ISABELLA MECARELLI: “VIAGGIO IN EGITTO – Notizie sull’egitto odierno – (capitolo 22) – vedi galleria fotografica

Sulla strada del ritorno, per ingannare il tempo e vivacizzare la compagnia, ma soprattutto per soddisfare molti di noi, curiosi di apprendere qualcos’altro dell’Egitto che non riguardasse esclusivamente l’archeologia, Yasser ha preso a raccontare aspetti della vita quotidiana.

I posti di blocco collocati lungo il percorso, dove i militi, in genere giovani leve, controllavano i mezzi in transito, avevano stimolato domande sulla composizione dell’esercito. Ci ha spiegato che il sistema del reclutamento è in stretto legame con l’alfabetizzazione del paese. Per stimolare i giovani a continuare gli studi oltre la scuola dell’obbligo, e innalzare così lo standard culturale, il governo ha pensato di usare proprio il meccanismo del servizio militare: chi è rimasto analfabeta ha una ferma di tre anni, chi ha un diploma due, chi è laureato un solo anno. Insomma il sistema punitivo per chi non studia o studia di meno, dovrebbe servire proprio da incentivo.

C’è anche da considerare che proprio i più poveri, in genere demotivati a continuare gli studi dalle loro famiglie che hanno bisogno dei figli per lavorare la campagna, vengono in tal modo stimolati allo studio. Pare un trucco in teoria efficace; bisogna vedere però se in una società così povera le spese da sostenere per il mantenimento di un figlio agli studi non funzionino in pratica da freno inibitore.

Mi chiedevo se le donne potessero essere accolte nell’esercito. Ebbene sì, possono accedere anch’esse all’Accademia militare, ma solo per diventare poliziotte.

Il servizio scolastico è offerto sia dalle scuole pubbliche, che comunque non eccellono, sia da quelle private, che assicurano invece una formazione qualitativamente più elevata, ma essendo a pagamento, sono usufruibili solo dall’élite più danarosa.

Un altro aspetto che incuriosisce molto il turista riguarda la forma delle abitazioni, nella stragrande maggioranza sormontate da sbarre di ferro che spuntano dai tetti; quasi nessuna è completata, per cui qualsiasi centro abitato dà l’impressione di un cantiere permanente. Questo dipende, come ho già accennato, dall’usanza di costruire piani superiori man mano che si amplia la famiglia.

Il sistema è collegato all’abitudine di vivere ancora insieme sotto lo stesso tetto: il patriarca a piano terra, i figli ai piani superiori. Chi si sposa andrà a vivere, se maschio, in un appartamento innalzato sulla casa dei suoi; mentre le figlie femmine lasceranno la propria famiglia per entrare in quella del marito.

Si tratta di usanze ancora in vigore e rispettate fedelmente, ma soprattutto nelle campagne. Come in tutte le società dei paesi arretrati sussiste infatti un divario profondo fra le classi più abbienti e le masse povere, che riguarda anche una mentalità diversa rispetto alle tradizioni. Chi è ricco e studia, viaggia e si emancipa, cambia mentalità, per cui la famiglia allargata, che si conserva ancora stabilmente nelle campagne, ormai tende ad estinguersi nelle metropoli di Alessandria e del Cairo, dove le coppie usano anche convivere senza ufficializzare la loro unione.

Un’altra domanda che sorge spontanea attraversando il deserto egiziano è se sussistono ancora tribù che praticano il nomadismo. Yasser ha affermato che non ci sono. Il motivo è che i confini, pur essendo così aperti, sono severamente controllati dall’esercito, proprio perché l’Egitto è confinante con paesi molto problematici. Tutta la popolazione pertanto è sedentaria.

La disoccupazione è suppergiù equivalente a quella italiana. Gli occupati sia in impieghi statali che in lavori privati, godono di un’assicurazione che gli permette di farsi curare nei migliori ospedali. Chi lavora per il governo va in pensione a 60 anni con una cifra adeguata allo stipendio.

Naturalmente ci sono anche molti egiziani che lavorano all’estero, in Arabia Saudita, paesi del Golfo, Libia ed Europa, raggiungendo addirittura i tre milioni. In Italia ne sono arrivati circa 30.000, un bel numero, tanto che, ha ricordato Yasser, un quartiere del Cairo è chiamato Milano, proprio perché molti giovani emigrati in Italia provengono da lì.

