LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Di corsa”

È di corsa che assistiamo allibiti
Stupefatti ad ogni angolo della strada
Ignari spettatori della menzogna
Di tutti i giorni
Costruita di corsa
Artefici
Dell’aria che si insinua
Malvagia
Sottile
Disinvolta ospite delle nostre membra
Testimone ignara
Della fine frettolosa di tante speranze
Del sogno di una natura incontaminata
E del mistero eterno della luce
Occupati come siamo a trafiggere il prossimo
A vincere sfide impossibili
A comunicare i nostri successi
Le nostre frustrazioni
I nostri pensieri
Le nostre gioie
Le nostre attese deluse
A respirare
I nostri tramonti inquinati
Le nostre aurore stanche di ripetersi
Monotone
Nella monotona processione delle stagioni
È di corsa
Che agitiamo la mente
Impazienti di giungere alla fine del nostro tempo
Incredibile e solitario
È di corsa che amiamo
La chimera dei nostri sogni
E preghiamo
La cantilena del dolore dell’uomo
È di corsa che ci trasciniamo inerti nell’abisso
Del viaggio verso l’ignoto
Spavaldi atleti
Impreparati
Insabbiati nel deserto dell’inutile
Arrogante tenzone della vita
E quando non corriamo
Corrono all’impazzata le cose intorno a noi
Continuano le guerre
Cambiano in fretta i confini e i costumi del mondo
E mentre ci fermiamo ansimanti
Esageratamente i
Stanchi
Obbligatamente
Smarriti
Ad osservare l’azzurro struggente della riva del mare
La suggestione di un’onda
O il profilo nel cielo di una catena di monti
Ad ascoltare il sussurro di una sorgente
O il sibilo del vento fra le fronde
Tutto si muove
Intorno a noi
Irrimediabilmente
Inesorabilmente
Terribilmente
Di corsa

Foto di copertina: “Di corsa” dal web

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