ISABELLA MECARELLI: “Maternità sotto attacco”

Pare una congiura, sì, una congiura contro la verità e la natura. In Italia stiamo estinguendoci proprio noi italiani. Stanno arrivando genti da ogni dove, le accogliamo, ma sapranno capire la nostra cultura? Apprezzare la nostra civiltà? Quello che è più preoccupante, saranno in grado di tramandarla?

Questo timore non pare condiviso, anzi. E’ proprio una bella fetta di italiani che in nome di un becero multiculturalismo, disprezzano la nostra storia, al punto da distorcerla, da stravolgere il passato, “rivedendo” aspetti che ci riguardano, rivisitandola e negandola.

Fra gli ultimi fenomeni di questo imbarbarimento, perché così lo considero, compare il disprezzo per la maternità. Correnti di pensiero favorevoli all’aborto, o semplicemente a un vita da eterni scapoli e zitelle, o all’adozione di cani e gatti al posto di un bambino, perché, a loro dire, gli animali “sono migliori” delle persone umane, hanno creato l’idea che la procreazione sia qualcosa di negativo.

Trasferire l’affetto su un animale sarebbe invece un’alternativa più vantaggiosa, più economica, lascerebbe spazio agli interessi personali, eviterebbe così tanti fastidi.

Il mondo del commercio ha subito afferrato la situazione. Prosperano i negozi che offrono le più svariate gamme per soddisfare i piccoli amici; al posto degli alimenti specifici per i bambini degli umani, troviamo ormai interi corridoi dei supermercati riempiti di cibi per cani e gatti.

La natalità è scesa paurosamente, mentre l’invecchiamento della popolazione procede al galoppo. Si diventa genitori in età sempre più tarda, quando le forze occorrenti per adempiere alle funzioni richieste dalla genitorialità sono decisamente minori.

Dall’altro canto si fa propaganda per fare figli in provetta, si invita a ricorrere all’utero in affitto, la cui aberrazione viene edulcorata dall’uso di una metafora (maternità surrogata), che aggiunge comunque disgusto, che vorrebbe far passare la pratica per atto di generosità e non di sfruttamento qual è.

Leggo su internet la risposta a una domanda che in molti si pongono: come avere un figlio tra due donne? Se un essere pensante avesse letto questo quesito pochi decenni fa, l’avrebbe attribuito a un pazzo a piede libero.

Ma oggi è considerata domanda “normale”. E la risposta è questa che riporto pari pari: “si tratta di una variante della fecondazione in vitro (FIV), in cui una delle due donne si sottopone a stimolazione ovarica per estrarre gli ovuli e fecondarli, mentre l’altra riceve l’embrione nel proprio utero e porta a termine la gravidanza. In questo modo, entrambi partecipano attivamente alla gravidanza.”

Arrivo allo spunto che mi ha indotto a scrivere, che è stato l’intervento dei “saggi” del Comune di Milano, quelli che hanno respinto il dono della statua che rappresenta una madre che allatta il suo bambino. Hanno spiegato così il loro rifiuto: si nota nel monumento una sfumatura religiosa in quanto risulta “istigazione alla maternità”. Solo usare la parola istigazione, termine che si attribuisce a un un furto, a un delitto, a un crimine, a proposito del dare la vita a un altro essere umano e nutrirlo, la dice lunga sulla sensibilità dei censori. Chissà come saranno nati loro, più che sotto un cavolo non saprei immaginare.

Ma non è solo la sacralità della maternità, base della vita umana, ad essere qui oltraggiata. Il Comitato di Salute Pubblica milanese arriva perfino a dichiarare che la maternità “non è universalmente condivisibile”. Qui entra in gioco non più il buon senso o la religione, perché è addirittura la natura che viene negata.

Si ergono a paladini della natura, e ne fanno scempio.

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