qualcosa o qualcuno è atto discriminatorio a priori.
All’insegna del massimo pensiero inclusivo, non si tollera l’esclusivo. Dobbiamo essere tutti uguali, tutti simili, tutti omologati. Guai a farsi riconoscere, a differenziarsi, ad uscire dalla massa. E’ l’individuo che si disconosce. Non esiste più la persona, in quanto tale, ma solo come componente di una moltitudine. Una moltitudine quanto più indistinta possa essere.
Quasi che essere bianco, caucasico, occidentale sia un fattore dispregiativo.
D’altra parte, se ognuno di noi può percepirsi maschio o femmina, a seconda della propria sensibilità momentanea, ne discende che può anche percepirsi orientale o nero o rosso o un oriundo qualsiasi.
Questo è quanto l’ideologia imperversante ci impone da ogni dove.
Ma costruire un Presepe è un gesto che dovrebbe provenire da una ispirazione spirituale.
Dunque, la presenza di bambinelli policromi, nel presepe di San Lorenzo, deve essere interpretata secondo una connotazione, non ideologica, ma prettamente religiosa.
Allora qual’è il messaggio religioso che dobbiamo ricavarne?
Non esiste un solo Gesù? Non esiste un solo Dio? Oppure, qualsiasi altro Dio è sovrapponibile al Dio uno e trino della confessione cattolico cristiana? Non è giusto, non è corretto, non è inclusivo rappresentare il classico presepe, con un solo bambino maschio e bianco al centro. Forse che questa immagine possa offendere le persone che professano una fede diversa? Forse che l’esclusività della natività, vista come sacra, possa essere recepita come violenta? Forse che il Bambino Gesù, posto in posizione prioritaria, al centro della scena, possa contribuire a diffondere messaggi di odio? Forse.
Devo dire, però, che, in Piazza San Lorenzo, nessuno si fermava a contemplare il Presepe. Nessuno si avvicinava. Turisti distratti ed annoiati ci passavano accanto, senza voltarsi. Forse nessuno avrebbe fatto in tempo ad offendersi nemmeno se si fosse trattato di un presepe tradizionale. Forse.
E’ così che le cose accadono. Esistono, sono presenti, si trasformano, cambiano sotto i nostri occhi o scompaiono deltutto, ma non le vediamo, non ce ne accorgiamo. Non facciamo in tempo.
Intanto, nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Capocastello di Mercogliano, in provincia di Avellino, è stato allestito un Presepe Lgbtq+, con due mamme.
Un presepe non convenzionale, certo. Sullo sfondo il bue e l’asinello. Al centro la mangiatoia con Gesù bambino, a sinistra Maria e a destra, parallelamente a Maria, un’altra figura femminile vestita con abiti simili a quelli di Maria, ma con il velo del colore dell’arcobaleno. Interrogato il sacerdote della parrocchia, sulla motivazione di siffatto Presepe, ha affermato che il suo è un Presepe inclusivo, nel senso che “include una delle realtà che ci troviamo a vivere nelle nostre parrocchie, non c’è solo la famiglia tradizionale ma ci sono anche altri modi di essere famiglia e noi dobbiamo includerli nelle nostre comunità”. A suo avviso il presepe lancerebbe un messaggio inclusivo alla sua comunità. Inclusività, dunque, non esclusività.
In vero, parrebbe di essere difronte ad una rappresentazione provocatoria che snatura il significato del Presepe e della Sacra Famiglia, attraverso la rimozione di San Giuseppe, sacrificato sull’altare del politicamente corretto (non sia mai essere tacciati di patriarcato), attraverso l’imposizione di due figure materne (un accenno alla maternità surrogata non fa male), che negano e stravolgono la santità di Maria. Sopra tutto ciò, il Vescovo di Avellino, Mons. Arturo Aiello, invece di difendere i simboli del Presepe e della famiglia, tace.
Ed ancora, in una scuola primaria di Agna (Padova), le maestre hanno cambiato i testi di una recita di Natale, da far cantare ai bambini, eliminando i riferimenti cattolici, eliminando il nome di Gesù ed eliminando la natività, per non creare malumori fra i genitori di bambini di altre religioni. Per tali ragioni, la parola Gesù è stata sostituita con la parola cucù.
Dal nord al sud, in qualsiasi città o paese, in qualsiasi scuola italiana, si è mutilato il Natale Cristiano, si è banalizzata la natività, si è cacciato il Natale dalla nostra storia.
Penso che la mente umana non abbia più alcuna capacità di recepire criticamente, consapevolmente, nessuna cosa.
I piani si sovrappongono, le parole si mescolano, le immagini si confondono.
Ma davvero non possiamo più distinguere il falso dal vero, il sacro dal profano?
No. Non è vero. Certo che possiamo ancora riconoscere la verità.
Nel divino Neonato, che deporremo nel presepe, si rende manifesta la nostra salvezza. Nel Dio che si fa uomo per noi, ci sentiamo tutti amati ed accolti, scopriamo di essere preziosi e unici agli occhi del Creatore. Il Natale di Cristo ci aiuta a prendere coscienza di quanto valga la vita umana, la vita di ogni essere umano, dal suo primo istante al suo naturale tramonto. A chi apre il cuore a questo “bambino avvolto in fasce” e giacente “in una mangiatoia” — Papa Benedetto XVI.

Buon Natale a tutti.

Signa, 22 dicembre 2023

Stefania Celenza

1 commento su “STEFANIA CELENZA: “Il Presepe antidiscriminatorio”

  1. Grazie Stefania per questa tua riflessione
    Veramente non ci sono parole….mirano a togliere il cuore…l’essenza su cui si fonda la nostra vita!
    L’importante è stravolgere l’ordine naturale delle cose..
    Gli LGBT hanno questa impellente necessità di invertire la naturale tendenza della vita per giustificare la loro personale scelta, per legittimare il loro disordine morale.
    Riguardo poi a quel parroco che pensa di essere inclusivo vorrei dire che io proprio non mi sento inclusa in quel presepe ma emarginata! E meno male!

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