SIMONETTA ERCOLI: “Il cielo racconta”

“Le costellazioni sono raggruppamenti convenzionali di stelle in cielo, riunite a formare le figure di eroi mitologici o di strani esseri od oggetti“ (Enciclopedia di Astronomia e Cosmologia di John Gribbin).


La costellazione di Orione immortala nel firmamento un bellissimo e possente cacciatore, figlio di Poseidone e di Euriale. Molti sono i miti che narrano la sua storia e numerosi i poeti che lo hanno cantato nelle loro opere. Una leggenda racconta che, rimasto solo dopo la morte della moglie, si recò a Chio chiamato dal re Enopione perché liberasse la sua isola dalle belve che la infestavano: in cambio, promise, gli avrebbe dato in sposa la giovane figlia. Compiuta l’impresa, il re non volle mantenere la promessa ed Orione, deluso e infuriato, prese la fanciulla con la violenza: Enopione, per punirlo, lo fece accecare. Disperato, il bel cacciatore consultò un oracolo il quale gli indicò di raggiungere, ad oriente, la dimora notturna di Elios, il Sol Levante: una volta colà, il dio gli avrebbe restituito la vista. Così avvenne. Riacquistata la capacità di vedere, Orione riprese la strada del ritorno per cercare Enopione e vendicarsi, ma durante il viaggio incontrò Artemide e, condividendo con lei la passione per la caccia, ne divenne un inseparabile compagno. Questa amicizia, però, non piacque ad Apollo, fratello di Artemide, il quale istigò la Madre Terra a scatenare contro Orione uno scorpione velenoso, poi, una volta che questi si era gettato in mare per sfuggire all’animale, convinse la sorella che la testa, che si vedeva affiorare in lontananza, fosse quella di un uomo che aveva offeso una sua sacerdotessa: Artemide, indignata, lanciò un dardo e colpì a morte. Quando la dea si accorse di aver ucciso il proprio compagno, pianse amaramente e, per ricordarlo in eterno, lo immortalò nel cielo come costellazione.

Anche Ovidio racconta di Orione ne I Fasti, vv. 536 – 544:

Crebbe immenso; Delia lo prese come compagno,

egli fu custode della dea, suo protettore.

“Non c’è fiera – egli disse – ch’io non possa vincere”.

Le imprudenti parole mossero all’ira gli dei:

la Terra produsse lo Scorpione,

che tentò di aggredire la dea con le duplici tenaglie.

Orione si frappose. Latona l’aggiunse alle luminose stelle dicendo

“Eccoti il premio meritato”.



Questa grande costellazione invernale è formata da numerose stelle luminose; è la costellazione con il massimo numero di stelle più luminose della magnitudine 2: ben 5 stelle! La luminosità è la caratteristica più evidente di una stella, ma essa non ci indica la quantità di luce effettivamente emessa da essa. Questa caratteristica viene indicata da un’unità di misura, detta magnitudine, che viene espressa con un valore inversamente proporzionale alla luminosità. Ciò vuol dire che più è basso il suo valore e maggiore è il grado di luminosità di una stella. L’enorme distanza dal nostro punto di osservazione ci fa apparire ugualmente luminose stelle che in realtà non lo sono affatto; questo tipo di magnitudine è detta apparente ed è indicata con m. La luminosità propria di una stella, invece, è detta magnitudine assoluta e viene espressa con la lettera M. Essa rappresenta la luminosità che le stelle avrebbero se si trovassero tutte alla stessa distanza da noi di 10 parsec (32,60 anni luce).

La stella con maggior magnitudine apparente di Orione è la supergigante rossa Betelgeuse (α Orionis), una stella di luminosità variabile a causa delle pulsazioni periodiche del suo enorme guscio esterno (circa 11.000 volte la distanza Terra-Sole). È distante da noi 427 anni luce e ha un diametro di più di 400 milioni di km (pari a 630 volte quello del Sole). La sua magnitudine apparente di 0,45, corrispondente ad una assoluta di –5,14, cioè 93.000 volte quella del Sole. 



 

2 commenti su “SIMONETTA ERCOLI: “Il cielo racconta”

    1. Carissima Graziella, sono proprio felice di averti fatto un bel regalo! Vuoi conoscere qualche altro mito?
      Proprio perché il cielo accoglie l’immensità e il mistero di Dio, tutte le popolazioni fin dai tempi più remoti hanno lasciato nel cielo la memoria del loro sentimento religioso. E tanti religiosi, osservandolo e contemplandolo nel corso del tempo, ne hanno svelato segreti, che hanno tradotto in leggi.

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