LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Lavavetri”

Sbattuto
Da una di quelle spiagge bruciate
E distese dal sole
Intorno al deserto assetato
All’incrocio di una metropoli
Lontana da casa
Senti per un momento
Avvicinarsi il mare
Gli odori di incenso
Le palme lucenti
Sotto la battigia
Qualche moneta
Smorfie e sospetto
Sguardi che non si incontrano mai
Aroma pungente di benzene
Assassino
Un sogno che ti addormenta
E ti penetra piano nel cuore
Cerchi invano
Il sorriso di qualcuno
Un abbraccio
Una carezza
Come quando eri piccolo
Avevi ancora la mamma
Alla sera
Cammini adagio
Nel buio
Quasi un lento volo
Il rumore
Di motori distanti
Uccide cupo
Le immagini di un tempo
E ti lascia
Il groppo in gola
Con il peso
Insopportabile
Insistente
Della tua affollata solitudine

Foto di copertina: “Lavavetri” dal web

2 commenti su “LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Lavavetri”

    1. Grazie del tuo commento.
      C’è chi pensa, cara Simonetta, che ci siano parecchi livelli di dignità umana. Quella dei nobili, quella dei plebei, quella dei paria, quella degli schiavi e chissà quante altre ancora (facendo tesoro della scala di valori di Sciascia e imitando lo studio antropologico e le intuizioni che le hanno generate). Io credo che esista al mondo solo un livello che è quello della dignità umana che è patrimonio di tutti gli esseri del pianeta. E trovo esecrabile che qualcuno pensi che tutti questi livelli siano un dato di fatto e che quindi certe pratiche anomale consumate a danno di un paria siano consentite data la posizione sociale del paria..
      Io credo fermamente che il commercio di carne umana perpetrato a danno di un paria sia un’offesa per tutta l’umanità. Il giardino poi è fortemente legato al profumo della fioritura e non allo sgradevole odore di malvagità che esalano le membra di qualche “anima occidentale” appartenente si sa all’élite degli eroi auto definitisi nobili. Il giardino occidentale puzza semplicemente di “morte” e lo sentiamo spesso nella vita di tutti i giorni. Solo che ci siamo abituati anche a dimenticare la scala di Sciascia ed è una grave patologica omissione.

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