Per commemorare i 45 anni della legge n. 194, entrata in vigore il 22 maggio
del 1978, sulla legalizzazione dell’aborto, la rinata Unità ha pubblicato un
lungo articolo di Emma Bonino, una delle giovani combattenti più agguerrite di
quella stagione. “Stanno svuotando il diritto dall’interno, un attacco subdolo
difficile da combattere” queste le paure della più che matura leader della antica
battaglia. Il tarlo principale è senz’altro la attuale “maggioranza parlamentare di
destra reazionaria”… Ciò induce Bonino ad esclamare «Bisogna ribellarsi
contro il modello unico di famiglia».
Ritengo pleonastico replicare puntualmente alle parole della Bonino, ma molto
più illuminante riportare fedelmente le sue stesse dichiarazioni, che si
commentano da sole.
“Era il 22 maggio del 1978 quando con la legge 194 si poneva fine a
interruzioni di gravidanza clandestine operate con ferri da calza e altri metodi
improvvisati e rudimentali da mammane, che provocavano emorragie che
mettevano a rischio la salute e la stessa vita di molte donne».
La veterofemminista, colta da nostalgia, parla dell’AIED, l’Associazione
Nazionale per l’Educazione Demografica, presso cui militò per la causa
dell’aborto e della contraccezione «un gruppo di giornalisti, scienziati, uomini e
donne di cultura laica e democratica, che poi hanno ispirato la nascita dei
consultatori pubblici». Seguita poi l’articolo boniniano «Entrata in contatto con
Adele Faccio e insieme a Marco Pannella e Gianfranco Spadaccia
cominciammo un percorso di aiuto pubblico ad abortire alle donne che ne
avevano bisogno, e quindi di autodenuncia» e ancora «Il risultato del ‘78 fu un
insieme di referendum, non violenza, di tutti gli strumenti di cui disponevamo.
Una stagione di grande risveglio civile (erano gli anni del voto ai diciottenni,
l’introduzione del divorzio, dei contraccettivi, l’obiezione di coscienza). Quegli
anni furono, almeno per me, degli anni di profonda vitalità e impegno»
prosegue Bonino “E per ottenere il via libera la legge 194 ha dovuto subire un
sacco di compromessi, ma c’era, aveva iniziato a funzionare, abbassando il
numero di interruzioni di gravidanza, adesso invece siamo ridotti che abbiamo
una legge di fatto non applicata». E’ vero…Siamo veramente “ridotti” male…
Dopo l’excursus nostalgico, Bonino conclude disvelando le sue attuali paure
«Ma a preoccuparmi oggi non sono solo questi due limiti [ovvero l’obiezione di
coscienza e il presunto rifiuto dell’aborto farmacologico], o le varie campagne
dei movimenti Provita, che, soprattutto negli ultimi tempi, con manifesti
e messaggi molto violenti continuano ad opporsi all’indipendenza e alla libertà
di scelta delle donne. Il mio timore è che diventerà inapplicabile di fatto, in
tutte le Regioni». Emma Bonino non è la sola ad essere assalita da simili
preoccupazioni, che sicuramente le renderanno le notti insonni.
La Parlamentare di Italia Viva Laura Garavini ha attaccato duramente il
governo Meloni: “In Ungheria le donne che intendono interrompere la
gravidanza saranno obbligate ad ascoltare prima il battito del feto. Queste
sono le politiche decise dall’Orban al quale si ispirano le nostre destre. A
partire dalla stessa Meloni.” …Questo è vero… “Costringere le donne ad
ascoltare il battito cardiaco fetale” è una pura crudeltà… Le donne devono
abortire e basta, senza ascoltare, senza sapere e senza capire. Il tutto in nome
del loro superiore diritto alla libertà di scelta. Non poniamoci, ora, la domanda
di come si possa scegliere senza sapere. Non importa! Infatti, continua la
Garavini ”Non è questa l’Italia moderna che le nostre cittadine e i nostri
cittadini meritano per il proprio futuro. Per Italia Viva tutelare i diritti delle
donne, e delle madri, è fare azioni concrete. È dare diritti. Non togliere diritti”.
Il 45° anniversario della promulgazione della legge 194/78 angustia molto
anche Stefania Ascari, del M5S, la quale ha presentato un ordine del giorno,
approvato alla Camera dei Deputati quasi all’unanimità (257 favorevoli, tre
astenuti, nessun voto contrario) che impegna il governo “ad astenersi
dall’intraprendere iniziative di carattere anche normativo volte ad eliminare o
limitare il sistema di tutele garantito dalla legge n. 194 del 1978”.
Eppure, soltanto analizzando il dato normativo, le ansie di queste parlamentari
dovrebbero essere presto fugate.
La legge n. 194 è l’unica legge italiana che non sia mai stata modificata,
aggiornata o riformata, in 45 anni. È un vero e proprio feticcio ideologico.
Intoccabile. Eppure, l’ordinamento giuridico italiano è uno dei più volubili al
mondo, dal punto di vista legislativo. La mitica legge 194, invece, non è mai
stata minimamente scalfita. Persino la stessa Costituzione della Repubblica
Italiana è stata modificata, anche profondamente, ben sedici volte, mentre, la
194 è rimasta ferma al 1978. Intanto, l’esperienza di oltre quattro decenni della
medicina, della psicologia, dell’etica e della ricerca scientifica hanno fatto
sostanziali e fondamentali progressi nella delicatissima materia dell’aborto. Le
conoscenze non sono più quelle degli anni ’70 del secolo scorso, oggi
disponiamo di dati che non esistevano nel 1978.
A quanto sembra, i cosiddetti “progressisti” sono i maggiori fautori del più
tenace conservatorismo ideologico (anche se è irrazionale ed antiscientifico)
mai visto. Guai a chi tocca la legge n.194/78.
Se mai, anzi, la 194 ha conosciuto ulteriori aperture, molto recentemente.
Il 12/08/2020, il pluriresponsabile ministro della salute Speranza Roberto, oltre
ad occuparsi della pandemia in atto e della nascente campagna vaccinale, ha
trovato il tempo di emanare le nuove “Linee di indirizzo sulla interruzione
volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine”, meglio
conosciuta come pillola Ru486. Ricordo che, con la Delibera AIFA n. 14 del 30
luglio 2009, era stato già disposto l’impiego del farmaco mifepristone, per
l’interruzione volontaria farmacologica della gravidanza, limitandone, però,
l’impiego al regime di ricovero ospedaliero, ex art. 8 della legge 194/1978.
Ebbene, con le nuove linee guida del Ministro Speranza, oggi è consentita la
somministrazione della Ru486, fuori dell’ambito ospedaliero protetto e fino al
63° giorno di gestazione. Adesso si può abortire facilmente anche a casa…
Di cosa hai paura, dunque, Emma Bonino? Forse di te stessa, perché in oltre 4
decenni non hai ancora mai dubitato di avere potuto sbagliare.
Ma fai attenzione, Emma.
Errare humanum est, sed perseverare diabolicum est.
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