STEFANIA CELENZA: “La Finlandia contro i crimini di odio”

Potete ascoltare la lettura dell’articolo con la voce di Paola Ramella

L’attuale imperversante ideologia gender, a sostegno delle politiche LGBTQ+, per garantire la sua massima diffusione e soprattutto la sua universale accettazione etico-moralistica, si avvale anche dell’arma penale, connotando ogni pensiero dissenziente come “incitamento all’odio”, riconosciuto come crimine, in quasi tutti gli ordinamenti europei ed occidentali. Così è molto facile invocare, a pieno titolo, la legittima prevenzione dell’odioso reato, attraverso la censura.
Non la pensi come noi? Stai commettendo il reato di incitamento all’odio!
Per questo devi essere processato, condannato e messo a tacere. Il gioco è fatto.
Quanto è corta la memoria della umanità.
Nessuno si insospettisce, nessuno riconosce in questo sistema, apparentemente libertario, democratico e difensivo delle minoranze (come gli LGBTQ+) i segni delle peggiori e più sanguinarie dittature, i segni della eliminazione dell’avversario politico, attraverso la persecuzione giudiziaria. Nessuno ricorda le Grandi Purghe sovietiche, che furono quella vasta e spietata repressione voluta e gestita da Stalin, nei confronti di tutti i suoi avversari diretti o personali. Questa inusitata repressione venne eseguita con procedimenti giudiziari più che sommari, che confluivano verso inevitabili condanne a morte. Siffatta repressione, conosciuta anche come il Grande Terrore, colpì persino semplici cittadini, non iscritti al Partito, considerati ostili al regime, accusati di essere “nemici del popolo”.
Davvero non riconosciamo, con raccapriccio, la evidente assonanza tra l’accusa di essere “nemico del popolo”, con quella di procurare “incitamento all’odio”?
Quello che è accaduto alla deputata Päivi Räsänen, in Finlandia, è qualcosa di molto simile, di pericolosamente assimilabile alla Unione Sovietica Staliniana.
La parlamentare Päivi Räsänen, laureata in fisica, medico, Presidente dei Democratici Cristiani Finlandesi  e Ministro dell’Interno finlandese, dal 2011 al 2015, è stata processata con l’accusa di “incitamento all’odio”, per aver espresso pubblicamente la sua opinione sul matrimonio e sulla sessualità umana, richiamandosi ai principi biblici.
I reati principali attribuiti alla deputata sarebbero stati contenuti in un suo post religioso, del 2019, pubblicato su Twitter, in contrasto con la sponsorizzazione di un evento LGBT, in cui citava san Paolo, alcuni versetti della Bibbia ed un suo libretto sul matrimonio tra uomo e donna, intitolato “Maschio e femmina li creò”.
L’imputata Räsänen, nella fattispecie, aveva criticato la Chiesa luterana per aver sponsorizzato il gay pride, chiedendosi come la scelta potesse essere coerente con il seguente passo della Lettera ai Romani di San Paolo: «Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, così da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento» (Romani 1,24-27). L’affermazione «Il matrimonio è solo tra uomo e donna» è stata interpretata come «suscettibile di provocare intolleranza, disprezzo e odio nei confronti degli omosessuali». Nell’arco di due anni, la Räsänen è stata sottoposta ad un totale di tredici ore di duri interrogatori di polizia, sulle sue convinzioni cristiane e sulla sua comprensione della Bibbia. La polizia aveva già interrogato, per ore, in passato Räsänen, per i suddetti presunti reati, archiviando le indagini nel 2019, con un lungo rapporto ritenendo che «nessun crimine è stato compiuto». Ma il nuovo procuratore generale, Raija Toiviainen, ha riaperto le indagini, sostenendo che la polizia avesse sottovalutato la gravità delle azioni dell’ex ministro. Il 29 aprile 2021, il Procuratore Generale della Finlandia ha formulato un’accusa di “incitamento all’odio” contro la deputata Päivi Räsänen, nonostante la polizia stessa avesse caldamente raccomandato di non proseguire con l’azione penale.
Il rinvio a giudizio con l’accusa di «agitazione etnica» (l’equivalente in Finlandia dell’incitamento all’odio nel resto d’Europa), è avvenuto in base alla sezione 10 del Codice penale finlandese, aggiornato nel 2011, perché fosse incluso «l’orientamento sessuale» nell’articolo che proibiva «l’espressione di opinioni e altri messaggi che minaccino, diffamino e insultino certi gruppi».
In aula, Räsänen ha spiegato che, in quanto cristiana, ama tutti, non odia nessuno, ma crede fortemente nell’insegnamento cristiano e biblico, secondo cui il matrimonio è soltanto quello tra uomo e donna.
Secondo il procuratore generale, invece, «chi critica la condotta omosessuale, genera intenzionalmente odio verso le persone omosessuali».
Il 30 marzo 2022, il caso contro Päivi Räsänen è stato respinto all’unanimità dal Tribunale distrettuale di Helsinki. La Corte ha riconosciuto che, “deve esservi una ragione sociale prevalente per interferire e limitare la libertà di espressione”.
La Corte ha concluso che tale ragione non sussistesse.
Con una mossa inaspettata, tuttavia, all’inizio di aprile 2022, i pubblici ministeri finlandesi hanno annunciato un ricorso in appello, contro il verdetto del 30 marzo.
La partita censoria antilibertaria, iniziata in Finlandia, ha suscitato clamore in tutta Europa.
Il fatto stesso che un ex ministro venga inquisito per un tweet, contenente una semplice citazione di San Paolo, è un danno enorme alla libertà di espressione.
A prescindere dall’esito del singolo processo, il precedente diffonde, nella pubblica opinione, la paura di dire in pubblico ciò che si pensa.
Nonostante la difficile esperienza, la deputata Päivi Räsänen ha dichiarato:
«Sono pronta a difendere la libertà di parola e di religione anche nei gradi superiori di giudizio. La decisione del pubblico ministero di appellarsi al verdetto di assoluzione può portare il caso fino alla Corte Suprema, offrendo la possibilità di garantire un precedente che tuteli la libertà di parola e di religione per tutti i finlandesi». Speriamo che una simile libertà di parola torni presto a essere garantita non solo ai finlandesi.
E’ tempo di risvegliarsi, di rialzarsi e di difendere la nostra cultura.
Non possiamo aspettare oltre. Muoviamoci anche noi.

Firenze, 25.01.2024

Stefania Celenza

1 commento su “STEFANIA CELENZA: “La Finlandia contro i crimini di odio”

  1. Paola, complimenti!
    Impeccabile lettura, ma sopratutto una interpretazione chiara, pacata, ma sentita. E’ evidente la condivisione dei temi che trattiamo. Questa è la forza indistruttibile della Casa della Civiltà. Ti ringrazio di cuore.

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