Chi è venuto a lavorare da noi negli anni ‘60/’70 è riuscito a fare fortuna. Oggi però non è semplice emigrare per un egiziano: si incontrano mille difficoltà per ottenere il visto, perché il governo non gradisce (e giustamente, aggiungo io) che la parte più potenzialmente attiva abbandoni il paese. Uscire dallo stato risulta perfino difficile anche con i mezzi illeciti praticati oggi. Questo a causa del controllo delle autorità, molto attente ad impedire che gli scafisti si avvicinino alle coste.

LA DIGA DI ASSUAN

La dissertazione di Yasser si è interrotta appena siamo entrati nell’area della diga. Abbiamo percorso l’ampia strada che l’attraversa in cima. Al centro della via un piazzale di sosta consente di affacciarsi dai parapetti per osservare il panorama e rendersi conto della struttura e del paesaggio. Verso sud domina il vastissimo bacino del lago Nasser.

I sottili contorni delle sue coste si appiattiscono sempre più verso l’orizzonte fino a svanire, così da farlo parere un ampio golfo marino che fa da specchio all’ampio spazio di cielo sovrastante, attraversato dai cirrostrati formati dalla forte evaporazione. Verso nord il Nilo riprende il suo corso quasi timidamente fra piattaforme spoglie, costeggiato all’inizio a sinistra da una cava e a destra dalla centrale elettrica. Il suo corso visto da lassù pare restringersi progressivamente e non ha niente della maestosità che si manifesta negli ampi tratti più a valle.

Questa diga è un significativo esempio di modificazione della natura da parte dell’uomo. Quando si valutò la sua costruzione, soppesando i pro e i contro, si considerò soprattutto il beneficio, in quando avrebbe impedito in futuro i danni provocati dall’inondazione e dalla siccità, fenomeni ricorrenti nella valle del Nilo.

Il vantaggio che avrebbe arrecato e che consisteva specificamente in un miglioramento economico, presentava tuttavia un lato fortemente negativo, di cui si era comunque consapevoli: era prevista la scomparsa di monumenti millenari, patrimonio storico dell’Egitto. Ma non solo, gli abitanti della zona, genti nubiane, avrebbero dovuto essere evacuati e trasferiti in aree limitrofe, perché interi villaggi sarebbero stati sommersi dalle acque del lago.

Nel contempo l’opera sarebbe risultata faraonica, all’altezza della tradizione egizia e quel grandioso esempio di opera ingegneristica avrebbe anche avuto forti ripercussioni di natura politica.

Quando gli Usa, come ho già detto, si ritirarono dal progetto insieme alla Gran Bretagna, lasciarono il campo all’Urss che divenne l’unico stato finanziatore. Un monumento, simbolo dell’amicizia fra i due stati rimane a ricordo dell’impresa, si tratta di un’alta torre circondata da fontane d’acqua: progettato dall’architetto russo Yuri Shenko in perfetto stile sovietico, è stato realizzato nel 1967 e troneggia in uno slargo della strada. I lavori della diga, iniziati nel 1960, terminarono dieci anni dopo.

Fra degli aspetti che non si erano considerati abbastanza nella progettazione, c’erano i danni che un’impresa del genere avrebbe provocato all’ambiente. Se l’apporto idrico è aumentato con ovvi vantaggi per l’agricoltura, una conseguenza molto grave ha riguardato la scomparsa del limo, il prezioso sedimento che per millenni ha reso fertile la valle del Nilo. Lo sbarramento avrebbe impedito che questo fertilizzante naturale continuasse ad essere sfruttato, costringendo gli agricoltori a sostituirlo con prodotti chimici, con l’ovvia conseguenza di aumentare l’inquinamento.

Non solo, il diminuito afflusso del fiume a valle avrebbe comportato l’aumento della salinità delle acque a scapito della flora e della fauna locali. Diverse specie sono oggi scomparse. Mentre il vasto serbatoio del lago Nasser, che oggi conta una superficie di circa 6000 chilometri quadrati, 480 km di lunghezza, fino a 16 di larghezza, sarebbe diventato habitat ideale per le zanzare e altri parassiti, provocando l’avvento della malaria.

Isabella Mecarelli, Viaggio in Egitto – capitolo 22 (continua)

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