SIMONETTA ERCOLI: “Viaggiando per deserti (2) – USA – Una valle di monumenti”

Il deserto non si può immaginare… si può soltanto vivere! Si insinua lentamente dentro di te, man mano che lo attraversi, con i suoi colori, i suoi contorni indefiniti, gli scorci sempre diversi e la sua incredibile vastità.

La strada che porta nel cuore della Monument Valley, la Highway 163, segue un percorso rettilineo a perdita d’occhio; il suo andamento leggermente in discesa ci dà l’impressione di “sprofondare” letteralmente nel cuore dell’immenso pianoro. Il cielo plumbeo e incombente rende il paesaggio spettrale, ma lo scroscio violento e improvviso riporta rapidamente il sereno e ci appare la valle nella sua completa suggestione.

Monument Valley

La Monument Valley (Lat.37° 0′ 15.283″ N – Long.110° 10′ 24.523″ W) si estende tra gli Stati dell’Arizona e dello Utah. È un vasto plateau di origine fluviale, scolpito da imponenti guglie rocciose e bastioni di arenaria, rossiccia per la presenza di ossido di ferro, caratterizzati da sommità piatte e basi sopraffatte da pietrisco e sabbia. Antico bacino di pianura, ispessito per milioni di anni dai sedimenti portati da vento e acqua, strappati alle Montagne Rocciose dall’erosione. Poi il plateau, così innalzato, è diventato a sua volta oggetto privilegiato dell’erosione, che lo ha tagliato, dilavato e sfogliato, creando le meravigliose sculture rocciose che lo dominano.

Lo sguardo del deserto rivolto al cielo

Sono andata incontro al tramonto,

cantando.

Nel mio cuore danzavo,

come leggera nuvola di sabbia,

sollevata in sinuose volute

dal respiro del deserto.

Colori, silenzio,

sottili e indefiniti profumi

in osmosi con il mio corpo:

un materializzarsi e un disperdersi

in equilibrio dinamico.

Completamente assorbita dal tutto,

parte integrante e pulsante del Creato

in quel angolo remoto.

Stretta teneramente

nel caldo abbraccio del deserto

sono andata incontro al tramonto.

Colori, silenzio, profumi

Nel buio della notte ho la sensazione di essere praticamente sola, immersa nel vuoto creato dall’immenso buio che mi circonda, ma il Grande Carro mi svela la posizione, almeno mi indica il nord! Infatti, Merak e Dubhe, le stelle più luminose della costellazione dell’Orsa Maggiore, disegnano la parte anteriore dell’asterisma del Grande Carro e sono dette stelle puntatrici o indicatrici, perché il prolungamento del segmento che le unisce punta verso α Ursae Minoris, la Stella Polare, che indica il Polo Nord Celeste.

Orientamento con la Stella polare

I Romani utilizzavano il Grande Carro per orientarsi nel cielo notturno, perché era una costellazione sempre presente nel cielo (circumpolare) e la chiamavano Septem triones (dal latino sette buoi agricoli, cioè che trainavano il carro nei campi), da cui il nostro settentrione.

Anche gli indiani Navajo, che gestiscono la riserva autonoma della Monument Valley, riconoscono questa costellazione come la più importante del cielo e ad essa associano la figura ideale di Nahookos Bi’ka’, il maschio guerriero, il capo e il padre, che provvede alla sua famiglia e la difende con l’arco e le frecce.

Figura ideale Navajo di Nahookos Bi’ka’

1 commento su “SIMONETTA ERCOLI: “Viaggiando per deserti (2) – USA – Una valle di monumenti”

  1. Complimenti Simonetta, sono ritornato al confine Utah e Arizona nella Monument Valley grazie ai tuoi versi.
    Io sono stato lunghi anni in California per lavoro e naturalmente ho visitato la Valle . Nella mia riflessione che ti propongo ho voluto rimarcare che dopo la prima visita ed un successivo sorvolo solitario non sono più tornato , quasi per mantenere intatte e incontaminate quelle stupende immagini nel mio ricordo .

    Monument Valley di Giorgio Bongiorno

    In quella valle
    ho lasciato i colori del deserto
    un poco delle carezze del vento
    lo struggente fascino di quelle geometrie
    forse anche la melodia di antichi canti
    preziose celebrazioni di secoli remoti
    a dipingere la meraviglia e la magia
    di quelle ardite forme
    la religione e il mito di quegli interminabili silenzi
    Non sono tornato poi
    per mantenere intatto quel ricordo
    come si fa con le mostre d’arte
    e non considerare consuetudine
    la splendida
    sublime monotonia
    di quelle ardite rocce
    di quei giochi di luce
    disposti da una mano divina
    a impressionare l’anima
    preziosi monili
    a decorare il profilo incontaminato del cielo

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