STEFANIA CELENZA: “Il controllo della demografia religiosa”

Potete ascoltare la lettura dell’articolo con la voce di Paola Ramella

Stiamo tornando a parlare di guerra, stiamo rinnovando le consuete invocazioni di pace, stiamo continuando a domandarci il perché della guerra ed il perché della rinuncia alla pace.
Questo stupore, erroneamente ingenuo, avrebbe una risposta assai semplice.
La guerra è una manifestazione esasperata dell’istinto di sopravvivenza collettivo. Mors tua vita mea. Per consentire la sopravvivenza e la prosecuzione di una tribù, di una comunità, di un villaggio, di un paese, di uno Stato, occorre garantirsi: a) il possesso del territorio e b) il controllo del popolo che lo abita. Dunque la guerra si spiega con una esigenza di Possesso (Potere) e di Controllo. Per queste semplici motivazioni, le guerre di tutti i tempi sono sempre state fatte per sole due ragioni: a) La conquista dei territori (e dei beni ivi contenuti) e b) il controllo delle masse.
Le Religioni sono perfettamente servite a quest’ultimo scopo.
Perciò le guerre di tutti i tempi, ivi comprese quelle attuali, sono sempre rette o da motivi di conquista o da motivi religiosi.La religione, pur con la sua più profonda valenza spirituale, animica e soprannaturale (in questo senso riservata ad una ristretta cerchia di filosofi e pensatori), per la sua accezione di elemento regolamentatore dei comportamenti sociali, è stata maggiormente sfruttata per questo.
Uno strumento straordinario per disciplinare le masse, perlopiù illetterate, cercando di farle rimanere tali.
E’ per questo che oggi, come cinquemila anni fa, ogni religione contiene in se’ una qualche forma di violenza, velata o manifesta che sia.
La forzatura di imporre il proprio primato e di disconoscere ed eliminare le altre credenze. Questo lo si osserva, ancora oggi, in tutto il mondo.
E non si tratta solo, purtroppo, del terrorismo islamico.
Il 12 maggio 2022, la ventiduenne Deborah Samuel Yakubu, studentessa di economia, al secondo anno dello Shehu Shagari College of Education di Sokoto, nel nord della Nigeria, è stata aggredita dai suoi compagni di classe e lapidata a morte, per aver inviato alla sua classe, via WhatsApp, un messaggio, giudicato blasfemo, di denuncia contro l’introduzione forzata della religione, nella chat di classe.
L’India, con la sua popolazione di oltre 1,4 miliardi di persone, è diventata l’epicentro e terreno fertile, per il nazionalismo religioso. Il Paese, attualmente governato dal partito politico nazionalista indù Bharatiya Janata Party (BJP), sostiene che la cultura e l’identità indiana sono e devono essere radicate nell’Induismo. Per questo, vengono propugnate leggi anti-conversione ad altre confessioni e iniziative per convertire o riconvertire all’Induismo. Accanto alle iniziative di riconversione vi è la diffusione delle leggi anti-conversione, o leggi sulla libertà religiosa, che sono alla base di numerosi casi di persecuzione. I gruppi religiosi non indù (musulmani e cristiani, prevalentemente), accusati di aver costretto altri a convertirsi, rischiano fino a dieci anni di carcere e sovente subiscono atti di estrema brutalità.
Il Buddismo, una delle dottrine più antiche del mondo, è sia una religione, che una filosofia e conta circa 400 milioni di seguaci. È nato in India tra il VI e il IV secolo a.C. dagli insegnamenti di Siddharta Gautama, noto come Buddha, e si è diffuso inizialmente in tutta l’Asia continentale. Oggi il Buddismo è prevalentemente diffuso in tre Paesi: Sri Lanka, Myanmar e Cina. Il Buddismo si è sviluppato durante un periodo di intensi sconvolgimenti sociali e di fervore religioso. Gli insegnamenti buddisti si basano sul Triratna, o “tre gioielli”: Buddha (il maestro), Dharma (l’insegnamento) e Sangha (la comunità). Il Buddismo più conservatore si concentra sullo sviluppo della condotta etica, della meditazione e dell’intuizione-saggezza, enfatizzando un’osservanza rigorosissima del codice monastico. Nello Sri Lanka, il Buddismo è professato dalla maggioranza cingalese, che considera il Paese come una terra eletta. Si dice infatti che i testi sacri più importanti siano stati scritti per la prima volta nello Sri Lanka e che Buddha stesso abbia consacrato l’isola per la difesa e la propagazione del Buddismo. Mentre i seguaci della religione praticano per lo più la filantropia, i gruppi radicali che promuovono la supremazia buddista, esercitano una crescente influenza sulla politica. Le prediche e la retorica online, piene di odio, hanno provocato attacchi violenti sia contro i cristiani, che contro i musulmani, in quanto i nazionalisti cingalesi-buddisti percepiscono entrambe le religioni come una minaccia.
