VITTORIO ZEDDA: “Accogliere è una libera scelta ma lo Stato non può imporci una ospitalità forzata e una invasione con cui ci facciamo colonizzare e ci suicidiamo come civiltà”

Accogliere qualcuno, soccorrerlo e dargli un aiuto umano e solidale è una libera scelta, un moto dell’animo, un atto spontaneo di amore verso gli altri. Si aiuta quando si può e si vuole e non si può negare ad alcuno la facoltà di scegliere chi aiutare, quando, quanto e quanti, come e perché.
L’aiuto e l’accoglienza, come è ovvio, possono essere raccomandate, consigliate, incoraggiate e sostenute in ogni modo lecito, per senso di umanità ed espressione di civiltà.
Ma non possono essere imposte e tanto meno spinte al punto di causare nocumento o danno a chi accoglie, perché l’eroismo è una grande virtù, ma non un obbligo morale, o civile, o giuridico.

Dove la solidarietà individuale è inadeguata a dare una risposta ad un problema collettivo, la società, il volontariato e lo stato intervengono con una più complessa organizzazione delle risorse e degli intenti. Altra cosa sono, quindi, le forme di aiuto politicamente e giuridicamente predisposte dallo stato sociale per il supporto dei cittadini aventi titolo ad usufruirne; altro ancora sono le forme di sostegno, salvataggio e soccorso umanitario condivise e sostenute a livello internazionale.
In questo caso è lo Stato democratico, meglio se in consorzio con altri, che rende operativa la volontà collettiva della maggioranza dei cittadini affinché il paese di appartenenza impegni aiuti e risorse in interventi umanitari a favore di altri popoli e aree territoriali esterne ai confini nazionali.
Ovviamente tutto ciò nella valutazione ponderata di parametri temporali, qualitativi e quantitativi commisurati con le risorse di chi aiuta in rapporto ai bisogni di chi deve essere aiutato.

Ciò premesso si chiede: dove sta scritto che al cittadino contribuente possa essere imposto dallo Stato un obbligo ulteriore oltre quello collettivo legalmente già adempiuto in aiuti internazionali erogati tramite la fiscalità generale della nazione di appartenenza?
Fatti salvi gli auspicabili e opportuni spazi del volontariato e delle organizzazioni di soccorso ed assistenza, è lecita la pretesa implicita indotta da confini non vigilati che il cittadino debba a sue spese, o peggio a suo danno, fornire un aiuto ed un’accoglienza illimitata, incontrollabile e indifferenziata non solo a soggetti in stato di necessità, ma a chiunque voglia in qualsiasi momento, per qualsiasi motivo e in qualsiasi numero entrare e permanere anche illegalmente nello spazio nazionale, territoriale e abitativo non di sua legittima pertinenza?

Dove sta scritto l’obbligo di accettare e sottomettersi più che ad una ospitalità forzata ad una vera e propria invasione? Il colonialismo, condannato dalla Storia e rifiutato dal mondo civile, da chi è stato riabilitato e perché? E chi e perché vuole e porta al suicidio la civiltà europea?
In un contesto sociale conforme ai principi della solidarietà, saldamente fondati sul diritto e sulla legalità, le risposte agli interrogativi sopra riportati devono essere tradotti in principi giuridici aggiornati e condivisi a livello del più ampio consorzio internazionale. E in tempi brevi, per salvaguardare civiltà e convivenza umana.

Vittorio Zedda
(17 novembre 2022)

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