Cari amici buongiorno. Il Governo di Centrodestra presieduto da Giorgia Meloni, nasce all’insegna della continuità con il precedente Governo di Mario Draghi, di cui facevano parte la Lega e Forza Italia, ma anche del primo Governo di Giuseppe Conte del 2018, di cui facevano parte la Lega e il Movimento 5 Stelle.
Dal Discorso programmatico della Meloni, fatto alla Camera dei Deputati martedì 22 ottobre, si evidenzia che la continuità con il Governo Draghi è sui due perni su cui si fonda attualmente la politica dell’Italia.
Innanzitutto la piena adesione all’Unione Europea come «casa comune dei popoli europei», concependola come una scelta irreversibile con ciò che comporta, l’adozione dell’euro con la perdita della sovranità monetaria e il primato delle leggi finanziarie europee che antepongono l’interesse della grande finanza all’interesse nazionale dell’Italia.
In questo contesto emerge l’impegno ferreo della Meloni a ottemperare al “Piano nazionale di ripresa e di resilienza”, che è lo strumento finanziario che sta radicalmente modificando il sistema dello sviluppo e sociale, eliminando ciò che resta della sovranità dell’Italia, per finire fagocitati dal “Nuovo Ordine Mondiale”.
Il secondo perno è l’assoluta lealtà all’Alleanza Atlantica che secondo la Meloni, «garantisce alle nostre democrazie un quadro di pace e sicurezza che troppo spesso diamo per scontato».
Ciò si traduce nell’assicurazione che l’Italia continuerà a sostenere il «valoroso popolo ucraino che si oppone all’invasione della Federazione russa», nella convinzione che «è il modo migliore di difendere il nostro interesse nazionale», arrivando al punto di ritenere che «sbaglia chi crede che sia possibile barattare la libertà dell’Ucraina con la nostra tranquillità. Cedere al ricatto di Putin sull’energia non risolverebbe il problema, lo aggraverebbe».
Nel discorso programmatico della Meloni non c’è una parola sul rischio incombente e reale di una Apocalisse nucleare. Si limita a chiarire che l’Italia proseguirà nella guerra contro la Russia in Ucraina perché sarebbe una questione di principio. Sorge spontanea la domanda: è «nostro interesse nazionale» partecipare alla guerra contro la Russia per riscattare «la libertà dell’Ucraina», anche a costo di ledere alla «nostra tranquillità» e persino di correre il rischio dello sterminio degli italiani e della scomparsa dell’Italia?
Il collegamento tra Putin e l’aumento del costo dell’energia fatto dalla Meloni, oltre ad essere infondato, denota una scarsa preparazione sul tema e sulla soluzione per conseguire un’autonomia energetica.
Anche in questo vitale settore la Meloni è allineata alla politica delle multinazionali dell’energia, tra cui figura l’Eni, in cui lo Stato è presente con una quota del 30%, ma la cui ragione sociale è in Olanda.
Al riguardo la Meloni ha detto che «i nostri mari possiedono giacimenti di gas che abbiamo il dovere di sfruttare appieno» e ha menzionato le energie rinnovabili. Per un Paese a vocazione turistica e che potrebbe essere il primo Stato al mondo per introiti da Turismo e per la qualità della vita, devastare e inquinare i fondali marini, in aggiunta al sottosuolo come sta avvenendo in Basilicata, significa volersi del male. Mentre la Meloni ha del tutto ignorato le fonti energetiche prodotte dai termovalorizzatori, dalle centrali nucleari e all’idrogeno, che sono la vera consistente alternativa agli idrocarburi fossili.
Una continuità sostanziale con il Governo Draghi è anche sul tema della famiglia e della natalità, perché la soluzione proposta al tracollo demografico è un palliativo assistenziale, «aumentare gli importi dell’assegno unico universale e aiutare le giovani coppie a ottenere un mutuo per la prima casa, lavorando progressivamente anche per l’introduzione del quoziente familiare e, visto che i progetti familiari vanno di pari passo con il lavoro, vogliamo incentivare in ogni modo l’occupazione femminile».
Manca del tutto la consapevolezza che la popolazione italiana è già condannata all’estinzione perché non si fanno figli italiani in numero adeguato a garantire il «tasso di sostituzione» generazionale. A che cosa servono l’assegno universale, il mutuo per la prima casa e il quoziente familiare se mancano i figli? Non è vero che i figli non si fanno perché mancano i soldi. Sono proprio gli Stati ricchi che sono condannati all’estinzione perché non fanno figli, mentre gli Stati poveri sono destinati a sopraffarci perché fanno figli. Ciò che serve è infondere la cultura della famiglia naturale, della maternità, della procreazione, della vita, della necessità vitale di mettere al mondo figli italiani.
Nel discorso programmatico della Meloni emerge anche la continuità con il Governo Conte 1 sull’Immigrazione, ovvero il respingimento dei clandestini grazie al quale Matteo Salvini fece nel 2018 la sua fortuna elettorale raddoppiando i consensi.
La Meloni evoca un “blocco navale” condizionato all’assenso dell’Unione Europea, degli Stati africani e delle Nazioni Unite, di fatto impossibile da attuarsi.
