Ascolta la poesia con la voce di Giorgio Bongiorno
Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
(Gesù di Nazaret, Vangelo secondo Matteo)
Porta nello sguardo stanco la sofferenza di secoli
Antica come la carne
Tagliente e crudele come la passione
Cammina da sempre verso mete lontane
Non cerca nulla in questo insistente vagare
Ha perso ormai il suo sentiero
Un lontano giorno d’estate
Rimane la paura incessante dell’ignoto
Ricorda solo due occhi languidi
Allontanarsi come fari nella notte
Una furtiva carezza
Il sogno di illusioni remote
Il sorriso mesto di un commiato
Che ancora brucia nell’anima
Non sente il calore della vita
Il gelo degli altri che gli passano accanto
Sul marciapiede
Solo tiene le pupille sbarrate
Verso quell’angolo di cielo
Lo stesso della preghiera di un tempo
Di quella innocente gioia bambina
E della disperata angoscia
Che lo accompagna da sempre
In mezzo al vortice anonimo del mondo
In questo lungo viaggio
Di speranza vagabonda
Come un volo lieve
Perenne
Verso il sublime regno degli angeli
***
Se tutte le elemosine fossero date solo per pietà, tutti i mendicanti sarebbero già morti di fame.
(Friedrich Nietzsche)