Comunichiamo mediante il linguaggio verbale e non verbale. Il linguaggio verbale, il senso delle parole che pronunciamo, è mediato dall’emisfero sinistro, che funziona per via logica e pragmatica. Il linguaggio non verbale è mediato dall’emisfero destro che funziona per via analogica ed emotiva. Il vestiario fa parte del linguaggio non verbale. Farsi scegliere i vestiti da un altro è un po’ come farsi scrivere i discorsi da un altro, è una forma di comunicazione alterata, mostrarsi altro da quello che si è. I consulenti di immagine hanno cominciato ad esistere quando l’immagine ha cominciato a prevalere sulla parola, vale a dire da quando esiste la televisione, e si sono applicati alla politica gli stessi schemi di marketing e comunicazione che si applicano alla pubblicità. La politica non ci ha guadagnato. Lo scontro tra i due mondi, quello dove prevalevano le idee e quello dove prevale l’aspetto, fu clamoroso nel duello Kennedy/Nixon per le presidenziali del 1960. Kennedy era un senatore molto giovane, e, quindi, inevitabilmente inesperto. Entrambe queste caratteristiche gli erano rimproverate. Nixon era vicepresidente. Sorvoliamo sul suo livello di simpatia: era di gran lunga il più preparato di due. Nel duello lui portò tutta la sua preparazione. La sua barba e la sua camicia non erano freschissime, risalivano al mattino, dato che non gli era certo venuto in mente di rifarsi la barba e cambiarsi la camicia immediatamente prima di entrare nello studio televisivo, come invece aveva fatto Kennedy. Aveva passato la giornata a studiare le sue proposte per abbattere le tasse. Per tutto il duello televisivo parlò ininterrottamente di numeri, un disastro comunicativo anche se erano i numeri per abbassare le tasse, tenne negli occhi sempre bassi, sui suoi fogli di cifre, alzandoli solo di tanto in tanto per guardare in faccia Kennedy, visto che stava parlando con lui. Non guardò mai verso la telecamera, perché nessuno gli aveva spiegato che, al contrario, bisogna guardare verso la telecamera, perché è come guarda in faccia i telespettatori, cioè gli elettori. Kennedy con camicia e rasatura freschissime, guardò sempre la telecamera. Non guardò mai Nixon, sottolineando così che lo riteneva irrilevante. Rimarcò la propria giovinezza presentandola come un pregio, qualcosa in nuovo che spezzava vecchi schemi. Fece discorsi entusiasmanti dove venivano continuamente ripetute parole come futuro e speranza, non disse mezza parola su quale fosse il suo programma e che cosa volesse fare, e questo galvanizzò la popolazione. Vinse le elezioni. In questo momento purtroppo tutti i politici ricorrono a consulenti di immagine. Sono solo pochi che si sottraggono. Uno di questi fu la signora Thatcher, che mandò serenamente a quel paese i consulenti che le sconsigliavano il suo filo di perle che faceva troppo signora. Le perle gliele aveva regalate suo marito per la nascita dei loro gemelli e lei non le tolse mai. L’immagine è molto più importante per le donne che non per gli uomini. Siamo noi che seduciamo i maschi. Siamo noi che dobbiamo farli impazzire, mentre noi restiamo prede lucide così da scegliere quale sarà tra i nostri corteggiatori quello che più ci dà garanzie di mantenere la nostra prole. Questo è il motivo per cui i maschi hanno una libido maggiore, dovuta al testosterone, e le femmine hanno una maggiore civetteria. Un maschio col mascara e lo smalto perde di virilità. Innumerevoli donne piuttosto che andare con un maschio con il mascara e lo smalto preferirebbero fare il detenuto a Guantanamo. In fondo il waterbording non ha mai ammazzato nessuno e dicono che poi ci si abitui. Noi donne nutriamo il desiderio che il nostro corpo e i nostri vestiti siano ammirati. È un desiderio su cui galleggia una fetta enorme dell’economia Sarebbe fondamentale per una donna che decide di darsi alla politica, però, di tenere la sua civetteria fuori dai piedi. Non c’è nessun motivo per cui una donna sul posto di lavoro si debba sentire autorizzata mostrare più centimetri di pelle di quanto fa un uomo sullo stesso posto di lavoro. Ho trovato molto inopportuno il servizio fotografico che lei ha fatto con il fotografo Oliviero Toscani sulla rivista Maxim. Immagino che qualche ragazzo si sia masturbato guardando fotografie in cui era a letto sotto le lenzuola. Un personaggio politico dovrebbe evitare di causare erezioni. Molto più che inopportune, ma semplicemente ridicole, le parole di Christine Lagarde, che ha dichiarato che si occupa dei bilanci europei mentre è sullo step per rinforzare i glutei, perché adora avere natiche di ferro, lo stesso materiale di cui deve