STEFANIA CELENZA: “Mai fidarsi dei francesi”. Ascolta l’articolo con la voce di Paola Ramella

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Non dimentichiamolo, i francesi sono quelli che con la Rivoluzione Francese hanno stravolto e sconvolto il mondo, sono quelli che hanno inventato la ghigliottina.
I francesi sono quelli che si sono sempre vantati del primato di libertè, egalitè e fraternitè. Loro sì che sanno riconoscere e far far valere i diritti dei cittadini.
Sono guai, però, se ci si permette di metterli in dubbio. Mai fidarsi dei francesi…
Naturalmente sto scherzando. Cerco di attingere ad un po’ di ironia, in un contesto che diventa sempre più surreale, sempre più distopico e sempre meno accettabile.
Mercoledì 28 febbraio, dopo che la Camera bassa francese, l’Assemblée Nationale, aveva approvato a maggioranza la proposta del 30 gennaio, anche il Senato francese ha ratificato, con 267 voti favorevoli e 50 contrari, la legge che sancisce il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG), quale diritto di rango costituzionale, introducendolo, appunto, nella Costituzione francese. Adottato negli stessi termini dell’Assemblea Nazionale, il testo non è stato modificato, rispetto alla formulazione iniziale del Governo. Per l’approvazione definitiva, sarà necessario ottenere il voto favorevole di 3/5 dei membri dell’Assemblea e del Senato.
La originaria proposta di legge, volendo includere il diritto di aborto nella Costituzione, mirava a garantirlo in modo irreversibile.
Poichè l’approvazione è avvenuta senza alcuna modifica al testo sancito dall’Assemblée Nationale, non ci sarà bisogno di nessun nuovo esame, prima della riunione delle Camere, in Congresso. La settimana prossima, infatti, l’inserimento del diritto all’aborto, nella Costituzione nazionale, verrà discusso in una sessione congiunta al Parlamento. Il dibattito e la votazione avverranno lunedì 4 marzo 2024, al Palazzo di Versailles, di antica memoria. Ma sembra che tale sessione congiunta debba essere solo una formalità, in quanto, fino ad ora, nessuno dei principali partiti politici francesi, che hanno rappresentanza in Parlamento, si sono opposti al diritto d’aborto e le due camere hanno già adottato il disegno di legge.
Anche secondo il nostro Corriere, il voto del 4 marzo difficilmente sarà diverso da quello del 28 febbraio.
Si parla già di una decisione storica di Parigi, anche se non scontata, vista la vasta presenza di senatori centristi e di destra, in seno al Parlamento.
Il ministro della Giustizia Eric Dupond-Moretti ha sottolineato il valore “storico” del voto, grazie al quale “saremo il primo Paese al mondo a sancire nella Costituzione la libertà delle donne di controllare il proprio corpo” ed orgogliosamente ha concluso: “Il Senato ha scritto una nuova pagina dei diritti delle donne“. Sull’approvazione del Senato è intervenuto anche il primo ministro Gabriel Attal: “Ci sono giorni che segnano la storia politica e parlamentare del nostro Paese. Oggi è un giorno di questi. Dopo l’Assemblee Nationale, il Senato ha votato oggi per inserire il diritto all’aborto nella nostra Costituzione. Questo è un enorme passo avanti. È una protezione che dobbiamo a tutte le donne. È il riconoscimento del loro diritto a disporre liberamente del proprio corpo”.
Questa francese sarebbe una vittoria che assurgerebbe d’esempio, nel contesto internazionale attuale che vedrebbe una crescente “opposizione” al tema, che vuole una inversione di tendenza rispetto a quelle che, ancora oggi, vengono considerate le grandi conquiste sociali degli anni ’70. La depenalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza, in Francia, infatti, è stata stabilita, a livello legislativo, nel 1975. Oggi ci si vanta di avere garantito l’aborto come diritto inalienabile, non essendo certo sufficiente averlo eliminato dalla lista dei reati.
Effettivamente, il passaggio da reato, a diritto ha una portata rivoluzionaria.
Ma vediamo cosa c’è di storico in questa decisione.
L’intento è stato quello di trasformare l’aborto da pratica decriminalizzata, a diritto costituzionale delle donne. Diritto di stabilire volontariamente l’interruzione di una gravidanza. L’inserimento del diritto d’aborto, all’interno della Costituzione, reca, come conseguenza, che non possa essere mai più ridiscusso o eliminato.
