Tutti hanno condannato la rappresaglia militare della Russia, ma tutti hanno ignorato l’attentato terroristico dell’Ucraina

Nel caso dell’attentato terroristico al Ponte di Crimea, i rappresentanti ucraini l’hanno approvato come «resistenza» perché non riconoscono il ritorno della Crimea alla Russia nel 2014. Ma storicamente e politicamente dal 1784 e demograficamente al 75% la Crimea è russa

Cari amici buongiorno. Tutti noi siamo in linea di principio contrari alla guerra e preferiremmo un Mondo di pace. Tutti noi sinceramente condanniamo l’uccisione dei civili e ci uniamo al cordoglio alle loro famiglie e connazionali.
Tuttavia prendiamo atto che i nobili principi morali e la legittima aspirazione ideale si scontrano con un doppio parametro etico e politico, che non distinguendo tra l’azione e la reazione, tra l’attentato e la rappresaglia, finisce per legittimare l’attentato e limitarsi a condannare la rappresaglia, a solidarizzare solo con le vittime della rappresaglia ignorando le vittime dell’attentato.
L’8 ottobre c’è stato un attentato dinamitardo di natura terroristica, con l’esplosione di un camion-bomba, che ha danneggiato il Ponte di Crimea, o Ponte di Kersh, provocando 3 morti russi, tra cui il conducente del camion-bomba, probabilmente ignaro, e due persone alla guida di un vicino veicolo. Questo attentato terroristico, riconosciuto e rivendicato seppur non ufficialmente dalle autorità ucraine, non è stato condannato da nessuno Stato o organizzazione mondiale.
Il 10 ottobre c’è stata la rappresaglia della Russia, ammessa e rivendicata ufficialmente, con il lancio di decine di missili contro l’Ucraina che hanno provocato 11 morti. La quasi totalità degli Stati e delle organizzazioni mondiali hanno condannato la Russia e hanno espresso il cordoglio per le vittime ucraine.

La condanna della rappresaglia e il silenzio sull’attentato, ricordano il comportamento della cosiddetta “comunità internazionale” nei confronti di Israele. Puntualmente, dopo aver subito un attentato terroristico che provoca morti tra i propri cittadini, Israele compie delle rappresaglie con il lancio di missili e bombe contro i territori palestinesi, talvolta anche con interventi a terra delle forze armate per distruggere le basi dei terroristi palestinesi, provocando morti tra la popolazione civile.
Ebbene, nel caso di Israele, la rappresaglia militare viene regolarmente condannata all’unanimità definendola «non proporzionata» all’offesa subita, mettendo sui piatti della bilancia, da un lato, uno o più terroristi talvolta suicidi palestinesi e un certo numero di vittime israeliane, e dall’altro, l’esercito di uno Stato e un numero sempre maggiore di vittime palestinesi.
La domanda che si pone è se è corretto, dal punto di vista razionale e morale, mettere sullo stesso piano l’attentato terroristico e la rappresaglia militare, i terroristi che fuoriescono dalla legalità e l’Esercito legale di uno Stato, chi uccide perché deliberatamente disconosce il diritto alla vita del nemico e chi uccide per difendere il diritto alla vita dei propri cittadini.
La conclusione è che è sbagliato da tutti i punti di vista mettere sullo stesso piano l’attentato terroristico e la rappresaglia militare, chi incarna l’illegalità e chi opera nella legalità.

