GIORGIO BONGIORNO: “La chiamano poesia”. Ascolta la poesia con la voce dell’autore

Ascolta la poesia con la voce di Giorgio Bongiorno

Questo gemito amaro
Del gelido inverno del corpo
La natura intera che si spoglia
nell’angoscia della fine
Questa voce intensa che vibra
Fra gli alberi rigogliosi del bosco
Grappoli di dolore
Bagliori improvvisi nella tenebra
Scampoli di follia
Solitaria fra le dune della riva
Litanie di parole allineate
Nel buio della coscienza
E questo mesto grido
Di tenue inespressa speranza
Fiamma ostinata d’amore
Sul sentiero impervio della fede
Cantilena di preghiera
Fra le arcate di una cattedrale
Sconsacrata
Sospiro di nostalgia intorno
Al volo di un gabbiano nella luce del
tramonto
Lamenti del torrente impetuoso
Dopo la sferza battente della pioggia
L’eco eterna e sinistra
Della tempesta
Scende a valle
Minacciosa e solenne
Regina incontrastata dei dirupi
Immagini cupe e violente
immerse negli abissi
Di flebili frammenti di vita
Abbandonati allo scherno di versi
Recitati piano alla gente
Con l’enfasi purificatrice della memoria
Sul palcoscenico della vita
Ogni riga è una spada luminosa
Sospesa a mezz’aria come foglia d’autunno
Sinfonia di antiche nenie consolatrici
Lacrime aride di pietà
Scolpite sulla pietra dell’indifferenza
Pronta a dilaniare i sentimenti più puri
A scomporre ad una ad una le pene e
Le gioie di questo viaggio
Insieme alle stelle della notte
Imparare a chiamarle per nome
Fedeli inestinguibili fiaccole
Figlie degli angeli del cielo
A cogliere
Seppure
Sfiniti dal lungo cammino terreno
il profumo dell’ultimo fiore
Nell’incanto del giardino
Inesplorato
dell’anima

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