STEFANO DI FRANCESCO: “La guerra al contante è un attacco alla libertà “

La prima proposta del nuovo governo Meloni è stata quella di innalzare il tetto per i pagamenti in contanti a 10.000 euro, rispetto ai 2.000 attuali.

Immediatamente dopo si è scatenato un putiferio contro la proposta definendola un aiuto all’evasione, un incentivo alla sottrazione di redditi non dichiarati, uno stimolo indecente verso le attività criminali.

Come al solito in Italia, i temi vengono dibattuti secondo uno schema oramai classico: da una parte gli ultrà del contante e dall’altra i tifosi della moneta elettronica. Il campo su cui si gioca questa partita è, o perlomeno viene presentato dai media del pensiero unico, quello della legalità.

Proviamo a guardare cose accade intorno a noi per capire se questo scontro ideologico è giustificato o meno.

In primo luogo c’è un punto fondamentale sulla questione di cui nessuno parla: il contente è ad oggi l’unica moneta legale in circolazione, mentre la moneta bancaria è moneta ad accettazione volontaria ( come i crediti d’imposta del Superbomus 110% per capirci). Mentre sulla moneta a corso legale il signoraggio spetta allo Stato, sulla moneta bancaria, il signoraggio, ovvero gli interessi che l’utilizzo di questa genera, spettano al sistema bancario… insomma non è la stessa cosa.

In secondo luogo, notiamo che la posizione di molti paesi sull’utilizzo del contante è molto differente; si va dalla Germania, Austria, Ungheria, Olanda ed altri dove non vi sono limiti all’utilizzo del contante, fino alla Grecia che rende possibili pagamenti  per solo 500 euro. La visione è dunque molto meno monolitica rispetto a come ci viene presentata dalla stampa nazionale, sempre e solo in grado di suonare una sola  identica nota.



Infine, proprio in questi giorni abbiamo registrato il probabile nuovo gigantesco caso di evasione fiscale ad opera di una grande multinazionale, che avrebbe sottratto al fisco italiano profitti per oltre 1,2 miliardi di dollari. Immaginare che queste operazioni, come anche altre nel passato, possano essere state compiute attraverso il prelievo e spostamento di banconote è qualcosa di talmente inverosimile e grottesco da non meritare alcun commento.

La verità è che la limitazione progressiva del contante rispecchia l’idea di arrivare ben presto ad una nuova moneta digitale , stavolta però creata dalle banche centrali e non da quelle commerciali, in grado di poter essere utilizzata per ogni forma di pagamento.

https://www.bis.org/about/bisih/topics/cbdc.htm

Questa moneta  di banca centrale, collegata all’identità digitale ed alle certificazioni necessarie per poterla utilizzare, di fatto rappresentano il tentativo di realizzare un controllo sociale totale sulle persone, imprese e famiglie sul modello del credito sociale cinese.

Il contante  per questo motivo deve essere difeso senza alcun dubbio, così come il suo utilizzo respo sempre possibile e senza limiti.

Si sta combattendo una guerra di libertà e dobbiamo noi tutti aver chiaro da che parte stare.

 

 

3 commenti su “STEFANO DI FRANCESCO: “La guerra al contante è un attacco alla libertà “

  1. Chiarissimo come sempre Stefano. La vicenda della maxi evasione fiscale della grande multinazionale a cui hai accennato è la palese dimostrazione che chi vuole evadere/eludere il fisco non si preoccupa della moneta elettronica, perché non costituisce un freno al suo fine illecito.
    Come hai detto tu, la battaglia per la difesa dei pagamenti in contanti è una lotta per la libertà ed ho ben chiaro da che parte voglio stare.

  2. L’eliminazione del contante sarà il colpo di grazia a quel poco che resta della nostra sovranità nazionale e al diritto fondamentale della persona di vivere in dignità e libertà. Sarà l’atto finale del collasso dell’Italia come Stato indipendente e sovrano per essere fagocitata dal Nuovo Ordine Mondiale.
    È fondamentale ricostruire un sistema di sviluppo che metta al centro l’economia che produce beni e servizi e in cui la moneta torni ad essere il parametro che registra il valore della ricchezza insita nei beni e nei servizi consentendone lo scambio, cessando di essere di per sé la ricchezza.
    Ringrazio l’amico Stefano Di Francesco, profondo conoscitore del mercato finanziario, per condividere una concezione della vita in cui la moneta deve essere al servizio della persona e non la persona schiava della moneta.
    Magdi Cristiano Allam

  3. Spiegazione semplice e molto chiara, Stefano. Il tuo articolo fornisce argomenti a sufficienza anche per zittire eventuali interlocutori che, sostenendo a spada tratta l’uso del denaro digitale, si scaglino violentemente contro il governo che, per quanto riguarda questa proposta, ha pensato di operare bene.

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