[VIDEO] MAGDI CRISTIANO ALLAM: “Sono più gli italiani che emigrano che gli stranieri che accogliamo. E sono soprattutto i giovani migliori ad andarsene. I politici lo ammettono ma non fanno nulla”

Buongiorno amici. Quanti italiani sanno che da anni sono più gli italiani che emigrano definitivamente dall’Italia rispetto agli immigrati stranieri che accogliamo?

Il Rapporto “Italiani nel Mondo 2022”, pubblicato dalla Fondazione Migrantes e presentato ieri alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, inizia così: «Si era soliti affermare che l’Italia da paese di emigrazione si è trasformato negli anni in paese di immigrazione: questa frase non è vera». «Negli ultimi difficili anni di limitazione negli spostamenti a causa della pandemia, di recessione economica e sociale, di permanenza di una legge nazionale per l’immigrazione sorda alle necessità del tessuto lavorativo e sociodemografico italiano, la comunità dei cittadini italiani ufficialmente iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (Aire) ha superato la popolazione di stranieri regolarmente residenti sul territorio nazionale».
Pe la precisione, mentre l’8,8% dei cittadini regolarmente residenti sono stranieri (in valore assoluto quasi 5,2 milioni), il 9,8% dei cittadini italiani risiedono all’estero (oltre 5,8 milioni).

Il dato in assoluto più preoccupante è che gran parte degli italiani che abbandonano definitivamente l’Italia, sono i giovani. Leggiamo nel Rapporto: «È da tempo che i giovani italiani non si sentono ben voluti dal proprio Paese e dai propri territori di origine, sempre più spinti a cercar fortuna altrove. La via per l’estero si presenta loro quale unica scelta da adottare per la risoluzione di tutti i problemi esistenziali (autonomia, serenità, lavoro, genitorialità, ecc.). E così ci si trova di fronte a una Italia demograficamente in caduta libera».
La ragione è «perché l’Italia ristagna nelle sue fragilità, e ha definitivamente messo da parte la possibilità per un individuo di migliorare il proprio status durante il corso della propria vita accedendo a un lavoro certo, qualificato e abilitante; continua a mantenere i giovani confinati per anni in “riserve di qualità e competenza” a cui poter attingere, ma il momento non arriva mai. Il tempo scorre, le nuove generazioni diventano mature e vengono sostituite da nuove e poi nuovissime altre generazioni, in un circolo vizioso che dura da ormai troppo tempo».

Ed è significativo che le Regioni che registrano il maggior numero di italiani che emigrano sono le più ricche e sviluppate d’Italia, nell’ordine la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna; complessivamente l’emigrazione degli italiani riguarda il Nord al 46,4% (38.757 emigrati).

Il Presidente Mattarella ha detto: «Il nostro Paese deve aprire una adeguata riflessione sulle cause di questo fenomeno e sulle possibili opportunità che la Repubblica ha il compito di offrire ai cittadini che intendono rimanere a vivere o desiderano tornare in Italia. A partire sono principalmente i giovani e tra essi giovani con alto livello di formazione, per motivi di studio e di lavoro. Spesso non fanno ritorno, con conseguenze rilevanti sulla composizione sociale e culturale della nostra popolazione».

Cari amici, la cosiddetta «fuga dei cervelli», la perdita definitiva dei nostri giovani migliori, che hanno già una laurea, una specializzazione, i più capaci, i più meritevoli, i più ambiziosi e i più audaci, rappresenta la sconfitta più grave di questo Stato collassato, di questa civiltà decaduta, di questo sistema di potere marcio e inefficiente. Qualche partito ne parla, qualcuno, come ha fatto il Presidente Mattarella, lo evoca, ma concretamente né Mattarella né i partiti non fanno nulla per porre fine alla lenta e inesauribile agonia della nostra amata Italia. Ma nulla accade per caso. Chi ci governa è parte integrante ed è complice della strategia che condanna a morte l’Italia come Stato nazionale indipendente e sovrano e gli italiani come popolo e Nazione depositari di una propria civiltà, per costringerci ad essere fagocitati dal Nuovo Ordine Mondiale.
Noi abbiamo il diritto di conoscere correttamente questa realtà e il dovere di insorgere per salvaguardare il nostro inalienabile diritto alla vita, alla dignità e alla libertà.

