Cari amici buongiorno. La lingua è il mezzo naturale con cui noi comunichiamo, ci manifestiamo, socializziamo, siamo noi stessi. Grazie alla lingua tra genitori e figli si consolida il legame esclusivo trasmesso con l’affettività del calore corporeo. Senza la condivisione della lingua non potrebbero costituirsi le comunità e edificarsi le civiltà.
Anche l’Italia nasce grazie alla condivisione della lingua italiana. L’Italia non sarebbe mai stata una Nazione e uno Stato se non si fosse adottata la lingua italiana come lingua nazionale e di fatto ufficiale. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano rileva correttamente che «La lingua è l’anima della nostra Nazione, il tratto distintivo della sua identità. L’Italia è nata molto prima della sua consacrazione statutaria e unitaria. L’Italia nasce attorno a quella che fu definita la lingua di Dante».
Federico Guglia ricorda correttamente su “Il Messaggero” che in tutti gli Stati che, come l’Italia, hanno delle lingue neo-latine, hanno iscritto nella Costituzione che la propria lingua è la lingua ufficiale dello Stato.
Nella Costituzione della Francia si legge: «Lingua ufficiale della Repubblica è il francese». La Costituzione della Spagna recita: «Il castigliano è la lingua ufficiale dello Stato. Tutti gli spagnoli hanno il dovere di conoscerla e il diritto di usarla». La Costituzione del Portogallo dice: «Compito fondamentale dello Stato è assicurare l’insegnamento e la valorizzazione permanente, difendere l’uso e promuovere la diffusione internazionale della lingua portoghese». La Costituzione della Romania afferma: «In Romania la lingua ufficiale è la lingua romena».
Paradossalmente, la lingua neo-latina per antonomasia, l’italiano, ad oggi non è stato iscritto in Costituzione come «lingua ufficiale dell’Italia».
Serve una legge costituzionale che necessita l’approvazione da ciascun ramo del Parlamento con la maggioranza assoluta. Ebbene questa maggioranza assoluta c’è sempre stata e c’è tutt’ora. Ma incomprensibilmente questa specifica riforma costituzionale non è stata ancora fatta.
Si potrebbe integrare l’articolo 12 della Costituzione che recita: «La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni», con un paragrafo che recita: «La lingua italiana è la lingua ufficiale dell’Italia». Sottolineo «dell’Italia». Perché l’Italia come Patria e come Nazione precede e prescinde dalla sua forma istituzionale, che è stata Monarchia nella sua costituzione come Stato unitario nel 1861 e successivamente Repubblica dopo il referendum del 2 giugno 1946.
Ebbene, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che presiede il «Governo dei Patrioti», potrebbe passare alla Storia varando una riforma ovvia perché attestata dalla Storia, agevole perché c’è e c’è sempre stata una maggioranza assoluta del Parlamento a favore dell’inserimento in Costituzione della lingua italiana come lingua ufficiale dell’Italia.
Cari amici, ci auguriamo che il Governo Meloni faccia almeno una cosa di veramente «patriottico», nell’interesse supremo dell’Italia e per il bene primario degli italiani.
Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo a far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l’Italia.
Magdi Cristiano Allam
Presidente e Fondatore della Casa della Civiltà
Venerdì 30 dicembre 2022
Lo spirito di italianità si è sviluppato e arricchito nel tempo attraverso una storia letteraria che nella lingua, letteraria appunto, ha avuta la sua anima. E sapete dove è nata la lingua italiana? In Sicilia. Furono i poeti della Scuola Poetica Siciliana i primi veri italiani. Noi siamo italiani per via della nostra storia linguistica e letteraria ben prima dell’unificazione italiana, avvenuta soltanto nel 1861. Come si potrebbe non sentire un orgoglio viscerale nei confronti di sé e del proprio passato, una volta riconosciute le proprie radici? Difendiamole queste radici, con tutte le forze.
Quello che sperimentiamo per la lingua è lo specchio del poco rispetto che abbiamo anche per la nostra cultura e tradizioni. Siamo la nazione che più di tutte ha visto i suoi cittadini migrare all’estero eppure in quei paesi dove siamo andati per trovare il lavoro trovi molto raramente un italiano che abbia insegnato l’italiano ai suoi discendenti. Lo dico con certezza avendo girato molto per il mio lavoro e soprattutto perché tutti i miei parenti, da parte di padre emigrati in Argentina, la situazione è proprio questa. Solo un mio cugino riesce a dialogare con me ma in un italiano molto approssimativo. Sarebbe veramente un bel segnale se nella Costituzione venisse esplicitato chiaramente quale sia la lingua nazionale. Mi piace molto la dicitura riportata nella Costituzione portoghese perché sarebbe anche uno vero e proprio stimolo per i nostri connazionali all’estero a promuovere lo studio dell’italiano ai propri figli.
Le tue parole Magdi mi trovano d’accordissimo. Credo purtroppo però che i nostri governanti da anni abbiano in mente tutt’altro che la reale tutela della sovranità nazionale, anche attraverso la tutela della lingua. Sempre più spesso mi confronto con persone (anche colleghi, soprattutto gli ultimi assunti) che non sono in grado di scrivere correttamente in italiano. E vogliamo parlare poi di servizi giornalistici trasmessi dalle reti del mainstream? Ormai faccio la figura della rompiscatole con tutti perché non riesco a tacere.
Non basterà avere la tutela costituzionale per la lingua italiana (per quanto valga ormai questo genere di tutela): il lavoro da fare sarà immane. Non ci dobbiamo tuttavia scoraggiare poiché se ci arrendiamo ora sarà davvero la fine.
Fallo, Andreina, brava. Fai da rompiscatole. Come me!
Son contenta che siamo almeno in due!! Farò più rumore che posso