LA REPUBBLICA: “Amnesty International e 379 esponenti della società civile contro il Memorandum d’intesa tra Unione Europea e Tunisia”

La Repubblica, 16 agosto 2023 – Sono 379 i ricercatori e i membri della società civile del Sud e del Nord del mondo a firmare una lettera contro il “Memorandum d’intesa su un Partenariato strategico e globale tra l’Unione Europea e la Tunisia”, firmato il 16 luglio 2023, contro le politiche di esternalizzazione delle frontiere dell’UE, contro le dichiarazioni anti-migranti fatte dal presidente Kaïs Saïed, dal ministero dell’Interno, dal ministero degli Affari Esteri e da diversi membri dell’Assemblea dei Rappresentanti del popolo.

L’opportunismo dell’Unione Europea – Sebbene l’allineamento della Tunisia alle politiche di esternalizzazione delle frontiere dell’UE sia stato a lungo documentato – si legge nella lettera – denunciamo ciò che oggi consideriamo un pericoloso punto di svolta nell’approvazione di queste politiche e dei presupposti razzisti che le sostengono. Le autorità tunisine hanno mostrato sempre più la loro determinazione a rafforzare un sistema di esclusione e sfruttamento dei cittadini dei paesi dell’Africa subsahariana. Invece di condannare questa escalation razzista, basata sui discorsi populisti e complottisti che caratterizzano l’attuale deriva autoritaria del Paese, i rappresentanti europei stanno strumentalizzando la cosiddetta migrazione irregolare presentandola come una “piaga condivisa”. L’UE sta quindi sostenendo opportunisticamente e irresponsabilmente le posizioni del presidente e alimentando l’odio contro i migranti e contro i neri, con la scusa di aiutare la Tunisia a proteggere i propri confini.

Le bugie sulle migrazioni – Esprimiamo la nostra piena solidarietà alle persone in movimento e respingiamo ogni incitamento all’odio su entrambe le sponde del Mediterraneo. Come ricercatori e membri della società civile che lavorano su questi temi, desideriamo anche contrastare la disinformazione diffusa da alcuni politici, giornalisti e individui che si spacciano per accademici tunisini, i quali espongono argomenti razzisti privi di qualsiasi base fattuale. C’è un urgente bisogno di interrogarsi sui motivi per cui le popolazioni vulnerabili vengono utilizzate come capro espiatorio per mascherare i fallimenti del mantenimento dell’ordine pubblico in Tunisia. I cittadini dei paesi dell’Africa subsahariana non stanno “affliggendo” il Paese.

I naufragi – Il discorso del Presidente del 21 febbraio 2023 in cui ha parlato di “orde di migranti subsahariani” che minacciano la “composizione demografica” del Paese, ha scatenato violenti attacchi contro i neri, ma anche diffusi arresti arbitrari, sgomberi improvvisi e licenziamenti. Mentre diverse ambasciate organizzavano voli di rimpatrio, molte persone sono fuggite via mare: il numero di naufragi e di morti e sparizioni al largo delle coste tunisine è aumentato drammaticamente durante questo periodo. Alcune centinaia di persone stanno ancora tenendo un sit-in davanti agli uffici dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati a Tunisi, chiedendo di essere evacuate o reinsediate in Paesi sicuri.

I raid contro i migranti – All’inizio di luglio questi attacchi si sono intensificati nella città di Sfax in seguito all’uccisione di un cittadino tunisino, attribuita a un africano sub-sahariano, preceduta dall’accoltellamento e dalla morte di un uomo del Benin. Le forze di sicurezza hanno aumentato i loro raid a Sfax, deportando almeno 1.200 cittadini subsahariani ai confini con Libia e Algeria, in zone desertiche inaccessibili e militarizzate. Abbandonati nel deserto senza acqua e cibo, dopo essere stati spesso maltrattati, molti migranti deportati con la forza hanno condiviso immagini e video angoscianti. Queste gravi violazioni sono state smentite dal Ministero dell’Interno. Almeno 20 decessi sono stati confermati da varie fonti, ma il numero effettivo è probabilmente molto maggiore.

La disumanizzazione delle persone – Dietro le categorie intrise di razzismo come “subsahariani”, “africani” o “irregolari”, ci sono studenti, lavoratori, rifugiati e richiedenti asilo, persone che hanno raggiunto la Tunisia per cure mediche, persone che aspettano da anni il permesso di soggiorno, così come ci sono persone che non hanno potuto lasciare il Paese per rinnovare il visto. Questa diversità di background e status è resa invisibile, con il risultato di un’ulteriore emarginazione e disumanizzazione delle persone. Molti cittadini stranieri in Tunisia non sono in grado di regolarizzare il proprio soggiorno a causa di un quadro giuridico obsoleto e incoerente e di procedure amministrative lente e complesse. Come accade per molti tunisini in Europa, la loro mobilità è resa irregolare da leggi e pratiche che classificano i cittadini del continente africano come “desiderabili” e “indesiderabili”, e che criminalizzano una larga fetta della sua gioventù. Al contrario, la permanenza irregolare di migranti provenienti da Paesi occidentali – piuttosto diffusa in Tunisia – non è vista come un problema di sicurezza.