E’ la garanzia del governo Macron a rendere irreversibile la ragione delle donne ad abortire: la modifica interessa l’articolo 34, che specifica che la legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà della donna a fare ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza. Tale libertà deve esserle garantita.
Sul punto, sorveglia attentamente anche la Commissione del Consiglio d’Europa, che redige rapporti periodici sulla salute e sui diritti sessuali e riproduttivi dei cittadini europei, rispetto a ciascun paese dell’Unione.
La misura era stata promessa dal presidente Emmanuel Macron, il quale ha dichiarato “Mi sono impegnato a rendere irreversibile la libertà delle donne di abortire, inserendola nella Costituzione. Dopo l’Assemblea nazionale, anche il Senato ha compiuto un passo decisivo, che accolgo con favore”. Preso dall’enfasi nazionalistica, Macron, ha aggiunto “Quando i diritti delle donne vengono attaccati in tutto il mondo, la Francia si alza e si pone in prima linea nel progresso.”
Ma quanto sono progrediti i francesi!
Tuttavia, questa sedicente misura storica non ha messo tutti d’accordo.
La Conferenza episcopale di Francia esprime “tristezza” per il voto dei senatori. L’organismo episcopale si è in particolare rammaricato che “nel dibattito non sia entrato il tema delle leggi a sostegno di chi vorrebbe tenere il proprio bambino”. Un comunicato dei vescovi, così si esprime “L’aborto resta un’offesa alla vita al suo inizio, e non può essere visto soltanto nella prospettiva del diritto delle donne”.
I vescovi hanno aggiunto di voler restare attenti al rispetto della “libertà di coscienza dei medici e di tutto il personale sanitario” che sia reticente a praticare un’interruzione volontaria di gravidanza (Avvenire).
Al contrario, durante la seduta in Senato è stato bocciato un emendamento della destra dei “Républicains” che voleva inserire, nella Costituzione, proprio il diritto all’obiezione di coscienza sull’aborto, da parte dei medici.
La Repubblica, a commento della notizia, riporta i seguenti dati statistici
Nel 2022, in Francia sono stati registrati 234.300 aborti. È anche la prima causa di morte nel mondo, secondo l’Istituto Worldometer: 73 milioni nel 2022, ovvero il 52% di tutti i decessi”.
Il movimento Pro Vita & Famiglia onlus si è immediatamente levato in allarme:
«In Francia, così come in Italia, è cinico parlare di diritto e abbandonare le donne alla solitudine dell’aborto. Lo chiamano “diritto delle donne” ma invece è il diritto dello Stato di abbandonare le donne indicando i loro figli come problemi da eliminare, invece che impegnarsi a sostenere per superare insieme le difficoltà di una gravidanza inaspettata o difficile e questo in alcuni casi autorizza gli uomini a sentirsi deresponsabilizzati grazie all’aborto. Quello che sta accadendo in Francia è un attacco politico e ideologico contro le donne e i loro figli, perché le donne abortiscono quando pensano di non poter fare altrimenti. In Francia, come in Italia, nessuna donna è costretta a partorire, ma sono troppe quelle indotte ad abortire perché non vedono altre possibilità o alternative valide. In Costituzione bisognerebbe introdurre il riconoscimento del diritto alla vita senza discriminazioni, anche del concepito e del valore sociale della maternità e quindi il diritto delle donne di essere affiancate, sostenute e messe nelle condizioni di essere accolte insieme ai figli e, quando anche fosse davvero impossibile per loro crescerli, poter avere la possibilità di custodirli fino alla nascita, senza che questo sia un sacrificio da accollarsi in solitudine. Al buio francese, che predilige scorciatoie sulla pelle delle donne e dei loro figli, ci auguriamo che, al contrario, l’Italia risponda con una nuova primavera che parta dal riconoscimento ai nascituri di diritti e capacità giuridica e offra alle mamme e ai papà tutti i sostegni necessari per accogliere una nuova vita, anche quando inaspettata» (Maria Rachele Ruiu, portavoce di Pro Vita & Famiglia).
Sarebbe una sfida straordinaria se l’Italia percorresse esattamente la strada opposta della Francia. A noi non piace seguire il progresso…

