MAGDI CRISTIANO ALLAM: “La “casa familiare autosufficiente” e il modello di sviluppo localistico”

Cari amici buongiorno e buon fine settimana. Spero che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati sereni, fortificati e determinati.
Ringrazio Euro Rossi che stamattina mi ha trasmesso un video su “Warka Water”, un progetto italiano per raccogliere l’acqua potabile in Etiopia. Ideato dagli architetti Arturo Vittori e Andreas Vogler, consiste in una torre di raccolta dell’acqua realizzata a mano e con materiali naturali. È rivolto alle popolazioni rurali dei paesi in via di sviluppo, dove le condizioni infrastrutturali ed igieniche rendono l’accesso all’acqua potabile quasi impossibile.
La torre dell’acqua ha una struttura reticolare a maglia triangolare realizzata con il giunco, materiale naturale facilmente reperibile e può essere costruita facilmente dagli abitanti stessi. All’interno della torre, alta 9 metri, è alloggiata una rete realizzata con un tessuto speciale, polietilene tessile, in grado di raccogliere l’acqua potabile dell’aria tramite condensazione.
La struttura pesa solo 60 kg, è composta da 5 moduli che possono essere installati dal basso verso l’alto da 4 persone senza la necessità di ponteggi, data la sua leggerezza il sistema deve essere fissato al terreno. “Warka Water” può raccogliere fino a 100 litri di acqua potabile al giorno.
Il progetto italiano raccoglie al suo interno i segni di diverse fonti di ispirazione, che uniscono l’aspetto sociale, ecologico ed estetico.
Il nome Warka scelto per il progetto, deriva dalla lingua etiope ed identifica un grande albero di fico, che nella tradizione è simbolo di fecondità e generosità.
Allo stesso tempo Warka, nella cultura pastorale etiope, designa il luogo di aggregazione e istruzione della comunità.
Da un punto di vista ecologico, il sistema trae ispirazione dal piccolo coleottero Namib, copiando le sue strategie di adattamento al clima. Il piccolo insetto raccoglie l’acqua del deserto facendo condensare l’umidità sul suo addome, dove si trasforma in piccole gocce, che scivolando sul dorso idrorepellente, raggiungono la bocca.
Infine, da un punto di vista estetico gli architetti si sono ispirati all’artigianato tradizionale etiope ed alle nasse tradizionali utilizzate nel Mediterraneo.

Ebbene, a mio avviso, il principio della “casa familiare autosufficiente”, realtà che già esiste, che produce autonomamente l’energia necessaria per l’illuminazione, l’acqua calda e il riscaldamento, che purifica le acque reflue, che ricicla tutti i rifiuti recuperando i materiali e alimentando l’energia, è alla base della nostra proposta di un nuovo modello di sviluppo che mette al centro la famiglia naturale e, al suo interno, la persona umana.
La casa familiare autosufficiente deve essere parte di una “comunità locale”, che sussiste sul proprio territorio in armonia con la natura circostante, valorizzando la specificità delle risorse ambientali, culturali e della creatività umana, creando lavoro in loco per i residenti, in modo che tutto avvenga sul proprio territorio, si dice “a km 0”, dalla produzione agricola, artigianale, industriale, tecnologica, all’insieme delle attività sociali, dall’istruzione alla sanità, dall’amministrazione pubblica alla giustizia.
Il modello a cui ci ispiriamo sono i monasteri benedettini, i micro-cosmi che costruirono dalle fondamenta la civiltà cristiana dell’Europa dopo il crollo nel 476 dell’Impero Romano d’Occidente, che era il mondo globalizzato dell’epoca.

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l’Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore e Presidente della Comunità “Casa della Civiltà”

Sabato 29 luglio 2023

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