A questo punto sorge l’altra domanda: questi attentati terroristici sono effettivamente attentati terroristici oppure sono «azioni di resistenza» contro uno Stato che occupa illegalmente il proprio territorio? I terroristi sono terroristi o «resistenti»?
Nel caso di Israele, i palestinesi del Movimento terroristico islamico di Hamas o della Jihad islamica, disconoscendo lo stesso diritto di Israele all’esistenza, considerando legittimo qualsiasi attentato ovunque in Israele e festeggiano come una vittoria l’uccisione del maggior numero possibile di israeliani, a prescindere che siano militari, coloni o civili, che siano anziani, adulti o bambini.
Nel caso dell’attentato al Ponte di Crimea, i rappresentanti del Governo dell’Ucraina l’hanno approvato e si sono rallegrati perché non riconoscono il ritorno della Crimea alla Federazione Russa, dopo l’occupazione militare e il referendum popolare del 2014. Ma si tratta della realtà storica e demografica. La Crimea fa parte dell’Impero Russo dal 1784. Fu nel 1954 che l’allora Segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, Nikita Krusciov, che era di nazionalità ucraina, “regalò” la Crimea all’Ucraina per commemorare il 300º anniversario del trattato di Perejaslav tra i cosacchi ucraini e la Russia. Ma si trattò di un’operazione “geografica” e non “politica”, in quanto l’unico soggetto politico depositario dell’indipendenza e della sovranità era l’Unione Sovietica, non l’Ucraina e non la Russia. La “russianità” della Crimea è solidamente attestata dal fatto che circa i due terzi della sua popolazione sono russi, solo circa il dieci per cento sono ucraini.
Sarebbe come se il Governo dell’Italia dovesse decidere di unire la Provincia di Salerno alla Regione Basilicata, distaccandola dalla Regione Campania. Sul piano del diritto internazionale non cambia nulla perché è l’Italia l’unico soggetto internazionale depositaria di indipendenza e sovranità. Con la differenza che la Russia è il più grande Stato al Mondo e la Crimea è sempre stata della Russia e la sua popolazione è russa.

Cari amici, non possiamo accettare che ci siano due pesi e due misure nel valutare le vittime degli attentati terroristici e delle rappresaglie militari, così come non possiamo accettare l’ignoranza e la manipolazione della Storia. Diffondiamo informazione corretta e promuoviamo la consapevolezza della corretta rappresentazione della realtà.

Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo a far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l’Italia.

Magdi Cristiano Allam
Presidente della Comunità «Casa della Civiltà»

Mercoledì 12 ottobre 2022

4 commenti su “Tutti hanno condannato la rappresaglia militare della Russia, ma tutti hanno ignorato l’attentato terroristico dell’Ucraina

  1. Trattasi dell’ennesimo esempio di manipolazione mediatico-giornalistica tipica di questi tempi. Orde esultanti di ucraini imbestialiti hanno gioito a seguito dell’evento terroristico gravissimo di cui si parla nell’articolo, auspicandosi e annunciando la possibile vittoria finale della guerra da parte della loro compagine. Quanto è facile trasformarsi da vittime in diabolici criminali e perdere totalmente di vista ogni valore e il senso di umanità!

  2. Condivido pienamente il contenuto di questo articolo. Una mezz’ora prima che lo leggessi avevo scritto su FB qualcosa di simile.
    Ritengo un grave peccato che un giornalista e saggista della levatura di Magdi, che negli anni scorsi sia giunto alla carica di vice direttore del Corriere della Sera, si sia ritirato dall’agone dei mass media, ritenendoli inattendibili e falsi. Gli fa onore aver creato l’associazione culturale la Casa della Civiltà, il cui percorso e il cui fine di divulgazione della corretta realtà, è a lungo termine e non priva di difficoltà.
    Mi permetto di pubblicare il mio succinto e modesto intervento a complemento del più ricco articolo di Magdi.
    Disgraziatamente nelle scorse settimane ho riattivato la TV dopo un quinquennio circa; e ogni tanto, con spirito masochista, mi soffermo a vedere diversi dibattiti televisivi.
    Nessuno degli intervenuti cita mai a motivazione dell’intervento militare russo in Ucraina il fatto che la stessa Ucraina, ormai dal 2014, stava bombardando città e villaggi del Donbass, reo di essersi auto proclamato indipendente dall’Ucraina dopo il colpo di stato dello stesso anno che aveva rovesciato il presidente filorusso.
    Sia il Donbass che la Crimea, di cultura, lingua e tradizioni russe, non tolleravano di vivere inserite in uno stato posticcio quale l’Ucraina, disegnato dal precedente regime sovietico. Né è da dimenticare che la Crimea, fin dalla seconda metà del 1700, era territorio russo, e soltanto nel 1954 fu appiccicata da Krusciov all’Ucraina, col fine di “fargli un regalo”.
    Io queste notizie me le sono andate a cercare. In televisione o nei mass media non le dicono. Il povero professore Orsini, come tenta di dirle, gli tolgono la parola e gli dirottano il discorso.
    La prima motivazione della guerra di Putin riguarda dunque la rivendicazione di terre e popoli che si sentono russi. La seconda motivazione è il fatto concreto dell’avanzata della NATO nelle nazioni dell’ex impero sovietico e di influenza sovietica, dai Balcani all’Ucraina. La NATO con le sue basi missilistiche e biologiche, (nonostante le proteste e le proposte orali di Putin degli scorsi anni, miranti a demilitizzare l’Ucraina) ha ormai circondato la Russia.
    Il conflitto non si sarebbe protratto oltre se gli USA e gli alleati europei della NATO non avessero usato l’esaltato Zelenski, rifornendolo di armi, per combattere per procura lo Stato Russo.
    Non ho interessi commerciali in Russia, non sono neanche un russofilo o fanatico di Putin. Ho soltanto fatto una piccola ricerca per capire le motivazioni all’origine di un conflitto tra due stati sovrani. Una ricerca che i giornalisti prezzolati non hanno fatto e non faranno mai, accettando supinamente e divulgando lautamente una versione storica dei fatti del tutto artefatta e manipolata.