Firenze, 01.03.24

Stefania Celenza

4 commenti su “STEFANIA CELENZA: “Mai fidarsi dei francesi”. Ascolta l’articolo con la voce di Paola Ramella

  1. Infatti. Condivido le vostre osservazioni. Gran parte dei soprusi che oggi ci sono inflitti vengono mascherati con il falso appannaggio del progresso, della conquista di civiltà. In questo modo, non si riesce più a decifrare con correttezza e lucidità il vero significato dello slogan “il diritto delle donne di disporre del proprio corpo”…
    Davvero quello di sottoporre il proprio corpo (e parliamo solo di quello) allo scempio di un aborto è un diritto ??
    Davvero deresponsabilizzare totalmente l’uomo da un concepimento improvvido è una conquista per la donna ??
    Davvero abortire una creatura è considerato come disposizione del proprio corpo ??
    Macron, vai avanti nel tuo progresso. Noi non ti seguiremo.

    1. Mi piacerebbe ascoltare il racconto delle donne che
      hanno abortito.
      Mi è capitato solo una volta, una mia concittadina ha deciso di raccontare in un libro la sua terribile esperienza! nel suo libro questa donna ha gridato tutto il suo dolore!
      Una delle cose che ricordo è che il suo bambino spesso le appare in sogno….

      Chissà se le manifestanti pro-aborto lo hanno mai commesso ….
      con i miei figli e mio marito talvolta si parla di questa tremenda piaga, lo faccio perché spero che sentano di essere stati veramente voluti!

  2. Condivido il tuo pensiero cara Stefania. Questo progresso non mi piace. E’ l’apoteosi della malvagità.
    Come ha evidenziato Pro Vita e Famiglia perché non si prevede il diritto di una mamma a mettere al mondo il suo bambino e ad essere supportata in questa sua scelta?
    Mi colpisce poi che si parli solo di diritti, ma mai di doveri. Per quale ragione ad esempio non si prevede il DOVERE ad una sessualità responsabile? Il DOVERE ad una genitorialità responsabile? Il DOVERE di sostenere da soli le spese per il ricorso all’Ivg? il DOVERE di sentire il battito cardiaco del proprio bambino prima di procedere alla sua uccisione? (fra parentesi questa cosa che si parla solo di diritti e mai di doveri riguarda molti altri aspetti della vita, come il diritto a manifestare senza il dovere di rispettare delle regole, ma questo potrebbe essere oggetto di un altro tuo scritto).
    Quando si espongono queste idee si viene tacciati di voler fare terrore. Io penso che invece si sia semplicemente onesti moralmente ed intellettualmente. E per un Cristiano significa essere conformi agli insegnamenti di Gesù.
    Certo sul tema aborto è opportuno non prendere esempio da Bergoglio che ha definito una “grande italiana” una come la Bonino che si è sempre professata fiera di aver procurato 6.000.000 (sei milioni) di aborti.
    Come ho detto, nemmeno a me questo progresso piace e non mi periterò di rimarcarlo ad alta voce e sempre.

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