GUALDO ANSELMI: “Berlusconi buono e cattivo”

Berlusconi non è stato un uomo politico cristallino. Anzi, è stato l’uomo politico più abile e ambiguo del dopoguerra. Da una parte ha usato il potere istituzionale per rafforzare la propria posizione economica, che a sua volta rafforzava la sua posizione politica. Dall’altra parte creava posti di lavoro nel suo impero mediatico, utile per sostenere la sua carriera politica.
È stato anche messo sotto stallo dalla magistratura per le sue vicende erotiche, la quale, tuttavia, non vedeva i suoi molteplici conflitti di interessi. Molto umoristicamente fu condannato per un certo periodo a svolgere lavori socialmente utili in surrogazione di una pena carceraria per frode fiscale.
Ha avuto anche il pregio di non omologarsi al potere occulto e sovranazionale che domina e condiziona la politichetta italiana. Fu costretto a dimettersi quando i burattini europei degli USA sentenziarono che non faceva del tutto i loro interessi. Denunciò quello che lui chiamava la truffa dello spread, un giochetto speculativo finalizzato ad indebolire l’economia italiana e renderla avvinta a quella dei potentati americani.
Ultimamente ha pubblicamente denunciato l’origine della guerra tra Ucraina e Russia, da attribuire all’invasione dei territori russofoni del Donbass da parte di uno Stato ucraino totalmente manovrato dagli USA.
Il suo grande limite intellettuale fu quello di non aver capito l’uso strumentale del COVID-19 e il vaccino conseguente, creati entrambi come armi di infiacchimento delle masse, tant’è vero che le sue condizioni di salute peggiorarono decisamente dopo essere stato contagiato ed essersi volontariamente sottoposto a tre gradi di vaccinazione.
Pur con tutti i limiti e le ambiguità del personaggio non era dedito al saccheggio delle casse dello Stato, e ha ben dimostrato una sua volontà di difendere l’autonomia italiana e gli interessi della piccola impresa nel caos della globalizzazione economica.
Dunque, rimpiangeremo Berlusconi non tanto per la sua statura di capo di Stato, ma per l’iniquità dei regimi a lui seguiti, per il subdolo impero della globalizzazione “culturale” ed economica che si sta affermando con la complicità indiretta di un popolo ignorante e passivo. Un popolo che lui ha decisamente formattato, tramite il suo impero televisivo, ad un ideale di benessere fatto di apparenza e scemo ottimismo.

5 commenti su “GUALDO ANSELMI: “Berlusconi buono e cattivo”

  1. Grazie Gualdo, concordo con la tua affermazione che è molto difficile concentrare un giudizio su una personalità così poliedrica e “multilaterale” in una paginetta. Si possono trattare solo gli aspetti salienti della sua azione e riconoscerne il bilancio essenzialmente positivo.

  2. Caro Gualdo,
    la tua affermazione iniziale rappresenta un tipico esempio di figura retorica (ossimoro). Infatti Berlusconi , è vero, non ha mostrato limpidezza nella sua attività politica. Poco male perché se lo avesse fatto sarebbe stato una unica eccezione nel settore. In più la circolarità viziosa che tu indichi (potere al servizio dell’economia delle sue aziende) se da una parte è vera dall’altra potrebbe sicuramente essere interpretata come economia delle aziende funzionale a una gestione saggia e produttiva del potere. L’onda competitiva nata dalla sua attività industriale nel settore dei media avrebbe potuto essere cavalcata anche dalla RAI , cosa che purtroppo non è avvenuta (a giudicare dai bilanci) ma sicuramente non per il conflitto di interessi che i nemici giurati di B. hanno sempre esibito come ostacolo alla crescita. Una condotta imprenditoriale non virtuosa della RAI credo che da anni dovesse essere imputata alla lottizzazione sbilanciata e infausta dell’ente pubblico piuttosto che alla concorrenza “sleale” del gruppo di B.
    Apprezzo le tue conclusioni che mi sembrano equilibrate e aderenti a quanto la realtà del paese ha restituito dell’era berlusconiana che , dicono persino i detrattori, rimaneva definibile come tale anche quando al potere per non pochi anni salivano “gli altri”. Ed anche quando il “demone” veniva condannato in via definitiva o addirittura destinato ai servizi sociali.

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