Cari amici, andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo a far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l’Italia.

Buongiorno, amici!

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Casa della Civiltà

Mercoledì 9 novembre 2022

6 commenti su “[VIDEO] MAGDI CRISTIANO ALLAM: “Sono più gli italiani che emigrano che gli stranieri che accogliamo. E sono soprattutto i giovani migliori ad andarsene. I politici lo ammettono ma non fanno nulla”

  1. Concordo sulla questione dei cervelli in fuga, ma ci sono prevalentemente anche le mani in fuga, al punto che ancora qualche laureato si trova, ma un artigiano no…!

  2. Ho una figlia ed un figlio, ambedue con la laurea magistrale e con vari master. La prima si è messa in proprio mentre il secondo, dipendente in una ditta, non si sente del tutto realizzato ed anela ad andare all’estero. Come fare a dargli torto vista l’inadeguatezza della retribuzione rispetto agli studi e specializzazioni conseguite? Tra l’altro ha dovuto trascorre alcuni anni con l’assunzione a tempo determinato. In generale, e non nel caso specifico, questo significa scarse certezze per poter mettere su famiglia e pensare ad avere figli, anche perché non tutti hanno dei genitori in grado di poterli aiutare economicamente.

  3. Come sempre Magdi espone ed esamina con precisione i temi di più stretta attualità.
    Credo che molti di noi abbiano avuto esperienza, almeno indiretta, di giovani che emigrano perché all’estero sono davvero premiati per il loro impegno, mentre da noi sono sottopagati. Anch’io ho vissuto indirettamente questa esperienza quando il figlio della mia migliore amica, ingegnere aerospaziale laureatosi con lode al Politecnico, ha deciso di accettare un lavoro prima in Austria ed ora in Germania. In entrambi i casi il suo lavoro è retribuito con una retribuzione che da noi si sarebbe sognato. E viene realmente premiato il merito. Io ricordo perfettamente i pianti ed il tormento della mia amica, che ha compreso che il figlio probabilmente mai più sarebbe tornato a lavorare in Patria.
    Io però non credo più alle coincidenze e quindi sono convinta che il totale immobilismo dello Stato su questo tema non sia casuale, bensì una tessera del puzzle che stanno componendo da anni e che è mirato a distruggere il tessuto lavorativo e sociale di questa nazione.
    Un motivo in più per ricostruire questo Stato, come ci propone Magdi. Ci vorrà tempo, ma non ci dobbiamo abbattere: noi iniziamo a seminare e, con l’aiuto di Dio, il raccolto verrà.

  4. Ho una figlia ed un figlio, ambedue con la laurea magistrale e con vari master. La prima si è messa in proprio mentre il secondo, dipendente in una ditta, non si sente del tutto realizzato ed anela ad andare all’estero. Come fare a dargli torto vista l’inadeguatezza della retribuzione rispetto agli studi e specializzazioni conseguite? Tra l’altro ha dovuto trascorre alcuni anni con l’assunzione a tempo determinato. In generale, e non nel caso specifico, questo significa scarse certezze per poter mettere su famiglia e pensare ad avere figli, anche lo perché non tutti hanno dei genitori in grado di poterli aiutare economicamente.

