VITTORIO ZEDDA: “L’eliminazione del contante non eliminerà le frodi digitali, affermerà lo strapotere delle banche, sopprimerà la nostra libertà, democrazia e civiltà”

Entrai un giorno in un negozio del centro di Milano, per comperare delle scarpe. Pagai l’acquisto col bancomat. Poiché avevo a suo tempo attivato il servizio automatico che mi notificava, via telefono, i movimenti di denaro sul mio conto bancario, ricevetti dopo pochi minuti un “sms” dalla mia banca che mi confermava l’addebito della cifra spesa.

Indugiai nel negozio a guardare la merce, pensando ad un regalo da fare per Natale. Rinviai però la decisione, salutai ed uscii. Appena tornato sulla via, il mio telefono squillò di nuovo: avevo ricevuto un altro “sms” che mi avvisava di un ulteriore prelievo dal mio conto di ben 440 euro (non dimenticherò mai la cifra) per una transazione effettuata pochi minuti prima a Casablanca. A Casablanca? Ma io ero a Milano, in zona Cordusio. Com’era possibile?

Escluso che, a mia insaputa, io avessi fruito di un fenomeno di bilocazione come sant’Antonio da Padova o Padre Pio, l’unica spiegazione era che il mio bancomat fosse stato clonato al momento dell’utilizzo presso la cassa del negozio. Non era da escludere che un aggeggio elettronico nascosto, anche nelle tasche di qualcuno, (ed un tizio in effetti mi aveva leggermente urtato vicino alla cassa, lasciandomi un dubbio) avesse carpito non so come, i codici della transazione.

Ovviamente, subito dopo la lettura dell’allarmante messaggio, bloccai telefonicamente il conto e presentai denuncia ai Carabinieri. In banca ricevetti conferma dell’illecito subìto e mi fu assicurato che, dopo gli accertamenti del caso, la cifra rubata mi sarebbe stata riaccreditata in conto. Cosa che avvenne ben sette mesi dopo.

Orbene quando mi si dice che l’uso della moneta elettronica può contrastare qualsiasi illecito finanziario o fiscale, io ho fondati motivi per dubitarne. Anzi ho la certezza che qualsiasi sistema di sicurezza escogitato, per proteggere le transazioni per via telematica, può essere violato a cominciare da coloro che lo hanno congegnato e quindi sanno modificarlo, manometterlo, alterarlo, neutralizzarlo e copiarlo. Persino distruggerlo.

Non voglio seminare sfiducia nelle banche: mi limito a evidenziare rischi noti. E poi “quis custodiet custodes?”, “chi baderà ai custodi”, come disse Giovenale a proposito della fedeltà di certe mogli, lasciando intendere che una moglie d’animo leggero avrebbe iniziato i suoi tradimenti proprio con gli incaricati alla sua sorveglianza. Reminiscenze classiche a parte, va detto che dietro la digitalizzazione o peggio l’eliminazione anche parziale del contante avanza una nuova forma di sottomissione ad un potere incontrollabile. Che può essere ancor più invisibile, inconoscibile e impunibile.

Siamo sicuri che i “semi latenti di incontrollabilità sociale del sistema” non siano un rischio mortale per la libertà, la democrazia e la civiltà?
L’esca usata a tal fine sono appunto le carte di credito e i bancomat (chiavi d’accesso al “nostro” denaro che è “altrove” e “nel possesso d’altri”) di cui quasi nessuno oggi può più far a meno.

Ma quante forme di “comodità”, cui ci siamo arresi, ci stanno ormai schiavizzando. Qualcuno, un secolo fa, ci esortò a “disdegnare la vita comoda”, ma finì male lui e anche il filosofo con cui aveva condiviso quel pensiero. E così il cappio tecnologico e bancario, incardinato su EU ed euro, si stringe sempre più.
La cessione della sovranità monetaria, con dismissione della moneta nazionale e acquisto di valuta in euro dal sistema bancario centrale, ha costituito il primo pesante esproprio di ricchezza ad intere comunità nazionali, così come ad ogni singolo cittadino.
L’eliminazione pur graduale del contante, mascherata da operazione rassicurante e positiva, non è a favore dei cittadini, ma ne aggrava la dipendenza dal sistema monetario, bancario, mercantile, capitalista e tecnologico.
Tecnocrati, banchieri e governi asserviti alle speculazioni della finanza globalizzata, ovviamente ci diranno il contrario, ma è comprensibile: sono loro che hanno in mano le nostre risorse e, di questo passo, le nostre vite.

