Cari amici buongiorno e buona domenica del Signore. Ieri il Presidente del Consiglio e Presidente del Partito “Fratelli d’Italia”, Giorgia Meloni, ha ripetuto e ha fatto propria la frase attribuita a Giuseppe Garibaldi «Qui o si fa l’Italia o si muore».
Intervenendo in videoconferenza a un incontro di “Fratelli d’Italia” a sostegno della rielezione di Attilio Fontana alla Presidenza della Regione Lombardia, la Meloni ha detto: «Non voglio utilizzare esempi più grandi di me, però confesso che in questi giorni mi viene spesso in mente la frase che fu attribuita a Giuseppe Garibaldi “qui o si fa l’Italia o si muore”. Chiaramente nel nostro caso intendo politicamente, ma io la vedo esattamente così».
La frase fu attribuita dallo scrittore Giuseppe Cesare Abba a Giuseppe Garibaldi, il quale durante il sanguinoso combattimento di Calatafimi, del 15 maggio 1860, l’avrebbe rivolta a Nino Bixio, in risposta al timore da lui espresso che fosse impossibile resistere alla preponderanza dei Borbonici.
Ebbene, mi domando se la Meloni sia consapevole che Giuseppe Garibaldi fu il Primo Gran Maestro della Massoneria italiana; che è stato l’artefice di un “genocidio” delle popolazioni del Meridione; che l’inno nazionale “Fratelli d’Italia”, da cui ha preso nome anche il suo partito, è l’inno della Massoneria italiana.
Nel sito del “Grande Oriente d’Italia” si legge: «Giuseppe Garibaldi entrò in Massoneria nel 1844 nella Loggia “Asil de la Vertud” di Montevideo (…) Nello stesso anno, il 18 agosto, fu regolarizzato nella Loggia “Amis de la Patrie” di Montevideo all’obbedienza del Grande Oriente di Francia, nel libro matricola della Loggia gli fu assegnato il numero 50. Frequentò la Loggia “Tompkins n° 471” di Stapleton (New York) (…)
Nella Prima Costituente Massonica Italiana (Torino, 26 dicembre 1861 – 1° gennaio 1862), in cui fu eletto Gran Maestro Costantino Nigra, Giuseppe Garibaldi fu acclamato Primo Libero Muratore d’Italia e gratificato di una medaglia d’oro massiccio, avente da un lato l’iscrizione “Costituzione Massonica Italiana” e dall’altra la dedica al “Primo Libero Muratore d’Italia Giuseppe Garibaldi”.
L’11 marzo 1862 il Supremo Consiglio del Rito Scozzese sedente in Palermo conferì a Giuseppe Garibaldi tutti i gradì scozzesi, dal 4° al 33° e lo nominò Presidente del Supremo Consiglio con il titolo di Potentissimo Sovrano Gran Commendatore e Gran Maestro (…)
L’Assemblea Costituente, riunitasi a Firenze il 24 maggio 1864, lo elesse Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia con 45 voti a favore su 50 votanti (…)
Il 30 aprile 1872 l’assemblea Costituente Massonica, finalmente riunita a Roma, approvò per acclamazione la nomina di Giuseppe Garibaldi a Gran Maestro Onorario a Vita».
Mi domando se la Meloni sia consapevole che l’unità d’Italia, affidata a Giuseppe Garibaldi e all’esercito sabaudo, si è realizzata tramite un “genocidio” delle popolazioni meridionali. Nel suo volume “Carnefici”, Pino Aprile, scrittore e studioso degli eccidi perpetrati da Garibaldi e dall’esercito sabaudo nel Meridione, usa la parola “genocidio”, per indicare la dimensione del massacro perpetrato per unificare l’Italia.
Nel 1863, Giovanni Manna, ministro per l’Agricoltura, l’Industria e il Commercio, da cui dipendeva la Direzione nazionale di statistica, nel rapporto ufficiale sui risultati del censimento del 1861, scrive al re che nelle province conquistate, la popolazione cresceva, sino al 1860, di tot all’anno; quindi, nel 1861, avremmo dovuto trovare x abitanti, invece ne abbiamo contati solo y. La differenza è dovuta alle «gravi circostanze occorse durante il grande atto del nostro rinnovamento». E quali sarebbero le “gravi circostanze”? “La guerra, cioè”. E qual è la differenza in meno, a causa della guerra? 458mila persone, in poco più di un anno.
L’unificazione d’Italia si realizzò a suon di stragi di civili, interi paesi rasi al suolo, la popolazione fucilata, bruciata viva, donne stuprate, campi di concentramento, decine di migliaia di deportati, senza accusa, processo e condanna.
Mi domando se la Meloni sappia che l’inno nazionale italiano, “Fratelli d’Italia”, da cui prende nome il suo partito, è l’inno della Massoneria italiana.
Quando il 15 novembre 2017, con il Governo Gentiloni, “Fratelli d’Italia” è diventato definitivamente l’inno nazionale dopo 71 anni di provvisorietà, il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, Stefano Bisi, scrisse sul sito ufficiale della Massoneria: «Ora ci sentiamo ancor di più Fratelli d’Italia e canteremo l’inno orgogliosamente, come abbiamo sempre fatto, durante le nostre tornate rituali e le manifestazioni pubbliche. Per noi, “Fratelli d’Italia”, al di là delle questioni burocratiche, è stato sempre l’inno che abbiamo portato impresso nel cuore e nella mente, perché in esso c’è la storia d’Italia e del Risorgimento che sfociò nell’Unità. Scritto dal massone Goffredo Mameli e musicato dal fratello Michele Novaro, esso fa vibrare da sempre l’animo dei liberi muratori e dei cittadini italiani. In un periodo oscuro della nostra Nazione, in cui si tende a dimenticare il passato e qualcuno vuol mettere in discussione pure la Storia, e i principi di libertà della Libera Muratoria, quello dell’approvazione definitiva del Canto degli Italiani è un atto dall’alto contenuto e valore simbolico. Bisognerebbe farlo cantare effettivamente nelle Scuole e dare ai ragazzi un messaggio forte che ricordi il sacrificio di tanti uomini che hanno versato il sangue cantandolo per riunire l’Italia sotto un’unica bandiera tricolore».
Cari amici, la Casa della Civiltà chiede una revisione della narrazione ufficiale della Storia d’Italia, rappresentando correttamente la realtà di Giuseppe Garibaldi e del successo del piano della Massoneria perpetrato con il “genocidio” delle popolazioni meridionali, la cancellazione di una millenaria tradizione cristiana, l’imposizione di uno Stato autoritario che persiste ed è degenerato nella partitocrazia consociativa.
Chiediamo al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di pronunciarsi chiaramente su questa fase tragica della nostra Storia e sulla scelta del nome del suo partito, che evoca la Massoneria, il “genocidio” dei meridionali, lo Stato autoritario imposto dal Regno Sabaudo.
Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo a far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l’Italia.
Magdi Cristiano Allam
Fondatore e Presidente della Comunità «Casa della Civiltà»
Domenica 15 gennaio 2023