  5. Magdi, come sempre osserva bene e riflette meglio su quello che è un tema cruciale per l’ltalia, che racchiude nei suoi vari aspetti, il futuro del Paese. Il rapporto immigrazione – emigrazione, in atto da molti anni, il lavoro per i giovani e la possibilità di essere valutati e ricevere le giuste possibilità in tema lavoro, crescita professionale e soddisfazione esistenziale, con l’opportunità di mettere su famiglia e fare figli, che possano così ribaltare la caduta demografica e l’invecchiamento della popolazione con tutto ciò che ne consegue.
    Certo negli Italiani all’estero c’è una buona fetta di pensionati, che vanno in Paesi più risparmiosi, così la loro pensione che in Italia li fa essere quasi poveri, altrove è più che dignitosa, oltre ad essere ben accolti in molti Paesi, assieme al clima mite.
    Di sicuro mentre l’immigrazione, a parte piccoli imprenditori, specie nel commercio, è data da, o finisce, alla ‘bassa manovalanza’, per capirci, se non nella illegalità, anche se alcuni hanno diplomi o lauree, noi esportiamo invece ‘alta manovalanza’, per dire,
    laureati, diplomati, professionisti vari, persone con alta voglia e capacità d’impresa. Questo perché i nostri giovani, specie al Nord, non si sentono valutati, subiscono forte concorrenza, bassi stipendi, trattamento a volte di sfruttamento tal altre di ricatto o poca considerazione dagli stessi imprenditori, scarso avanzamento di esperienza e capacità oltre che di retribuzione. Allora i ‘cervelli’ se ne vanno all’estero, dove sono accolti bene e richiesti e valorizzati secondo merito(quello vero)… e possono crescere e li sì metter su famiglia. E non sono schiavi di contratti precari ed infiniti, a tempo, incerti, per anni, su cui la loro vita scivola senza una certezza.
    E veniamo alla nota dolente, lo Stato. Si dice che non puo’ fare impresa e creare esso il lavoro. Certo che no, almeno come impresa privata. Ma creare tutte le strutture favorevoli per una imprenditoria sana e strutturata sì. Che faciliti le imprese, specie le piccole, così da svolgere la funzione sociale che la stessa Costituzione prevede nella tutela del lavoro.
    Una volta c’era l’IRI, carrozzone politico, finito come sappiamo, proprio per insipienza politica per non dire altro. Esempio da non imitare, ma la possibilità di intervenire sulla materia si deve dare. I PARTITI NON FANNO NULLA, IO AGGIUNGO, I POLITICI. Ritorniamo a quello che qui più volte si e’ scritto: c’è un deficit di democrazia e responsabilità. Politico non porta pena, si potrebbe attagliare dagli ambasciatori antichi. Oggi i politici non sono eletti, scelti, dagli elettori, ma cooptati dai partiti, nel sistema, nella torta, che li accetta solo se stanno dentro il sistema ed obbediscono a quello che viene ordinato dall’alto e da fuori, come dice bene Magdi. Che poi tutto faccia parte di un disegno globale, del N. W. O. o da qualsiasi altro piano, non interessa poi molto, perché non può essere inelluttabile anche se non detto e non può nemmeno essere una segreta giustificazione per quei politici. Dobbiamo difenderci, e loro lavorano per lo Stato, non per le Circolari, ma per tutti, e questo spesso, per essere buoni, lo dimenticano.
    Concludo, perché ci vorrebbe una serata, o una giornata, per parlarne a fondo, con una idea, proposta : come in USA, vi sono elezioni di Mid Term, da noi il Governo dovrebbe darsi obbiettivi di vario ordine e urgenza, anno per anno fino alle elezioni, e alla fine di ogni anno, i cittadini elettori valutare direttamente la realizzazione degli obbiettivi, ed il lavoro adeguato dei politici, se sufficiente o meno, con la possibilità di cambiare passo o ministri,se non anche governo.
    Alla fine sono loro che vogliono tanto la digitalizzazione, la transizione digitale. Siano i primi a sperimentarla. I mezzi digitale li abbiamo ormai tutti. E comunque dopo 5 o 4 anni gli elettori sceglieranno in base al merito.

  6. Un esempio tipico è quello di mio figlio Claudio, laureato a Milano in Ingegneria ambientale e ormai da quasi 10 anni all’estero, prima a Londra e ultimamente in Polonia a Breslavia dove ha trovato una buona sistemazione in una multinazionale dell’informatica e con un discreto stipendio. Non ha alcuna intenzione di tornare in Italia se non per venire a trovarci e per le ferie estive.

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