STEFANO DI FRANCESCO: “Il sistema bancario americano (e non solo) rischia l’implosione”

Il dato più impressionante di questi primi giorni del nuovo anno proviene dagli Stati Uniti e sorprende per la sua dimensione.

Si stima infatti che il sistema bancario USA nel suo complesso abbia perdite potenziali pari a circa il 33% del patrimonio totale delle banche stesse.

E’ un valore enorme; tanto per dare un idea, nella crisi globale del 2007/2008, le perdite potenziali erano dell’ordine del 5%, mentre ora sono quasi 7 volte maggiori.

Queste perdite sono dovute in larghissima parte ai titoli obbligazionari presenti nei portafogli delle banche e rappresentano un problema per gli istituti di credito solo se sono stati classificati come investimenti, quindi destinati ad essere venduti prima della scadenza.

Il rialzo dei tassi d’interesse ha infatti impattato negativamente sui corsi dei titoli a tasso fisso già in circolazione, riducendone il prezzo e quindi esponendo chi li detiene in portafoglio ( banche, assicurazioni, fondi pensione, speculatori…) a potenziali perdite di denaro.

Ricordiamo che i titoli obbligazionari in generale ed i titoli di Stato in particolare, sono i mattoni, la base su cui poggia l’intero sistema bancario globale, che infatti utilizza questi “mattoni” come garanzie per ottenere in cambio liquidità da investire sui mercati. Chiaramente però, se il valore di queste garanzie dovesse ridursi in modo consistente, questo creerebbe un effetto domino nel quale chi ha ricevuto denaro a fronte delle garanzie prestate, dovrebbe immediatamente liquidare parte delle posizioni per compensare la perdita di valore dei titoli.

L’effetto sarebbe quello di una corsa alle vendite sul mercato e conseguente ribasso dello stesso.

Ovviamente il discorso vale per tutte le economie globali, non solo per quella USA.

In Italia, le banche hanno in portafoglio circa 550 miliardi di titoli, dei quali 354 sono titoli di Stato il cui valore è fortemente diminuito a causa del rialzo dei tassi d’interesse.

E’ superfluo ricordarlo, ma vogliamo precisare ancora una volta che in caso di una severa crisi bancaria sistemica ( gli esempi sono infiniti, dai salvataggi delle banche tedesche a quelle cinesi, da quelle americane a quelle inglesi), l’unico attore in grado di assorbire le perdite e garantire la continuazione del servizio è lo Stato. Non c’è MES, Fondo Interbancario od altre diavolerie che tengano.

E qui si arriva al PARADOSSO: Il sistema bancario è garantito dallo Stato, ma non risponde allo Stato.

Questa situazione va cambiata ed il sistema creditizio va riportato, almeno in parte, sotto il controllo diretto dello Stato.

Sarebbe interessante chiedere al ministro Giorgetti ad esempio, perché ha tanta fretta di svendere il Monte dei Paschi di Siena che ora guadagna molti soldi e potrebbe essere utilizzata assieme a Popolare di Bari e Medio Credito Centrale come BANCA PUBBLICA?

Fin quando la logica liberista resterà convintamente impressa nella classe politica italiana ed occidentale in genere, saremo ancora lontani dall’alba della vittoria.

Ma noi non molleremo mai.

5 commenti su “STEFANO DI FRANCESCO: “Il sistema bancario americano (e non solo) rischia l’implosione”

  1. Ciao Stefano, ma i valori sono paragonabili in termine percentuale a quelli del ’29? Se si ecco che la terra diviene l’unico bene rifugio e Bill Gates, con le ultime acquisizioni, sembra averlo capito. Grazie Ivano

    1. Ciao Ivano, la crisi del 1929 si ricorda perché portò al fallimento del 30% delle banche, disoccupazione alle stelle e la rovina moltissimi investitori e risparmiatori. Le origini della crisi del 29 rispetto a quella del 2008 (e nei confronti di quella che verrà), sono differenti perché erano mondi differenti, ma il motivo che portò il sistema alla rovina è sempre lo stesso: AVIDITA’.
      Nel 29 eravamo nel Gold Standard, un sistema monetario di per se deflazionista perché la creazione di moneta dipendeva dalla quantità di oro fisico posseduto e la tassazione era infinitamente più bassa di quella attuale. Un altro mondo. Oggi non accadrebbe più nulla del genere perché gli stati hanno imparato come intervenire e la moneta non è più legata all’oro, ma viene creata dal nulla, al bisogno. Quanto alla terra come bene rifugio è un discorso interessante ed il fatto che via sia una corsa all’acquisto da parte di personaggi come Bill Gates dovrebbe indurre qualche riflessione, anche a livello politico e strategico. Un abbraccio, Stefano

  2. Cara Stefania, grazie per il tuo commento. Dobbiamo tutti fare uno sforzo per accrescere la nostra consapevolezza e conoscenza su temi che non sono complessi in sè, ma volutamente complicati dal mainstream, al solo scopo di limitarne la comprensione a molti. Un abbraccio, Stefano

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