Sulla cosiddetta «pandemia di Covid-19», la Meloni assolve l’operato del sistema sanitario nazionale e, implicitamente dei Governi precedenti: «Se siamo usciti al momento dall’emergenza è soprattutto merito del personale sanitario, della professionalità e dell’abnegazione con le quali ha salvato migliaia di vite umane. A loro, ancora una volta, va la nostra gratitudine».
Com’è noto la Meloni ha scelto come Ministro della Salute Orazio Schillaci, medico e Rettore dell’Università di Tor Vergata a Roma, nominato dal suo predecessore Roberto Speranza a membro del Comitato scientifico dell’Istituto Superiore della Sanità, che ha condiviso tutte le decisioni relative al confinamento degli italiani nelle loro abitazioni, all’obbligatorietà dei farmaci di terapia genica sperimentali fraudolentemente spacciati per vaccini, del lasciapassare denominato Green Pass e delle mascherine.
Ma, assicura la Meloni, considerando il fallimento delle misure restrittive finora adottate perché i livelli di mortalità e di contagi sono aumentati, «voglio dire, fin d’ora, che non replicheremo in nessun caso quel modello».
Sul cavallo di battaglia del presidenzialismo, dopo aver sostenuto che «siamo fermamente convinti del fatto che l’Italia abbia bisogno di una riforma costituzionale in senso presidenziale, che garantisca stabilità e restituisca centralità alla sovranità popolare», la Meloni ha però detto «vogliamo partire dall’ipotesi di un semi-presidenzialismo sul modello francese». Ebbene proprio la realtà odierna del Presidente francese Emmanuel Macron, il cui potere è fortemente leso dalla perdita della maggioranza in Parlamento, ci fa toccare con mano che quel sistema non è il modello da adottare.
Ultima considerazione di rilievo è il ripudio del fascismo. Queste sono le parole pronunciate dalla Meloni nel suo Discorso programmatico: «Non ho mai provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici; per nessun regime, fascismo compreso, esattamente come ho sempre reputato le leggi razziali del 1938 il punto più basso della storia italiana, una vergogna che segnerà il nostro popolo per sempre».
Nessuno di noi approva le leggi razziali, tutti noi condanniamo l’Olocausto degli ebrei, tutti noi deploriamo la guerra con cui Mussolini provocò la sconfitta e la devastazione dell’Italia alleandosi con Hitler.
Il punto è che il Partito “Fratelli d’Italia” di Giorgia Meloni, ha voluto mantenere nel proprio simbolo la Fiamma Tricolore, presente nel simbolo di “Alleanza Nazionale” di Gianfranco Fini, presente nel simbolo del “Movimento Sociale Italiano” di Giorgio Almirante, che a sua volta si era ispirato al Fascismo.
Cari amici, sappiamo bene che in Italia il Discorso programmatico è un bel “libro dei sogni”, dove abbondano i verbi declinati al futuro e dove scarseggiano gli impegni concreti. Perché purtroppo non c’è mai una chiara linea di demarcazione tra la campagna elettorale e l’esercizio del Governo. Siamo ormai abituati che anche chi governa continua a sfruttare il ruolo di potere istituzionale per accrescere il proprio consenso e trarre profitto materiale per se stesso, per i propri familiari, amici e conoscenti.
Il problema non è Giorgia Meloni di per sé, ma è questo sistema di potere che è collassato, questo Stato che non opera per il bene degli italiani, questa democrazia che è marcia.
È ora di smetterla, noi cittadini, di illuderci che questo sistema di potere sia riformabile dal suo interno. Chiunque vada al potere è perché ha già rinnegato i propri ideali, ammesso che li abbia, e si è sottomesso all’arbitrio dello strapotere della grande finanza speculativa globalizzata che vuole sottomettere l’umanità al “Nuovo Ordine Mondiale”.
Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo a far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l’Italia.
Magdi Cristiano Allam
Presidente della Comunità «Casa della Civiltà»
Mercoledì 26 ottobre 2022
Scrivi: “Chiunque arrivi al Potere ha già rinnegato i propri ideali, supposto che li abbia”.
È tutto qui il problema: i partiti che non hanno una forma di Stato ideale, ma che tirano avanti la carretta statale con il conformismo dei loro precedessori, senza mai capire le ragioni del male, o meglio senza volerle capire, né volerle estirpare. E non bisogna essere dei santoni per capire che il male è nei grossi capitali e interessi sovranazionali che indirizzano e manovrano la politica. La lotta, quindi, non dovrebbe essere tra Destra e Sinistra, (categorie obsolete) ma tra il basso e l’alto, tra i poteri alti e il popolo, inteso come classe economica medio bassa.
E poi, soprattutto, occorre, citando il cantautore Franco Battiato, “un’altra vita”, ossia una diversa concezione degli uomini e della società. Non c’è un futuro umano in questo mondo iper tecnologizzato, transumano, denaturato.
Amara analisi, purtroppo vera. Non c’è nulla da aggiungere. Purtroppo non esiste alcun partito politico che rappresenti gli italiani, ma solo, attraverso bei discorsi, garantirsi potere e denaro.