STEFANIA CELENZA: “Bambini, vi racconto la favola dell’Epifania”

Venite, bambini! Oggi, nel giorno della Epifania, voglio raccontarvi la favola dei Re Magi. Ecco la storia di tre antichissimi Re e di una stella cometa.
C’erano una volta, tanti, tanti, ma tanti anni fa, tre Re Magi.
Il 6 gennaio di quel tempo antico, i Re Magi incontrarono un altro Re, piccolo, piccolo, neonato, di nome Gesù.
Anzi di nome Gesù Bambino, perchè quel bambino era proprio appena nato.
Un signore, che si chiamava Matteo, anche lui vissuto tantissimi anni fa, dopo che quel bambino fu cresciuto e dopo che morì, raccontò, insieme ad altre persone che avevano conosciuto Gesù, la storia della sua vita, in un libro che si chiama Vangelo. Il brano del Vangelo di Matteo, che narra la storia dei Re Magi (Mt 2,1-12), comincia dalla nascita del piccolo Gesù.
I Re Magi avevano nome Gasparre, Melchiorre e Baldassarre, abitavano in terre molto lontane, fra loro, e non si conoscevano. Erano tutti e tre i Re dei loro paesi, ma erano anche appassionati e studiosi di stelle. Un giorno, guardando il cielo, si accorsero, ognuno nel proprio regno, dell’arrivo di una stella che appariva diversa dalle altre altre: era una stella cometa. Quella strana stella sembrava indicare loro qualcosa. Cominciarono a studiare e a interpretare le stelle e capirono che la stella cometa stava rivelando qualcosa. Scoprirono che si trattava di qualcosa di assolutamente straordinario. Ancora studiando, raggiunsero la convinzione che la stella stava loro rivelando un luogo, cioè che stava rivelando loro il luogo dove sarebbe nato un bambino. Il bambino più importante del mondo. I Magi avevano capito che quel bimbo sarebbe stato Re, che sarebbe stato il Re dei Giudei, di quel popolo, cioè, che abitava quello che oggi si chiama Medio Oriente. I Magi capirono anche che il bambino che stava per nascere, sarebbe stato il Re di tutti i popoli del mondo. Quindi, i Magi, come si fa per ogni sovrano importante, decisero di mettersi in cammino, per andare a rendere omaggio a quel piccolo futuro Re.
Allora prepararono i doni più preziosi, adatti ad un Re: uno scrigno pieno d’oro, uno pieno di incenso ed uno colmo di mirra.
Il Re Magio che portò l’Oro, Melchiorre, era di pelle chiara. L’oro rappresenta la regalità e quindi la ricchezza. In questo caso, l’oro significava la ricchezza dell’anima, l’abbondanza dell’amore e della vita.
L’oro è il sole, ciò che riscalda ogni creatura, il principio vitale.
L’incenso, offerto da Gasparre, il più giovane del Re Magi, è una resina, ricavata dalla corteccia di alcune piante che crescono nella penisola arabica e nell’Africa nord orientale. L’incenso veniva utilizzato, fin dalle epoche remote, per le celebrazioni religiose e rituali. Il fumo che saliva dall’incenso bruciato era considerato un’offerta gradita agli dei e favoriva la meditazione e la purificazione. Ma l’uso degli incensi serviva anche per scopi curativi, perché aveva proprietà disinfettanti.
L’incenso rappresentava, dunque, protezione e liberazione, dell’anima e del corpo.
Anche la mirra, o incenso di mirra, portata in dono da Baldassarre, il Magio dalla pelle scura, è una resina. Anch’essa è estratta dal tronco di una pianta, che è originaria della Somalia e della Etiopia, cioè dell’ Africa centrale. Infatti, a portarla fu quello che, tra i Re Magi, aveva i tratti somatici delle genti che vivevano in quelle terre. E’ la mirra, la preziosa sostanza dal profumo straordinario e dalle proprietà mediche e curative, che questo Re moro portò in dono al piccolo bambino.
La mirra simboleggia allora la capacità di portare guarigione.
Così, i tre Re presero con sé questi regali ed anche i loro strumenti per guardare il cielo, si sistemarono sui loro cavalli e cammelli e partirono.
Il viaggio fu lunghissimo, attraverso il deserto, ma in cielo, lungo tutta la peregrinazione, continuavano a vedere la stella cometa. La stella indicava loro il cammino. Sapevano che il futuro Re avrebbe dovuto nascere vicino a Gerusalemme, ma ancora non capivano esattamente dove. Solo alla fine seppero che il villaggio dove si trovava Gesù Bambino si chiamava Betlemme.