Incassata la batosta dell’euro, rischiamo di passare dalla “moneta-debito”, al debito senza nemmeno la moneta. Quindi la valuta elettronica non eliminerà gli illeciti finanziari o l’evasione fiscale, perché il denaro illecito o “evaso” potrà transitare per altri incontrollabili e occulti percorsi virtuali. Affidiamo così il nostro denaro alla “custodia” di una banca interessata ad esercitarla, ma per ogni operazione finanziaria per via telematica, la banca “si paga” col nostro denaro trattenendo dal nostro conto una “commissione” unilateralmente stabilita dalla banca stessa. Con ulteriori effetti collaterali, mai a nostro vantaggio come correntisti.
Mentre per la custodia del nostro denaro, la banca trattiene a proprio compenso un canone, all’uopo, sempre unilateralmente fissato, il correntista per riavere un po’ del proprio denaro in contanti, continua a pagare.
Non è da escludere che il denaro virtuale agevoli una via di fuga, a vantaggio delle sole banche, riparandole dal rischio di dover restituire un giorno ai propri correntisti i loro depositi in denaro virtuale, eventualmente volatilizzato qualora l’istituto di credito fallisse.

La moneta virtuale può ulteriormente ridurre la già vacillante libertà del cittadino, schiacciata già da un “grande fratello bancario” in grado di seguire, tracciare, classificare, tabulare, e sfruttare poco “fraternamente” ogni singola scelta di vita di ciascuno, controllando telematicamente come, dove e per che cosa si spende, quanto e perché.
Di fatto alienando a imprecisati “altri” il controllo della società e dell’economia. Non si potrà più comperare un regalo per un segreto amore. Ma nemmeno fare l’elemosina al mendicante, seduto sui gradini della chiesa, se non avrà il POS, immaginando ormai che il POS diventi il discrimine fra la povertà e la miseria. Con buona pace di papa Francesco, il contante non è “lo sterco del diavolo”: dipende dall’uso che se ne fa, per la gente o contro la gente. La moneta virtuale potrebbe calare una definitiva pietra tombale sulla cosiddetta “privacy”, già messa a mal partito.

Carte di credito e bancomat, usati con raziocinio, sono diventati da tempo strumenti pratici irrinunciabili. Nessuno pensa ad una loro soppressione. In ogni caso, però, l’eliminazione del contante, o la quantificazione del suo possesso, o la sua utilizzazione ridotta per legge sono iniziative di tale rilievo sociale da non poter essere assunte a livello di norma, a mio parere, se non col preventivo consenso civile e democratico dei cittadini-lavoratori-contribuenti.
Di ciò tengano conto governo e parlamento. Perché possedere e liberamente disporre lecitamente del frutto del proprio onesto lavoro è un diritto naturale, e come tale in teoria inalienabile e intangibile, da difendere e preservare. Contro un sistema che ci vuole sempre meno liberi, con la complicità politica di chi parla di libertà ma agisce per fini opposti.

Vittorio Zedda

Sabato, 10 dicembre 2022

1 commento su “VITTORIO ZEDDA: “L’eliminazione del contante non eliminerà le frodi digitali, affermerà lo strapotere delle banche, sopprimerà la nostra libertà, democrazia e civiltà”

  1. Grazie Vittorio per aver stimolato la nostra riflessione. Con la fine del contante finirà l’identità originaria della moneta, concepita come strumento per parametrare il valore della ricchezza, espressa in beni e servizi. Senza il contante, il denaro virtuale cesserà di avere una valenza finanziaria e avrà solo una valenza sociale. Il giorno in cui tutte le transazioni finanziarie transiteranno attraverso le carte digitali, sarà il Potere a decidere l’uso che ciascuno di noi potrà fare del proprio denaro, dando il colpo di grazia al nostro diritto alla vita, dignità e libertà.

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