SILVANA DE MARI: “Cristianesimo e laicità”

La Francia si dichiara laica. Gesù Cristo ha detto “chi non è con me è contro di me”. In effetti la laica Francia, è anticristiana. È vietato anche portare una crocetta la collo nei luoghi pubblici incluse le suole. La rivoluzione francese ha macinato morti a metri cubi per generare una libertè talmente stitica e ossuta da non permettere a scuola  nemmeno una crocetta al collo o il segno della croce in mensa, prima di mangiare cibo halal, perché se non fosse halal gli studenti musulmani non mangerebbero e poi in molti quartieri non esistono più macellerie non halal. Il cristianesimo è stato sospeso nelle due folli religioni atee, il comunismo sovietico e il nazismo tedesco, è nella laicità postsessantottina è stato deriso e ridicolizzato da un branco di minuscoli gnomi che non hanno capito che la loro statura nasceva dal fatto che posano i piedi su duemila anni di cristianesimo. E noi, che siamo il popolo, il popolo degli uomini liberi perché la libertà, l’assunzione di  cristiano responsabilità, la colpa che è solo nostra, non della società, non dei nostri avi, la potenza che ci appartiene in quanto fatti a immagine somiglianza di Dio, noi abbiamo nascosto la nostra religione aggredita, ce ne vergogniamo. In Francia chi porta una crocetta al collo è sbattuto fuori dalle scuole. Abbiamo dovuto nascondere la nostra religione nel nostro poema epico, Il Signore degli Anelli, in mezzo a draghi e nani, orchi elfi e battaglie, dove il mondo sarebbe stato perduto o salvato. Per sempre. Come è nella realtà di questi ultimi cento anni. Come sarà nella realtà dei prossimi.

Da più di un secolo il cristianesimo è  sotto attacco, veramente da più di due secoli, se si comincia con l’illuminismo. L’illuminismo ha significato un paio di picconate secche a Santa Madre Chiesa, che onestamente, se le era cercate, ma l’illuminismo ha significato anche due picconate al Cristianesimo e il Cristianesimo è l’unica ideologia che ha difeso il bambino.

Astianatte, il figlio dello sconfitto, il figlio di Ettore nell’Iliade,  nel cristianesimo non può essere ucciso. Sospeso il cristianesimo la vita di Astianatte è spazzatura.

Nel cristianesimo il figlio del reprobo, non può essere ucciso, perché la responsabilità non è genetica, ma personale. La cellula madre del genocidio, la cellula madre della cultura di morte in cui tutti siamo immersi, è lo sterminio della famiglia dello zar, quattro ragazzine e un bambino ammalato di emofilia.

Cosa è la cultura di morte? Una capacità di manovrare le emozioni per cui l’indignazione davanti all’assassinio intenzionale dell’innocente è minimo mentre l’indignazione davanti a crimini “discutibili”, è immensa. Questa follia emozionale costituisce l’inganno universale. Quanta indignazione provate davanti a Lenin e Trotsky che hanno ordinato quello sterminio? Poca? Nulla? Quanta indignazione provate per delle ragazzine che portavano broccati d’oro mentre il popolo era in miseria? Enorme. Che poi sia una follia immaginare che una ragazzina nata figlia dello zar altro potesse fare che non portare quei vestiti, è irrilevante.  Assassinato la Zar, la miseria del popolo è diventata enorme, al punto da arrivare al cannibalismo.

Quanti film avete visto sui gulag? Quanta è la vostra emozione? Milioni di morti: è un ammasso di sillabe. Nessuno di quei morti per voi è una persona. Ma noi ci muoviamo con le emozioni. Quanti film avete visto sui cristiani massacrati nei gulag, nel lager, nei gulag cinesi, nei campi di sterminio di Che Guevara, nella Spagna repubblicana, una media di settanta sacerdoti al giorno, in Messico. Quanto avete letto sui seminaristi che per la colpa di essere seminaristi sono finiti in gulag dove sono morti e dove prima di morire sono diventate le puttane del campo, perché era gente che portava la sottana? Nessuno. Quanti film avete visto dove i cardinali o i preti sono psicotici criminali? Un mucchio. Sun City, Schegge di paura, i primi due che mi vengono in mente.