essere fatto il cuore che ha condannato a morte la Grecia. Lasciate i nostri glutei e la loro forma e consistenza fuori dai discorsi, se siete un personaggio che prende decisioni per tutti. L’armocromia citata incautamente da Elena Schlein, è una boiata pazzesca. La cosiddetta armocromia, neologismo che il computer tenta in continuazione di correggermi perché neanche lui l’ha mai sentito, non è semplicemente una maniera di armonizzare i colori. È un sistema assolutamente dogmatico e assolutamente arbitrario di oggettivizzazione del soggettivo, vale a dire una boiata pazzesca. Chi si dichiara armocromista sta dichiarando due menzogne, entrambe un po’ ridicole, che esista una scienza esatta per i colori del vestiario e che lei ne sia esperta. Viviamo in un mondo dove tutto è relativizzato, incluso il fatto che i maschi siano maschi e le femmine siano femmine. In Oregon hanno organizzato corsi di aggiornamento per insegnanti allo scopo di formarli al concetto che l’unicità del risultato in aritmetica , il fatto che due più due faccia sempre solamente quattro, è in realtà una forma di suprematismo bianco. Mentre tutto ha la consistenza fluida delle sabbie mobili, i dogmi delle armocromiste brillano di luce propria. In base all’incarnato le donne si dividono i quattro categorie, indicate con i nomi delle stagioni, a loro volta suddivise in quattro sottocategorie ognuna. Esiste quindi una supposta scienza che afferma che il verdolino slavato e il color melanzana scuro che la signora Elena Schlein porta addosso le starebbero bene e che questa bizzarra affermazione sia un scienza esatta e non opinabile. Che il verdolino stinto alla signora Elena Schlein stia bene, è un concetto assolutamente opinabile, mentre quello che non è opinabile è il fatto che vendere un parere estetico sull’abbigliamento come risultato di una scienza esatta sia semplicemente ridicolo. L’affermazione della signora Elena Schlein di non aver tempo di scegliersi vestiti da sola, è un gioiello di snobismo ed è un autogol. È un trucchetto che vorrebbe dare l’impressione di avere la giornata troppo piena di cose findamentali. È riuscito a trovare il tempo per comprarsi i vestiti da solo anche Winston Churchill. Riesce a trovare tempo per occuparsi di vestiti anche una madre lavoratrice con tre bambini a casa, sicuramente più impegnata della signora Schlein. Evidentemente la signora in questione non ha capacità organizzative. Il mio consiglio è di non sprecare tempo a fare i videogiochi che ama tanto, e di comprarsi i vestiti da sola: sarebbe un punto fondamentale. Potrebbe conoscere le commesse, rendersi conto del diverso costo di diversi vestiti e cercare di capire da cosa dipenda, tessuti, luogo di fabbricazione, luogo di vendita. Potrebbe cercare di capire in che percentuale quello che portiamo addosso è Made in China e in che percentuale è made in Italy. Potrebbe venirle in mente come evitare la delocalizzazione delle fabbriche di vestiario. Soprattutto potrebbe guardarsi allo specchio e decidere da sola quali colori le stanno bene, addestrandosi a prendere decisioni. Nella mia spassionata opinione il verdolino stinto le sta malissimo, ma è appunto un’opinione. L’estetica è opinabile. Quello che non è opinabile e che i colori che mettiamo addosso esprimono la nostra anima. Un capo politico o supposto tale, dovrebbe portare solo colori forti, quelli delle bandiere, verde smeraldo, rosso, blu, azzurro, nero, giallo e arancio. Esattamente come devono essere forti le sue parole, le sue idee. Ogni frase deve avere la potenza di un concetto espresso in maniera assolutamente chiaro e inequivocabile. Le tinte pastello scelte per la signora Schlein dalle cosiddette esperte sarebbero perfette per una fanciullina bon-ton che debba fare una buona impressione sui futuri suoceri. Per un capo politico sono un disastro. Un vero capo politico non si mette in posa né per Vogue né per Maxime, perché altrimenti squalifica sé stesso e il proprio partito. Se la signora Schlein ha trovato utili questi consigli, me lo faccia sapere, che le mando l’iban per i trecento euro.
SILVANA DE MARI: “Sotto l’armocromia niente”
2 commenti su “SILVANA DE MARI: “Sotto l’armocromia niente””
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Pensavo di esagerare quando dicevo che mi faceva ribrezzo…!
Esatta, convincente e divertente la riflessione di Silvana, anche se si parla di una tragicommedia politica esistenziale che vorremmo esserci risparmiati, per il bene nostro e della ancient sinistre.
E poi la nostra come neocromista i 300 testoni se li meriterebbe proprio, per i validi pareri armonicromici psicologici.