  3. ALLE ORIGINI DELLA GUERRA DELLA RUSSIA CONTRO L’UCRAINA

    Una mezz’ora prima di leggere questo esauriente articolo avevo pubblicato su FB un qualcosa di simile, il cui fine è quello di andare a capire le origini di un conflitto che sta minando le basi della civiltà occidentale.
    Magdi è un giornalista e saggista non allineato alle greppie dei Poteri, e le sue osservazioni o tesi sono sempre libere ed intellettualmente oneste. Ritengo un grave peccato, che dopo aver raggiunto negli anni scorsi la carica di vice direttore del Corriere della Sera, successivamente sia stato o si sia volontariamente marginalizzato in un agone mediatico che ritiene generalmente falso.
    La sua missione con la “Casa della Civiltà” è una cosa degna che gli fa onore, ma è anche un percorso lento per dotare le masse di spirito critico, utile alla divulgazione di una corretta informazione.
    Mi permetto di aggiungere a complemento delle sue riflessioni, le mie più modeste e succinte.
    Disgraziatamente nelle scorse settimane ho riattivato la TV dopo un quinquennio circa; pertanto e ogni tanto, con spirito masochista, mi soffermo a vedere diversi dibattiti televisivi.
    Mai nessuno degli intervenuti cita a motivazione dell’intervento militare russo in Ucraina il fatto che la stessa Ucraina, ormai dal 2014, stava bombardando città e villaggi del Donbass, reo di essersi auto proclamato indipendente dall’Ucraina dopo il colpo di stato dello stesso anno che aveva rovesciato il presidente filorusso.
    Sia il Donbass che la Crimea, di cultura, lingua e tradizioni russe, non tolleravano di vivere inserite in uno stato posticcio quale l’Ucraina, disegnato dal precedente regime sovietico. Né è da dimenticare che la Crimea, fin dalla metà del 1700, era territorio russo, e soltanto nel 1954 fu appiccicata da Krusciov all’Ucraina, col fine di fargli un regalo.
    Io queste notizie me le sono andate a cercare. In televisione o nei mass media non le dicono. Il povero professore Orsini, come tenta di dirle, gli tolgono la parola e gli dirottano il discorso.
    La prima motivazione della guerra di Putin riguarda dunque la rivendicazione di terre e popoli che si sentono russi. La seconda motivazione è il fatto concreto dell’avanzata della NATO nelle nazioni dell’ex impero sovietico e di influenza sovietica, dai Balcani all’Ucraina. La NATO con le sue basi missilistiche e biologiche, (nonostante le proteste e le proposte orali di Putin degli scorsi anni, miranti a demilitizzare l’Ucraina) ha ormai circondato la Russia.
    Il conflitto non si sarebbe protratto oltre se gli USA e gli alleati europei della NATO non avessero usato l’esaltato Zelenski, rifornendolo di armi, per combattere per procura lo Stato Russo.
    Non ho interessi commerciali in Russia, non sono neanche un russofilo o fanatico di Putin. Ho soltanto fatto una piccola ricerca per capire le motivazioni all’origine di un conflitto tra due stati sovrani. Una ricerca che i giornalisti prezzolati non hanno fatto e non faranno mai, accettando supinamente e divulgando lautamente una versione storica dei fatti del tutto artefatta e manipolata.

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