MAGLI CRISTIANO ALLAM: “Grazie Maurizio Costanzo. Da padrone di casa e patriarca della televisione italiana ha dimostrato che si può fare della buona televisione senza urlare e offendere”

Cari amici buongiorno e buona domenica del Signore. Ad oggi incontro delle persone di una certa età che, dopo avermi osservato bene, mi dicono: «Ah, ecco! Ora ricordo dove l’ho vista! Era al Maurizio Costanzo Show!». Per diversi anni, da giornalista di “la Repubblica”, esperto di Medio Oriente, sono stato ospite fisso del salotto televisivo più longevo della storia d’Italia.

Maurizio mi chiamò per raccontare e spiegare i retroscena della prima e seconda guerra del Golfo, tra il 1980 e il 1988, e successivamente a partire dal 1990, ma anche le vicende legate al terrorismo palestinese e poi islamico, nonché le questioni dell’immigrazione e dell’integrazione che ci riguardano più da vicino.
Le puntate venivano registrate la mattina, talvolta il pomeriggio al Teatro Parioli, e poi mandate in onda in serata sulle reti Mediaset.

Ciò che mi colpì da subito in Maurizio fu la singolarità della sua forte personalità connotata da pacatezza unita a fermezza, un atteggiamento quasi dimesso ma non remissivo, il tono della voce basso ma deciso.
Questa specificità caratteriale si è riflessa nella produzione di una trasmissione televisiva singolare, all’epoca unica, del salotto televisivo a cui accedevano solo gli amici e solo se invitati da Maurizio, come accade in una casa privata.
Non era il “Porta a Porta” dove le poltrone sono disposte frontalmente, da una parte chi aderisce a un’ideologia, dall’altra parte chi aderisce all’ideologia opposta. Meno che mai era “L’Arena” e tutti i cosiddetti talk-show dove deliberatamente si danno in pasto al pubblico lo scontro, la lite, lo scandalo e la volgarità.

Dalla disposizione delle sedie, a semicerchio sul palco, tutte rivolte verso il pubblico, con esattamente al centro Maurizio, si coglieva la concezione di un gruppo unito dal rispetto e dalla gratitudine nei suoi confronti, per averci selezionati ed accolti come suoi ospiti nella sua vera “casa di vita”, il salotto che l’ha immortalato come il giornalista televisivo artefice del modello di comunicazione vincente perché a dimensione d’uomo, che mette al centro la persona, che si rivolge alla persona educatamente, anche quando si scherza o ci si diverte.
Maurizio era il padrone di casa per i suoi ospiti ed era il patriarca per i suoi ascoltatori. Uno status conquistato con il comportamento esemplare sul palco e dietro le quinte. Poi nella sua vita privata ciascuno procede per i percorsi talvolta tortuosi delle imprevedibili contingenze terrene. Non serviva ricordare ai suoi ospiti il dovere di attenersi all’imperativo delle buone maniere. Il suo esempio trasmetteva a tutti il modello di comportamento. Ci sono state delle sbavature da parte di soggetti stravaganti, ma sono state delle eccezioni.

Ciò che, a mio avviso, più di altro resterà legato alla memoria di Maurizio Costanzo, è l’aver concepito la conversazione televisiva come un incontro tra amici nel salotto della sua casa, esattamente l’opposto di tutti gli altri cosiddetti talk-show, tutti rigidamente ancorati alla regola ideologica e malsana della cosiddetta “par condicio”. All’insegna di una presunta parità di parola di persone che hanno idee diverse, i talk-show si trasformano in un campo di battaglia verbale, che talvolta sfiora l’aggressione fisica, dove prevale chi urla di più, il più arrogante e persino il più maleducato.
Ciò non accade per caso. In un contesto in cui l’unico obiettivo è quello di catalizzare l’attenzione del maggior numero possibile di spettatori, sono gli ideatori di questi pessimi talk-show che scelgono dei conduttori e degli ospiti che fomentano la rissa, ricercando deliberatamente l’esplosione di uno scandalo in diretta che venga immortalato dai titoli dei giornali. La regola aurea è la stessa che ispira i politici: non importa se parlano bene o male di te, l’importante è che parlino di te. Questa deprecabile scelta si deve alla convinzione che solo così il talk-show potrà continuare a beneficiare del flusso di denaro proveniente dalle inserzioni pubblicitarie, senza cui non sarebbe possibile mantenere in piedi la trasmissione.

Ebbene, la grande lezione di Maurizio Costanzo è che si può fare della buona televisione senza urlare e senza offendere. Da padrone di casa e da patriarca della televisione italiana ha richiesto e ottenuto dagli ospiti sul palco e dagli spettatori in sala di attenersi alla buona educazione. Nella nostra civiltà decaduta, la buona educazione è il punto di partenza per risalire la china e sperare nel miracolo della rinascita. Grazie Maurizio!

Magdi Cristiano Allam
Fondatore e Presidente della Comunità «Casa della Civiltà»

Domenica 26 febbraio 2024

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