LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Ragnatele di speranza”

La speranza è quella cosa piumata
che si posa sull’anima
canta melodie senza parole
e non smette mai.
(Emily Dickinson)

Incontro a questa disperata
Deserta
Indifferente danza di solitudine
Spensierata gaiezza
Di uno spirito folletto
Arduo mi sarà
Incrociare quella velata malinconia
Compagna di veglie tutte uguali
Tregue di pallide emozioni
Intrecciate ai primi tepori dell’alba
Trascinate a forza sul sentiero della vita
In un galoppo affollato di pensieri
Cacciati nel fondo dell’anima
Toni smorzati mescolati a echi rombanti
Tamburi di zoccoli impazienti
Riflessioni di attese monotone
Nella muta immobilità delle cose
Dolce rifugio di antiche favole
Di sogni incompiuti
Raccolti in un angolo della mente
Troppo spesso respiri evanescenti
Ragnatele di speranza
Insistenti anafore senza risposta
Dolci carezze del vento
Come sottili coltri di neve al sole di primavera
Condividere con qualche errabondo viandante
Fantasmi di storie trascorse
Selvagge estasi addormentate
Nella tenue
Eterea afflizione
Dell’opaca leggerezza dell’essere
Testimoni di questa corsa senza fine
Lungo corridoi bui
Interminabili
Fra spente melodie di flauti
E ombre disperse nelle pieghe della notte
Dipingere episodi lontani nella memoria
Con le tinte immutabili dell’oblio
Ostinata furia di gemiti
Reclinati nel diletto ozioso di
Macabri momenti di noia
Avvinghiati a spire di glicine
Lente prigioni vagabonde
Profumate tracce di colore
Diffuse nei labirinti
Impenetrabili di giardini
Abbandonati alla polvere degli anni
Nel sordo
Angoscioso malessere del nulla
Che ne sarà di tutto questo solcare
Tiranniche
Indistinte
Fugaci
Ingannevoli
Immortali
Ebbre
Trame di umana paura
*


La speranza fa vivere, ma come su una corda tesa.
(Paul Valéry)

Foto di copertina: Felice Casorati, “L’attesa”

Lascia un commento

error: Questo contenuto è protetto