Roma, 8 settembre 2023 – “Rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale e chirurgia italiana eccellenza nel mondo”, è il messaggio del 41esimo Congresso nazionale dei chirurghi ospedalieri in corso a Roma dal 10 al 13 settembre.
«Durante l’emergenza Covid più volte abbiamo detto che dovevamo prendere a cuore la lezione che la pandemia aveva portato all’interno della sanità e quindi rilanciare il Ssn per non farci trovare più impreparati. La pandemia fortunatamente è alle spalle anche se ci sono ancora dei casi. Tuttavia, non vediamo quello che ci aspettavamo, ovvero un rilancio della sanità pubblica che in alcuni settori è in gravi difficoltà dal punto di vista del personale (medico e non) e tecnologico. Dunque, il primo messaggio che dal Congresso dell’Associazione chirurghi ospedalieri italiani vorremmo mandare alle istituzioni è questo: rilanciamo la sanità pubblica e la chirurgia italiana, di cui siamo maestri nel mondo. Senza fondi, ovvero 4 miliardi aggiuntivi per il Ssn, sono a rischio interventi chirurgici e potremmo essere costretti a chiudere le sale operatorie». Lo afferma all’Adnkronos Salute Pierluigi Marini, direttore Chirurgia generale d’urgenza e delle Nuove tecnologie dell’ospedale San Camillo di Roma, e presidente del 41esimo Congresso Acoi, dal titolo “Una sfida capitale”, in programma dal 10 al 13 settembre al Centro congressi La Nuvola dell’Eur a Roma.
«La chirurgia in questi 25 anni è cresciuta tantissimo anche grazie alla tecnologia – spiega Marini -. L’innovazione tecnologica vuol dire qualità e sicurezza nelle nostre sale operatorie e vuol dire miglioramento degli outcome clinici dei nostri pazienti che possono essere dimessi prima dall’ospedale e tornare ad essere attivi nella società».
Resta, però, il nodo “payback dispositivi medici” – rimarca Marini – le Regioni vogliono indietro 3,6 miliardi di euro dalle aziende che hanno prodotto e venduto dispositivi innovativi necessari per operare. Risultato? Il rischio è che le aziende non investiranno più nel nostro Paese e dovremo acquistare dispositivi scadenti. È stato umiliante per me sentire dalle grandi aziende che l’Italia potrebbe uscire dal G7 della Salute. Noi siamo stati maestri di chirurgia in tutto il mondo e questa cosa la viviamo molto male».
«Sono sempre meno i giovani che scelgono la chirurgia e spesso chi non è giovane, se può, lascia il sistema. Il trend è preoccupante, prima del Covid eravamo poco più di settemila, ora siamo circa seimila. È importante ridare al mondo della chirurgia certezze che in questo momento vacillano», ha detto Marini.