Quando, dopo parecchi giorni di viaggio, infine arrivarono a Gerusalemme, andarono subito da Erode, che era il Re di Gerusalemme. Raccontarono ad Erode del perchè avessero affrontato un viaggio così lungo«Siamo venuti ad adorare il Re dei Giudei».
Erode non sapeva nulla di un nuovo Re e, per questo, si turbò tantissimo. Aveva paura che quel Re, di cui parlavano i Re Magi, avrebbe potuto sostituirlo e togliergli il potere e le ricchezze. Allora Erode mandò i suoi araldi a cercare notizie su questo Gesù e seppe che, a Betlemme, era nato un bambino che alcuni profeti, molti anni prima, avevano predetto che sarebbe stato il Re dei Giudei. Erode si fece promettere, dai Re Magi che, al loro ritorno, gli raccontassero tutto riguardo al magico bambino. «Anche io voglio andare ad adorarlo», disse ai Re Magi. Ma mentiva.
In realtà Erode, uomo molto cattivo, non aveva nessuna intenzione di adorare Gesù Bambino, ma voleva, invece, eliminare quel suo possibile rivale. I Re Magi, ignari delle intenzioni di Erode, si rimisero in cammino verso Betlemme.
La stella, che avevano visto nelle loro terre lontane, ora era forte e luccicante e là, tra i campi di Betlemme, sembrava fermarsi su un punto luminosissimo.
Era la stalla in cui si trovava Gesù Bambino.
I Re Magi arrivarono e lo trovarono che dormiva beato in una mangiatoia, insieme alla sua mamma Maria ed al suo papà adottivo Giuseppe, ad un bue, ad un asinello e a tutta una serie di pastori che continuava ad arrivare e a portargli doni. I Magi si inginocchiarono davanti a quel bimbo, lo ammirarono e gli lasciarono i loro doni.
I tre Re cercarono un rifugio per riposare e per poter riprendere il viaggio di ritorno.
Durante la notte, un angelo venne a trovarli in sogno e disse loro di non tornare da Erode e di non riferirgli dove fosse e chi fosse, in realtà, quel piccolo Gesù.
Gasparre, Melchiorre e Baldassarre, quindi, ripresero il loro cammino, senza più pensare a Erode, ma con il cuore colmo di felicità per aver incontrato Gesù Bambino.§
Perciò, il 6 gennaio si festeggia l’arrivo dei Magi al cospetto di Gesù.
Tutti i bambini, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, aspettano l’arrivo della Befana che porta dolci e regalini a chi è stato bravo e carbone per i più monelli.
La storia della Befana si intreccia con quella dei Re Magi.
Narra la leggenda che i tre Re, andando alla ricerca di Gesù Bambino, bussarono alla porta di una casa, per chiedere informazioni su come raggiungere Betlemme, per vedere Gesù Bambino. La vecchina che aprì rispose che non lo sapeva. I Magi le chiesero, quindi, se volesse unirsi a loro nel viaggio verso Gesù Bambino, ma la vecchina rifiutò. Subito dopo, ripensandoci, se ne pentì tantissimo.
Infatti, una volta partiti i Magi, la vecchina scelse di andare da sola, alla ricerca di Gesù Bambino, ma non ci riuscì, perché non sapeva interpretare le indicazione della stella cometa. Non potendo trovare la strada, prese la decisione di offrire un regalo a ogni bimbo incontrato, nella speranza che questo fosse Gesù Bambino.
La vecchina non arrivò mai davanti a Gesù e il suo pentimento fu grande, per sempre.
Da quel momento la magica vecchietta, che si chiamava Befana, porta ogni anno, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, in occasione dell’arrivo dei Re Magi, davanti a Gesù, dolci e regali a tutti i bambini.

Tanti, tanti auguri, bambini, di buona Epifania.

Firenze, 06.01.24

Stefania Celenza

7 commenti su “STEFANIA CELENZA: “Bambini, vi racconto la favola dell’Epifania”

  1. Complimenti Stefania per aver saputo trasformare la vera storia della nascita di Gesù, così come tramandataci dal Vangelo e dalla Tradizione, in una fiaba facilmente comprensibile ai bambini, i soggetti più fragili nel contesto della nostra civiltà decaduta, gran parte dei quali finisce per perdere, man mano che crescono, il senso religioso della vita e persino la fede in Dio. Avvicinarli all’amore di Gesù bambino, con una narrazione semplice, chiara ed efficace, costituisce un’azione culturale che li fortifica dentro e rafforza la speranza di un futuro migliore per tutti noi. Grazie Stefania e Buona Festa dell’Epifania a tutti gli amici della Casa della Civiltà. Magdi Cristiano Allam

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