MAGDI CRISTIANO ALLAM: “Clandestini e immigrati. Il suicidio dell’Italia con la sostituzione etnica”

Cari amici, buonasera e ben ritrovati a questo nuovo “Approfondimento culturale”.

L’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, attesta che nel 2022 si è registrato un ulteriore calo della popolazione: al 31 dicembre 2022 i residenti in Italia sono scesi a 58.850.717 persone con un calo di circa 179 mila unità rispetto all’inizio dell’anno.
Le nascite risultano in ulteriore calo. Nel 2022 si contano 392.598 nascite, 7.651 in meno rispetto al 2021 (-1,9%), nuovo record negativo che accentua la denatalità degli ultimi anni.
I decessi restano ancora su livelli elevati. Nel 2022 in Italia si registrano 713.499 decessi, circa 12 mila in più rispetto all’anno precedente.
Il nuovo record minimo di nascite e l’elevato numero di decessi continuano a produrre un forte impatto sulla dinamica naturale. Il deficit del saldo naturale è aumentato in modo progressivo, raggiungendo i picchi più elevati nel biennio 2020-2021, quando si è registrata una perdita di oltre di 300 mila persone in media annua. Al deficit della componente naturale negli anni di pandemia, nel 2022 si somma un ulteriore decremento di 320 mila unità, determinando in soli tre anni la perdita di 957 mila persone, all’incirca la popolazione di una città come Napoli.

Il tasso di fecondità, che registra il numero dei figli per donna in età fertile, in Italia è dell’1,3% rispetto al 2,1% necessario ad assicurare l’equilibrio della bilancia demografica. Secondo i demografi quando il tasso di fecondità cala al di sotto dell’1,9% non è più possibile garantire il perpetuamento della società autoctona e salvaguardare la propria civiltà. Il fatto che in Italia l’età media in cui la donna fertile mette al mondo il suo primo figlio è di 32 anni è significativo di una scelta di vita in cui mediamente non si va oltre a un solo figlio per coppia.

In Italia, al 1° gennaio 2021, risiedono circa 5,2 milioni di cittadini stranieri, che costituiscono l’8,7% della popolazione residente. Rispetto all’anno precedente, sono aumentati di 132 mila unità (+2,6%). L’83,4% dei cittadini stranieri si concentra nel Centro-Nord. I cittadini non comunitari regolarmente presenti in Italia al 1° gennaio del 2021 sono circa 3 milioni e 370 mila.
Nel 2020, i nuovi permessi di soggiorno rilasciati sono stati oltre 70 mila in meno rispetto all’anno precedente (-39,9%).
Nel 2021, il tasso di disoccupazione dei cittadini stranieri (14,4%) è superiore a quello dei cittadini italiani (9,0%). Nel 2021, il tasso di occupazione degli stranieri (61,4%), nonostante la crescita più intensa, risulta ancora inferiore a quello dei cittadini italiani (62,9%).
Nel 2020 sono diminuite le nascite di bimbi stranieri (60 mila nati rispetto ai 63 mila del 2019).
Nel 2020, 132 mila cittadini stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana (+3,8% rispetto al 2019).

Al 15 marzo 2023 risultano ufficialmente accolti in Italia 110.827 clandestini, di cui 1.697 negli hot spot, 75.313 nei Centri di accoglienza, 33.817 nei Centri Sai (Sistema Accoglienza Integrazione).
Hanno richiesto asilo 26.963 clandestini nel 2020, contro i 43.783 nel 2019.

Il Ministero dell’Interno ha comunicato che dal primo gennaio al 23 marzo 2023, sono sbarcati in Italia 20.017 clandestini, più del triplo di quelli registrati nello stesso periodo del 2022, che erano 6.152.
L’impennata si è concentrata in particolare nei tre giorni che vanno dal 9 all’11 marzo, quando sono arrivati 4.566 clandestini. Le nazionalità più rappresentate sono ivoriani (2.410), guineani (2.380) e bengalesi (1.506). I minori non accompagnati sono stati 1.965.

