Amadeus? Non è Mozart

Quando, nel 1984, uscì nelle sale italiane il pluripremiato film di Miloš Forman, “Amadeus”, tutti andarono a vederlo con la ferma convinzione che si trattasse di una pellicola sulla biografia di  Wolfgang Amadeus Mozart. Niente di più errato.

Dopo il film, però, per un positivo effetto collaterale, la vendita dei dischi del genio salisburghese schizzò alle stelle, nonostante quel piccolo uomo, nevrotico, geniale ed imprevedibile, interpretato sullo schermo da uno straordinario Tom Hulce, non somigliasse per nulla al genio di Salisburgo.

Il film, in realtà, a dispetto del titolo, è incentrato sulla figura di Antonio Salieri, interpretato da un superlativo F. Murray Abraham, non a caso Premio Oscar 1985 come migliore attore protagonista. Salieri, ormai anziano e dimenticato da tutti, viene ricoverato in manicomio a Vienna, dopo avere tentato il suicidio. Riceve la visita di un sacerdote, a cui racconta la sua vita e confessa di avere provocato la morte di Mozart.

Salieri, fin da giovanissimo, rivela un talento musicale che gli consente, una volta compiuti gli studi, di diventare Compositore di Corte. Nella capitale austriaca giunge Mozart, il genio assoluto, e Salieri, dopo averlo conosciuto, scopre con grande sorpresa che colui al quale Dio ha regalato un talento smisurato, è, in realtà, un giovane volgare, dedito all’alcol ed alle donne, che si diletta ad inventare osceni giochi di parole lasciando spesso risuonare irritanti risatine isteriche. Salieri si chiede allora perché mai il Creatore abbia scelto quel ragazzotto come destinatario di tanto talento, lasciando a lui solo la mediocrità; da qui nasce una profonda gelosia verso Wolfgang ed un sordo rancore verso lo stesso Dio.

Per vendicarsi di quello che ai suoi occhi appare come una vera e propria ingiustizia, Salieri, travestito come una sorta di emissario dell’aldilà, cerca di destabilizzare l’equilibrio psichico di Mozart  – in forti difficoltà economiche – commissionandogli un Requiem.

Il divino Amadeus, però, gravemente malato, morirà proprio mentre detta a Salieri il Confutatis.

Dopo il funerale del compositore, accompagnato dalle note del Lacrimosa, il lungo flashback finisce: ricompare Salieri anziano, davanti al suo confessore, visibilmente commosso dal racconto, ed il film finisce con il musicista che torna fra gli altri ospiti del manicomio con i ricordi della sua gloria ormai tramontata, mentre l’astro di Mozart è sempre più splendente nel tempo.

Vi dico subito che si tratta di una storia fantasiosa che prende spunto dal lavoro teatrale di Peter Schaeffer, a sua volta ispirato dal dramma di Puskin, frutto di pura invenzione, “Mozart e Salieri”.

I due, in realtà, non erano affatto rivali: a quei tempi Salieri godeva addirittura di una posizione privilegiata rispetto a Mozart, perché era il Compositore di Corte, quindi, allora, non aveva nulla da invidiare al più giovane collega.

Mozart non era né isterico né alcolizzato, come il film vorrebbe farci credere, e non morì così in miseria come tutti pensano, perché il compositore guadagnava all’anno l’equivalente di circa 80.000 Euro di oggi, anche se, privo di propensione al risparmio e di spirito pratico,  spendeva più di quanto gli entrasse in tasca.

Il Requiem fu effettivamente completato da un’altra mano, ma non da quella di Salieri, bensì da quella dell’allievo di Mozart, Süssmayer, su richiesta della vedova, che temeva che il committente rifiutasse di pagare quanto pattuito per un lavoro incompiuto.

Se coloro che oggi adorano Mozart, lo avessero conosciuto allora, non necessariamente sarebbero stati suoi amici, e non per forza ne avrebbero compreso il genio: forse ne sarebbero rimasti addirittura delusi, perché il grande Salisburghese era un uomo assolutamente normale, anzi, quasi insignificante, a detta dei biografi, che lo descrivono piccolo di statura e di aspetto non gradevolissimo, anche a causa del vaiolo che gli aveva lasciato il volto butterato.

Il cinema, si sa, amplifica, mitizza, deforma, nel bene e nel male, ma se molti hanno “scoperto” Mozart e la sua musica solo dopo avere visto “Amadeus”, allora dobbiamo dire grazie al regista Miloš Forman ed alla fantasia degli sceneggiatori: e pazienza se qualcuno crede che il grande musicista fosse un’altra persona. “Amadeus” è un bellissimo film sul genio e sulla mediocrità, non certo sulla vita di Mozart e dell’ingiustamente bistrattato Salieri.

E’ bene saperlo, per amore della storia e della verità.

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