STEFANIA CELENZA: “Carriera Alias, il percorso inverso della civiltà”

Oggi prevalgono due tendenze ideologiche molto nette: l’incertezza e la confusione. Entrambe sono elementi fondamentali per il controllo delle masse, sopratutto giovanili. La certezza è il fattore vitale primordiale dell’essere umano. Fin dall’ominide neanderthaliano l’umanità si è battuta disperatamente per costruire quelle certezze, strettamente connesse con la sua sopravvivenza. La certezza del cibo, primieramente, la certezza del giaciglio, la certezza della incolumità, la certezza della procreazione. L’intera storia della umanità è imperniata sulla ricerca continua della certezza. Il neonato, fin dal primo vagito, cerca la certezza del contatto materno, il bambino nell’imparare, cerca la certezza del rituale, della ripetizione, della conferma. Qualsiasi impianto giuridico umano, dai più antichi, a quelli recenti, poggia sulla certezza della norma, delle regole, sulla certezza di quello che si può fare e di quello che non si può fare. Così anche le scienze, le arti, i giochi, gli sport sono stati improntati sulla ricerca, sulla scoperta o sulla individuazione di certezze.

In ogni aspetto della vita umana sono ancorate delle certezze millenarie.

Ebbene, oggi, ognuna di queste certezze viene sistematicamente smantellata sotto i nostri occhi, quasi a nostra insaputa, senza darci il tempo di accorgercene. La certezza del sesso, per esempio, la più banale, la più legata al dato anatomico, apparentemente indiscutibile, sta scomparendo dalle nostre coscienze, senza esserne consapevoli.

Ho già visto diversi tipi di modulistica, per esempio, per l’iscrizione a corsi, convegni o altro, dove, nella parte della descrizione anagrafica, insieme al luogo e data di nascita, alla voce sesso, oltre a “Maschio” o “Femmina”, compare la terza opzione, ovvero “Non Definito”. Non definito è una espressione efficacissima ed esemplare per comprovare quanto detto sopra, ovvero la decostruzione delle certezze, laddove il non definito è appunto l’incertezza. Mi sono anche già imbattuta in moduli di iscrizione a scuole private, e non, dove, al posto delle parole madre e padre, sono presenti le parole genitore 1 e genitore 2. Numerare e rendere anonime le figure genitoriali equivale a renderle impersonali ed indistinte, quasi che l’uno valga l’altro e quasi che dopo l’1 e il 2 ci si possa aspettare altri numeri, che, come si sa, sono infiniti…

 Conseguenza diretta ed inevitabile della perdita delle certezze è la confusione. Senza regole, senza ordine, senza certezza l’individuo è smarrito, disperso, disorientato e, per questo, impaurito e debole.

Poichè tutto ciò è stato costruito ad arte, sulla base della fin troppo facile lusinga della conquista dei diritti e delle libertà (persino quella di sentirsi maschio, femmina o altro…alias…appunto), si può concludere che oggi l’uomo, ma sopratutto il giovane ed il bambino, è totalmente prigioniero della sua stessa libertà. E’ il concetto proprio di libertà che è stato distorto, avendolo, fondamentalmente, trasformato in “libertà dalle certezze”.

Il movimento LGBTQ (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer) sta facendo forti pressioni affinché le scuole pubbliche italiane adottino la cosiddetta “carriera alias”: ciò consentirebbe agli studenti, a loro dire, di venire trattati sulla base della identità sessuale auto percepita e non già su quella del sesso biologico di appartenenza. Senza attendere alcun intervento legislativo ad hoc, oltre 130 istituti scolastici, in tutta Italia, hanno già deliberato ed introdotto la carriera alias nei rispettivi regolamenti interni. Pertanto, nei registri ed in tutti i documenti scolastici deve poter essere sostituito il nome anagrafico dell’alunno con quello “liberamente” scelto per la nuova identità di genere percepita soggettivamente. Per rispettare al massimo questo nevello strumento di libertà, la scuola adotta la carriera alias sullo studente che lo richiede, senza nemmeno informare i genitori 1 e 2 e senza che sia richiesta alcuna diagnosi medica di disforia di genere. Il trionfo tracotante e beffardo della incertezza.

Questo tipo di regolamento appare vieppiù contra legem, perchè a tutt’oggi, per modificare i dati anagrafici di una persona occorre una sentenza passata in giudicato. Non solo, ma per pervenire ad una sentenza, occorre che prima siano state esibite prove scientifiche che confortino la richiesta, quali apposite e circostanziate diagnosi cliniche. Ma anche la legge, come tutti gli altri capisaldi delle regole e delle certezze sociali, ha perso il suo smalto, perchè viene disapplicata con una facilità tale, da considerarsi tamquam non esset…

A tutto ciò si aggiunga che queste pretese conquiste di civiltà sono rivolte ad un pubblico adolescente, che, fisiologicamente, vive momenti di incertezza identitaria. Insinuare in ogni giovane, in ogni ragazzino, in ogni adolescente il dubbio di essere “nato nel corpo sbagliato”, spingerlo alla “transizione sociale”, se non addirittura al “cambio di sesso”, costituisce, a mio avviso, un crimine imperdonabile, perchè distrugge il futuro, interrompe la prosecuzione della specie, pregiudica irreversibilmente la umanità del domani.

 Tornare al paleolitico sarà un attimo.

Lastra a Signa, 16 febbraio 2023

Stefania Celenza

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