Quanto sapete sugli ospedali e le scuole create in Africa e in Asia, sulle epidemie fermate, sugli schiavi liberati? Il cristianesimo è stato appiattito su inquisizione e i preti pedofili. Tutto è cristianesimo. Il cristianesimo è un fiume, un fiume enorme, immenso di cui fanno parte scienza, arte cultura, che tra l’altro, senza gli amanuensi che hanno salvato la cultura greca e romana, non ci sarebbero stati. Il socialismo, la giustizia sociale, la pari dignità degli uomini e della donne, già preconizzata da San Paolo, fuori dal cristianesimo sono impensabili. E infatti si sono formati qui. Scacciato dalle facoltà di filosofia e di storia, dai giornali e dalle scuole, reso marginale anche nelle Chiese sempre più scristianizzate, il cristianesimo di è rifugiato nel Fantasy, nella letteratura fantastica.
Io non ho fatto studi letterari, e la mia passione sono la storia e la psicologia. Questo da un lato è stato un vantaggio. Essere un barbaro, un outsider può essere un vantaggio: chi non conosce gli schemi classici della narrazione ha facilità a non applicarli e quindi a  inventarne di nuovi. Una cosa che ho scoperto solo pochi anni fa: il cristianesimo di Tolkien e Lewis, autori rispettivamente de Il Signore degli Anelli e Le cronache di Narnia, i due testi che hanno fondato il Fantasy. Sul cristianesimo di Tolkien ha parlato nei suoi bellissimi libri Paolo Gulisano. Nella autobiografia “Sorpreso dalla gioia” Lewis raccontò con queste parole il miracolo del cambiamento avvenuto in lui:
“Durante il trimestre della Trinità del 1929 mi arresi, ammisi che Dio era Dio e mi inginocchiai per pregare: fui forse, quella sera, il convertito più disperato e riluttante d’Inghilterra. Allora non mi avvidi di quello che oggi è così chiaro e lampante: l’umiltà con cui Dio è pronto ad accogliere un convertito anche a queste condizioni. Per lo meno, il figliol prodigo era tornato a casa coi suoi stessi piedi. Ma chi potrà mai adorare adeguatamente quell’amore che schiude i cancelli del cielo a un prodigo che recalcitra e si dibatte, e ruota intorno gli occhi risentito in cerca di scampo? Le parole compelle intrare, obbligali ad entrare, sono state così abusate dai malvagi che a sentirle rabbrividiamo ma, opportunamente comprese, scandagliano gli abissi della misericordia Divina. La durezza di Dio è più mite della dolcezza umana, e le Sue costrizioni sono la nostra liberazione.” (Sorpreso dalla gioia, Milano 1997, pag. 166)

Questo è un punto fondamentale, sorpreso dalla gioia. Noi siamo abituati dall’illuminismo e dalla successiva storiografia marxista  a considerare il cristianesimo, a leggere il Cristianesimo come una storia di arbitrio e potere.

Per carità c’è stato anche questo, ma è un delirio ridurlo a questo.

Il cristianesimo è gioia, può essere estasi.  Se la volete in termini biochimici vuol dire avere i neurotrasmettitori serotonina ed endorfina a palla, se la volete in termini statistici, quando siamo stati  molto religiosi e con segni di affiliazione al gruppo forti, abbiamo avuto un sesto di depressione rispetto a ora che siamo laici.

L’ateismo è un dolore. Abbiamo dato via il posto di figli di Dio per diventare un bambino in più all’orfanatrofio. Come ci è venuto in mente di diventare atei?

Lo spiega Camus nella peste, quando fa dire a un suo personaggio, il medico, che preferisce credere che Dio non esista, che accettare un Dio onnipotente che permette che i bambini muoiano nel dolore.

L’errore è il concetto di onnipotenza. La parola onnipotente in realtà non è contenuta nelle Scritture, è un errore di traduzione. Dio Ha creato l’uomo libero, e facendo il male l’uomo ha introdotto il dolore nel mondo. L’onnipotenza di Dio è negata nel Cristianesimo, dove Dio viene addirittura crocefisso.

Il Cristianesimo afferma il valore del dolore, il dolore non è una punizione ma un passaggio: il dolore subito dal Cristo salva il mondo, è il dolore travolto dall’umiliazione del torturato. Noi possiamo risorgere insieme a Lui.

Questo è anche il punto straordinario del Cristianesimo: nel momento in cui qualcuno diventa vittima, diventa automaticamente il Cristo, diventa il Cristo, il figlio di Dio incarnato: così per le vittime del roghi, così per quelle dei lager e dei gulag.

Da un secolo siamo immersi in una cultura di morte perché abbiamo rinnegato il Cristianesimo, abbiamo rinnegato la spiritualità biblico evangelica che è il caposaldo della nostra civiltà. Il socialismo è figlio del cristianesimo, perché fuori del cristianesimo la compassione per il meno forte non c’è, ma è stato stravolto e reso caricaturale e omicida. La giustizia è un concetto che non appartiene alla natura, e infatti il buon selvaggio non ce l’ha, leviamoci il mito del buon selvaggio dalla testa. l’evoluzione è basata sul fatto che i forti prevarichino sui deboli e ne annientino la discendenza.