L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) delle Nazioni Unite, ha stimato che 26 mila clandestini hanno perso la vita nel Mediterraneo negli ultimi dieci anni per il naufragio delle imbarcazioni.
Sono tre le rotte marittime del traffico dei clandestini verso l’Italia: Mediterraneo Centrale, Occidentale e Orientale. La prima, che collega Libia e Tunisia all’Italia, è la più letale in tutto il mondo, sono oltre 17 mila i morti e dispersi registrati dal 2014 ad oggi. È la rotta più frequentata, ma c’è anche da considerare che, data la vicinanza con la costa italiana, i trafficanti di clandestini impiegano gommoni e barche spesso fatiscenti.
Alla rotta occidentale sono attribuiti 2.300 morti, mentre 1.700 sono stati registrati in quella orientale. Proprio dalla Turchia, da Smirne, era partito il barcone affondato al largo di Cutro in Calabria lo scorso 26 febbraio, che ha causato la morte accertata di 91 persone. E da quell’area proviene circa il 20% degli arrivi in Italia. I trafficanti turchi utilizzano barconi in legno di più grandi dimensioni rispetto a quelli che partono da Libia e Tunisia, ma anche barche a vela.
L’Unione Europea ha concesso 6 miliardi di euro alla Turchia per fermare il flusso di migranti che arrivavano in Europa via terra, dai Balcani. Quel flusso è così drasticamente calato negli ultimi anni, ma una parte dei migranti che affollano la Turchia tenta la fortuna via mare puntando proprio verso l’Italia.

Secondo la Procura di Crotone, titolare dell’indagine sulla tragedia di Cutro, ciascuno dei circa 200 clandestini a bordo dell’imbarcazione turca omologata per trasportare solo 10 persone, aveva pagato 8 mila euro agli scafisti.
Come poteva della gente in fuga dalle guerre e dalla povertà pagare 8 mila euro a testa? Perché pagare 8 mila euro a testa per salire su un’imbarcazione fatiscente, quando con 100 euro avrebbero potuto prendere un aereo e arrivare in sicurezza e comodamente in Italia?
Dalle indagini delle altre Procure italiane, emerge che i clandestini che partono dalla costa libica pagano agli scafisti tra i 2 e i 3 mila euro a testa. Ebbene, chi paga questa somma considerevole, proibitiva per persone originarie di Stati dove la paga media per chi ha la fortuna di lavorare, si aggira tra i 50 e i 100 euro al mese?

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo a Bruxelles al Consiglio dei capi di Governi dell’Unione Europea che si è tenuto il 23 e 24 marzo 2023, ha lanciato un allarme difficile da ignorare: «Se la Tunisia crolla del tutto, si rischia una catastrofe umanitaria con 900 mila rifugiati. E l’Italia non è in grado di accogliere».

Le carceri italiane sono piene di detenuti stranieri, in gran parte clandestini. Mantenerli in carcere è un costo notevole per lo Stato. Secondo il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, al 31 ottobre 2022, negli istituti penitenziari di tutta Italia risultavano detenuti 17.840 cittadini stranieri corrispondenti al 31,8% dell’intera popolazione carceraria. Mediamente ciascun detenuto costa allo Stato, cioè ai contribuenti italiani, circa 350 euro al giorno.

Papa Francesco promuove l’immigrazionismo. È arrivato a sentenziare che chi non accoglie i clandestini non è cristiano. Il 22 ottobre 2016, incontrando un gruppo di giovani protestanti e cattolici tedeschi, Papa Francesco disse «è ipocrita essere cristiano e cacciare via un rifugiato».
L’8 luglio 2020, in occasione del settimo anniversario della sua visita a Lampedusa, dopo il naufragio il 3 ottobre 2013 di un’imbarcazione libica a poche miglia da Lampedusa con 368 morti accertati e circa 20 dispersi, dove per tre volte disse «Vergogna!» rivolto all’Italia, Papa Francesco ha totalmente identificato il «migrante» con Dio, sostenendo che è Dio «che bussa alla nostra porta affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, carcerato, chiedendo di essere incontrato e assistito, chiedendo di poter sbarcare».
Il 23 agosto 2020, all’Angelus in Piazza San Pietro, Papa Francesco ha detto: «Il Signore ci chiederà conto di tutti i migranti caduti nei viaggi della speranza, vittime della cultura dello scarto».
La posizione di Papa Francesco si scontra con il pensiero di Giovanni Paolo II. Nel suo «Messaggio per la 90esima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato» per il 2004, Giovanni Paolo II sostenne «il diritto a non emigrare»: «Costruire condizioni concrete di pace, per quanto concerne i migranti e i rifugiati, significa impegnarsi seriamente a salvaguardare anzitutto il diritto a non emigrare, a vivere cioè in pace e dignità nella propria Patria».