La mancanza di politiche lungimiranti – Inoltre non vi sono prove suggeriscano che i lavoratori migranti siano responsabili del deterioramento dell’economia tunisina, come invece sostengono i discorsi xenofobi di alcune autorità. Come molti tunisini, i lavoratori stranieri sono infatti spesso sfruttati ed esposti ad alti livelli di insicurezza e vulnerabilità alimentare. L’attuale crisi in Tunisia è invece radicata nella mancanza di prospettive economiche, nelle ricadute delle politiche di austerità sostenute a livello internazionale, nella gestione del debito pubblico e nell’incapacità dello Stato di affrontare le disuguaglianze socio-economiche.

L’accordo con l’UE non tutela la sovranità tunisina – Il Presidente Kaïs Saïed dice di difendere la sovranità della Tunisia e di non volere trasformare il Paese in un luogo di “reinsediamento” per i migranti espulsi dall’Europa. Tuttavia la sua adesione al Memorandum – in cui l’UE si impegna a fornire sostegno finanziario a Tunisi per la gestione delle frontiere – dimostra che la Tunisia continuerà a impegnarsi pienamente a proteggere i confini dell’UE. Il Presidente mantiene quindi la stessa linea di condotta dei suoi predecessori, e potrebbe andare anche oltre, visto che l’accordo parla di un “sistema di identificazione e rimpatrio dei migranti irregolari già presenti in Tunisia nei Paesi di origine”. Ciò suggerirebbe lo sviluppo dell’approccio degli “hotspot”, ovvero i flussi migratori sono gestiti alle frontiere esterne dell’UE in paesi come la Tunisia, impedendo così alle persone in movimento qualsiasi accesso al continente europeo. Mentre il governo sostiene di rifiutare l’insediamento di cittadini sub-sahariani in Tunisia, questa linea di condotta comporterebbe di fatto il loro confinamento nel paese.

La mancanza di trasparenza – In linea con gli accordi sulla migrazione sottoscritti prima e dopo la rivoluzione del 2011 tra la Tunisia e l’UE, questo Memorandum è stato firmato in modo non trasparente, senza alcuna consultazione preventiva con membri del parlamento, sindacati o esponenti della società civile. Non prevede né garanzie specifiche per il rispetto dei diritti fondamentali, né disposizioni di controllo sull’utilizzo degli aiuti finanziari e materiali assegnati alle forze di sicurezza tunisine. L’UE sta quindi di fatto dando alla Tunisia un assegno in bianco. Finché non si affronteranno le cause strutturali della cosiddetta migrazione irregolare e finché l’accesso alla mobilità non sarà radicalmente ripensato, questo approccio di sicurezza alla gestione delle frontiere non fa altro che rendere più mortali le migrazioni e rafforzare i trafficanti.

Le disuguaglianze – Il memorandum si allinea ai modelli economici che alimentano le cause della migrazione e l’ampliamento delle disuguaglianze. Gli incentivi proposti dall’Ue, come l’agevolazione dei visti per “partnership qualificate”, sono già stati promessi alla Tunisia ma non si sono mai concretizzati. L’esternalizzazione dei confini dell’Europa colpisce quindi tutti coloro che sono ritenuti “indesiderabili” dall’UE: sia tunisini che altri cittadini del continente africano. Inoltre, il presunto desiderio del Memorandum di “preservare la vita umana” è poco credibile dato che quasi 27 mila persone sono morte o sono scomparse nel Mediterraneo dal 2014 a causa delle politiche dell’UE e di vari Stati membri che criminalizzano il salvataggio in mare.

Il diritto di emigrare – L’unico modo per difendere gli interessi e la dignità dei tunisini e di tutte le altre persone in movimento presenti nel Paese è stabilire un dialogo costruttivo con i tunisini e gli stranieri interessati da queste politiche, nonché con le organizzazioni che li rappresentano, con i membri della società civile e con i ricercatori. Questi scambi dovrebbero dar luogo a una riflessione collettiva sulle alternative politiche all’attuale regime omicida delle frontiere, riconoscendo la migrazione come un diritto e come una risorsa per tutti.

https://www.repubblica.it/solidarieta/immigrazione/2023/08/16/news/tunisia_oltre_trecento_esponenti_della_societa_civile_si_schierano_contro_il_memorandum_dintesa_tra_unione_europea_e_tunis-411306742/amp/

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