Come si vede, sotto le forme più diverse, ogni religione pretende la elezione e la sacralità del singolo territorio in cui si diffonde, giudicando gli altri come antagonisti, se non nemici da eliminare.
Ogni religione vanta la sua Terra Promessa.
L’islam, su questo, costituisce l’emblema più evidente.
L’indottrinamento musulmano deve essere praticato il prima possibile, accanto al mantenimento di una ignoranza culturale su tutto il resto.
Secondo l’UNICEF, negli Stati nord orientali della Nigeria, per esempio, circa il 30% dei bambini musulmani riceve una educazione coranica, senza che vengano loro impartite competenze di base, come l’alfabetizzazione ed il calcolo. Piuttosto che promuovere una istruzione equilibrata e completa, i testi scolastici presentano l’Islam come «l’unica fonte di virtù e valori positivi» e sostengono implicitamente che le altre religioni non condividono le stesse virtù. Il Pakistan, per esempio, continua a insistere nella sua politica di istruzione islamica obbligatoria. Nell’agosto 2021, il governo ha introdotto il Programma di Studi Nazionale Unico (SNC) per le scuole primarie, un programma islamocentrico, ritenuto al limite dell’istruzione religiosa forzata. Il Programma Nazionale Unico è stato fortemente criticato da esperti del settore educativo e da difensori dei diritti umani per la sua scarsa pedagogia e l’eccessiva enfasi sui contenuti religiosi islamici, che provocano discriminazione e atteggiamenti negativi, nei confronti dei membri delle minoranze religiose, a cominciare dalla scuola primaria. Molti osservatori, di fronte a tale alfabetizzazione fanatica, hanno osservato che in Pakistan «le politiche educative perseguite nel passato e nel presente possono portare unicamente ad una intolleranza religiosa dilagante».
Sebbene, a mio sommesso e personalissimo parere, il Cristianesimo Cattolico sia la sola religione nel mondo ad avere una vocazione di tipo universale, non territoriale (come invece permane nel Vecchio Testamento), fondato esclusivamente sull’amore, sulla sacralità della vita e mai sull’odio, sulla discrimanzione e su alcun tipo di violenza (Nuovo Testamento), tuttavia resta uno dei culti più attaccati e vituperati, in assoluto.
La maggior parte dei crimini di odio anticristiano si manifestata attraverso aggressioni contro leader religiosi e fedeli, oppure con atti di vandalismo e profanazione di luoghi di culto.
Solo per fare un esempio, fra tanti, nell’agosto 2021 la Francia è stata sconvolta dall’omicidio di un sacerdote cattolico di 61 anni, don Olivier Maire, ucciso a SaintLaurent-sur-Sèvre, mentre celebrava.
(Tratto da “Libertà Religiosa nel mondo Rapporto 2023”)
Si è già vista, in Finlandia, la strumentalizzazione di argomenti identificativi dei valori cattolico-cristiani, descritti come discorsi che mirano a degradare, emarginare o mettere in pericolo gruppi di persone, per questo definiti discorsi di odio. Grazie a ciò, è legittimata la censura e la punizione di ciò che tradizionalmente sarebbe considerato un discorso libero.
Non è da meno il mai sopito antisemitismo, il cui incessante aumento, nonostante le ridondanti, quanto inutili, “giornate della memoria”, ridesta gravi preoccupazioni in tutto il mondo. Ivi compreso, e sopratutto, il presente momento storico.
Allora, in questo scenario, è mai possibile pensare ad un mondo senza guerra?
Chi ha Fede sa che l’antico e, forse necessario, combattimento fra il bene ed il male si concluderà senz’altro con la vittora dell’amore e della umanità.
Non è dato avere dubbi su questo. Non prevalebunt.

Firenze, 01 febbraio 2024

Stefania Celenza

1 commento su “STEFANIA CELENZA: “Il controllo della demografia religiosa”

  1. Gesù stesso afferma che è venuto per portare a compimento la legge di Mosè, a renderla perfetta, perché Lui è la Via, la Verità, la Vita. Lui che nell’esalare l’ultimo respiro dice: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!” Una religione così può essere solo contestata e ostacolata, soprattutto dalla componente politica, più o meno ampia, che è presente in ogni tipo di religione, ma non dalla fede. Quest’ultima non si mescola con le cose del mondo, viaggia ad un livello molto più alto, verso Dio, in un livello a cui tutti dobbiamo tendere a prescindere dalla propria religione. Sì, Non prevalebunt… ne sono convinta!

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