Questo vuol dire il Noi non possiamo non dirci cristiani di Benedetto Croce. Per questo una laicità francese è un ridicolo disastro. Non si costruisce sul nulla.

1 commento su “SILVANA DE MARI: “Cristianesimo e laicità”

  1. Confesso che seguire Silvana De Mari spesso mi riesce difficile. Lei stessa ha ammesso che deve riuscire a parlare più lentamente.
    Anche quando scrive mi capita di perdermi nel seguire i suoi ragionamenti e questo è certamente dovuto al fatto di non avere quel bagaglio di cultura e di conoscenze che le sono riconosciute anche al di fuori della sua preparazione professionale in Medicina e Psicologia.
    Nell’articolo di oggi Silvana parte dal falso concetto di laicità nella società francese e come solo seguendo e praticando l’esempio di Gesù possiamo vivere serenamente e in pace con noi stessi.
    Trovare nella Misericordia di Dio la gioia che, come ben scritto può diventare estasi, ma anche se non arriva a tal punto , la gioia d’essere cristiani ci fortifica interiormente e neppure la morte ci spaventa perché sappiamo che alla fine dei nostri giorni ci offriamo al Padre nostro immenso e misericordioso.
    Una cosa veloce mi viene in mente che forse non dovrei dire: chi ha Fede non commetterà mai omicidio ne tantomeno sarà così debole e disperato da suicidarsi.
    Spero un giorno di riuscire a leggere e ad interpretare il Cristianesimo attraverso
    gli scrittori citati e i loro libri : Tolkien e Lewis ,il primo con il libro il Signore degli Anelli e il secondo con “le cronache di Narnia “ .
    Quelli che poi hanno iniziato la lettura Fantasy .
    Ma tutto il testo di Silvana De Mari è ricco di annotazioni e spunti che meritano di essere studiati e approfonditi.
    Per quanto riguarda la cristianità ho fatto una ricerca ed ho trovato un articolo scritto su un giornale niente che meno da Joseph Ratzinger : si parla anche di Islam ma a me interessa evidenziare il confronto tra la cristianità, il non essere cristiano o più semplicemente ateo.
    <<L’Europa scopre se stessa nel modo più chiaro quando viene messa con forza di fronte a ciò che rappresenta l’opposto della sua essenza.
    Solo se il concetto di<> rappresenta una sintesi di realtà politica e idealità morale può diventare una forza determinante per il futuro.
    L’Islam è sin dal suo inizio, per certi aspetti un ritorno ad un monoteismo che non accetta la svolta cristiana verso un Dio diventato uomo e che si chiude ugualmente alla razionalità greca e alla sua cultura, che oltre all’idea dell’incarnazione di Dio era diventata parte integrante del monoteismo cristiano.
    L’Islam nel XVIII sec ha perso il proprio peso politico e morale e nel XIX i sistemi giuridici europei hanno prevalso perché staccandosi dal fondamento cristiano si sono sentititi universalmente universalizzabili.
    La fede nell’Islam si presenta sotto forma di un sistema più o meno arcaico di modi di vivere legati al diritto civile o penale.>>
    Con parole mie cerco di dire che la separazione di Fede e Legge, tra religione e diritto tribale non viene compiuta nell’Islam e non è neppure effettuabile senza che si tocchi la sua stessa essenza.
    La cristianità, la Fede in Cristo, è insita in un sistema giuridico che la fissa etnicamente culturalmente, almeno così doveva essere non solo in Francia ma in tutta Europa: questo era il sogno, il progetto coltivato da Giovanni Paolo II e dall’allora Cardinale Ratzinger quando si incominciava a parlare di Europa dei Popoli.
    Nel contempo al cristiano, la Fede in Cristo, non pone limiti alla razionalità., laddove la sintesi cristiana vede, invece, lo spazio della Ragione.
    Al contrario nell’Islam tali sistemi giuridici vengono sentiti necessariamente per questo, come empi e contrari alla religione.
    Oggi assistiamo alla crisi nella quale è finito il diritto naturale europeo dopo che esso stesso ha rinunciato del tutto ai propri fondamenti religiosi e minaccia di fatto di mutarsi, improvvisamente, in un dominio dell’anarchia.
    <>. Sono ancora parole di Papa Benedetto XVI .
    Ratzinger rivolge un ultimo accorato appello affinché l’Europa riscopri e riaffermi la sua vera origine e identità. Riconoscendo che è più naturale vivere come se Dio ci fosse piuttosto che come se Dio non esistesse.
    Francesco Violini

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