Oggi è la ricorrenza del discorso di Benedetto XVI a Ratisbona, condannato da islamici e occidentali. Il vero problema è che odiamo noi stessi

Cari amici buongiorno e buon inizio di settimana. E per gli studenti buon inizio dell’anno scolastico o accademico.
Ieri è stata la ricorrenza di due fatti, il primo ufficiale e triste, l’attentato del terrorismo islamico suicida alle Due Torri Gemelle di New York nel 2001, il secondo dimenticato e gioioso, il successo degli eserciti cristiani nel rompere l’assedio dell’esercito islamico turco-ottomano a Vienna nel 1683.
Oggi ricorrono ugualmente due fatti similari, il primo ufficiale e triste, la violenta reazione islamica al discorso del Papa Benedetto XVI all’Università di Ratisbona il 12 settembre 2006; il secondo dimenticato e gioioso, la liberazione di Vienna e la sconfitta dell’esercito islamico turco-ottomano il 12 settembre 1683 che pose fine alla strategia di sottomissione dell’Europa all’islam tramite un’interrotta successione di guerre, razzie, stragi, deportazioni di donne e bambini europei cristiani ridotti in schiavitù protrattisi per un millennio.

Mentre l’11 settembre 2001, l’attentato alle Due Torri Gemelle di New York, ha rappresentato il culmine del successo del terrorismo dei «tagliagole», di coloro che non hanno alcuna remore a massacrare tutti i nemici dell’islam perché disconoscono il valore della sacralità della vita altrui e persino della propria, il 12 settembre 2006 rappresenta il culmine del successo del terrorismo dei «taglialingue», di coloro che avvalendosi delle nostre leggi e della nostra democrazia sono già riusciti di fatto ad imporci la morte interiore, che non ci consente di essere pienamente noi stessi persino dentro casa nostra, che ci porta a non dire e a non fare nulla contrario all’islam.

Contemporaneamente abbiamo registrato la presenza di un fronte ostile dentro casa nostra, i cui protagonisti sono dei nostri concittadini, che perseguono la distruzione della nostra civiltà a cui anche loro formalmente aderiscono, comportandosi di fatto come chi odia se stesso.
Nonostante l’indubbia evidenza della responsabilità dei terroristi islamici suicidi che a bordo di aerei dirottati hanno centrato le Due Torri Gemelle provocandone il crollo e la morte di circa 3 mila persone, grazie alla visione in diretta televisa del succedersi degli attentati, ad oggi c’è una fazione in seno all’Occidente che nega l’evidenza sostenendo che sarebbero stati la Cia americana e il Mossad israeliano a provocare il crollo dei due grattacieli facendo esplodere delle cariche di dinamite alla base e alla metà delle Torri, mentre i due aerei che abbiamo visti conficcati nei grattacieli, il secondo in diretta, sarebbero una finzione cinematografica, un’illusione ottica, un fatto che non ci sarebbe mai stato nella realtà.
Questa fazione di negazionisti arriva al punto di negare il fatto che Osama bin Laden sia stato il fondatore e il capo dell’organizzazione terroristica islamica di Al Qaeda, che ha rivendicato gli attentati dell’11 settembre 2001, sostenendo che è stato semplicemente una creatura della Cia e per comprovarlo, proprio in questi giorni, stanno circolando delle foto in cui si vedono Bin Laden e Hillary Clinton che si stringono la mano con entrambi al collo una collana con la Stella di David, simbolo dell’ebraismo presente nella bandiera di Israele. Nonostante sia del tutto evidente che si tratta di un fotomontaggio, i negazionisti non recedono dalla loro assoluta certezza della colpevolezza degli Stati Uniti e di Israele e dell’innocenza dei terroristi islamici e più in generale dell’islam.

Ugualmente, per quanto concerne l’odierna ricorrenza del discorso di Benedetto XVI a Ratisbona, per la prima volta nella Storia un Papa è stato costretto a capitolare per il formarsi di una inedita alleanza tra il terrorismo dei «taglialingue» islamici e la «dittatura del relativismo» imperante in Occidente.
Il mondo islamico insorse come un corpo unico che subisce una ferita mortale, aggredendo brutalmente il Papa, esigendo delle scuse ufficiali, richiamando gli ambasciatori, minacciandolo, ingiurandolo e condannandolo a morte.
Ma il fatto ancor più grave è stata la condanna da parte dell’Occidente che storicamente si fonda sulle radici ebraico-cristiane. Il fatto di massima gravità è stato la condanna di Benedetto XVI da parte di esponenti della sua Chiesa. La critica più sottile ed emblematica della «dittatura del relativismo religioso», fu quella espressa dall’allora cardinale Carlo Maria Martini, già arcivescovo di Milano, promotore della «Cattedra dei non credenti» e del dialogo con l’islam, gesuita come l’attuale Papa Bergoglio e all’epoca ribattezzato l’anti-Papa, che definì le parole di Benedetto XVI a Ratisbona come «inopportune». Ebbene, se abbiniamo l’affermazione della verità con il giudizio di inopportunità, si deduce che la verità può essere detta solo se è opportuno dirla, mentre se non è opportuno è meglio non dire la verità. E se consideriamo che Benedetto XVI disse la verità sull’islam non in una terra dove è vietata la libertà d’espressione, non in Arabia Saudita o in Afghanistan dove vige la sharia, bensì nel cuore dell’Europa che è stata la culla della democrazia e la patria delle libertà, significa che noi abbiamo perso la capacità di essere pienamente noi stessi persino dentro casa nostra.
Il “crimine” commesso da Benedetto XVI è stato la denuncia dell’espansionismo islamico tramite la violenza, fatta nella storica Lectio Magistralis pronunciata nell’Università di Ratisbona, rievocando le parole dell’Imperatore e Santo bizantino Manuele II Paleologo (Costantinopoli, 1350 – Costantinopoli, 1425). Si tratta di una ovvietà storica che gli stessi musulmani non solo non negano ma ne sono orgogliosi, perché dal loro punto di vista attesta che Allah è dalla loro parte. Eppure, per il fatto che è stato il Papa ad affermare la verità, si è ritrovato a fronteggiare una vera e propria guerra esterna ed interna alla cristianità. Il passo incriminato è il seguente: «Mostrami ciò che Maometto ha portato di nuovo e vi troverai solo delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva a diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava».
La condanna di Benedetto XVI corrisponde al massimo successo del terrorismo islamico dei «taglialingue» perché sono riusciti a imporci il bavaglio, ad auto-censurarci vietandoci di dire e di fare tutto ciò che urta la suscettibilità degli islamici persino dentro casa nostra. La reazione di condanna generalizzata di Benedetto XVI, per aver detto la verità sull’islam a Ratisbona, corrisponde alla morte interiore dell’Occidente, avendo rinunciato alla propria dignità e alla propria libertà. Questa morte interiore è la morte peggiore, che si consuma giorno dopo giorno, spogliando la nostra esistenza di un senso e di un fine.

Cari amici, il problema vero non sono i nostri nemici esterni, palesi e espliciti, ma siamo noi stessi, il nemico interno, velato e ipocrita.
Fu proprio Benedetto XVI, quando era ancora il Cardinale Joseph Ratzinger, nella Lectio Magistralis sulle «Radici spirituali dell’Europa, ieri, oggi e domani», pronunciata nella nella Sala Capitolare del Chiostro della Minerva del Senato della Repubblica il 13 maggio 2004, a denunciare «un odio di sé dell’Occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico; l’Occidente tenta sì in maniera lodevole di aprirsi pieno di comprensione a valori esterni, ma non ama più se stesso; della sua propria storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro. L’Europa, per sopravvivere, ha bisogno di una nuova – certamente critica e umile – accettazione di se stessa, se essa vuole davvero sopravvivere».
Ecco perché per far rinascere questa nostra civiltà laica e liberale dalle radici ebraico-cristiane, greco-romane, umaniste e illuministe, dobbiamo innanzitutto recuperare la certezza e l’orgoglio di chi siamo sul piano delle radici, della fede, dell’identità, dei valori, delle regole e delle leggi.
Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo.

Magdi Cristiano Allam
Presidente della Comunità «Casa della Civiltà»

Lunedì 12 settembre 2022

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