Le popolazioni dell’Unione Europea in generale e dell’Italia in particolare sono a rischio di estinzione perché hanno cessato di fare figli. E senza figli muoiono non solo la popolazione autoctona ma l’insieme della civiltà che abbraccia la cultura, lo stato di diritto, il sistema dello sviluppo.
Su circa 500 milioni di abitanti dell’Unione Europea (il dato è del 2018 e comprende la popolazione del Regno Unito), solo il 16%, pari a 80 milioni di abitanti, hanno meno di 30 anni. Viceversa su circa 500 milioni di abitanti della sponda orientale e meridionale del Mediterraneo, sommando le popolazioni dei 22 Stati arabofoni più quelle della Turchia e dell’Iran, ben il 70% ha meno di 30 anni, pari a 350 milioni di abitanti. Quando si mettono su un piatto della bilancia 80 milioni di giovani europei, cristiani in crisi d’identità che convivono con una minoranza di europei musulmani, e sull’altro 350 milioni di mediorientali, al 99% musulmani convinti che l’islam è l’unica «vera religione» che deve affermarsi ovunque nel mondo, il risultato indubbio è che gli europei sono destinati ad essere sopraffatti e colonizzati demograficamente dagli islamici. A quel punto i musulmani non avranno più bisogno di farci la guerra o ricorrere al terrorismo. Potranno sottometterci all’islam limitandosi ad osservare le regole formali della nostra democrazia, che premia il soggetto politico più vitale, organizzato ed influente, in grado di condizionare e di accaparrare il consenso della maggioranza, senza entrare nel merito dei contenuti delle ideologie e delle religioni, soprattutto dell’islam.
Già oggi ci sono cinque capitali europee, Londra, Berlino, Bruxelles, Amsterdam e Oslo, in cui tra i nuovi nati il primo nome è Maometto. Bruxelles, la capitale dell’Unione Europea, è di fatto la capitale islamica dell’Unione Europea scristianizzata e globalista. A Bruxelles i musulmani sono il 24% della popolazione e ben il 40% della popolazione al di sotto dei 30 anni.

L’arma demografica islamica per conquistare l’Europa era stata profetizzata dal Presidente algerino Houari Boumedienne in un discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1974: «È il ventre delle nostre donne che ci darà la vittoria».
Il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan, in un comizio del 17 marzo 2017 a favore del Referendum che l’ha incoronato a presidente a vita, reagendo aggressivamente al divieto posto dalla Germania e dall’Olanda alla presenza sul proprio territorio di ministri turchi per fare propaganda elettorale in seno alla cospicua comunità turca residente, sollecitò i turchi in Europa a fare cinque figli a testa, precisando che i musulmani saranno il futuro dell’Europa: «Faccio un appello ai miei fratelli in Europa. Vivete in quartieri migliori. Comprate le auto migliori. Vivete nelle case migliori. Non fate tre figli, ma cinque. Perché voi siete il futuro dell’Europa. Questa sarà la migliore risposta all’ingiustizia che vi è stata fatta».

Nella valutazione della piramide demografica il dato che conta non è quello del valore assoluto, che in Italia è calato al di sotto dei 59 milioni di abitanti, ma quello relativo alla fascia d’età tra i 20 e i 30 anni, perché è quella che consente la rigenerazione della vita. Ebbene questa fascia d’età si sta assottigliando sempre di più, mentre cresce sempre di più la fascia d’età degli ultrasessantenni. Il risultato è che nell’ultimo decennio il saldo naturale, cioè la differenza tra i nati e i morti, registra una perdita di circa 250 mila persone all’anno, come se ogni anno in Italia scomparisse una città media di 250 mila abitanti.

Contemporaneamente assistiamo all’auto-invasione, in quanto si tratta di una strategia deliberata, pianificata e finanziata dall’Europa e dall’Italia, di clandestini provenienti dall’Africa, dal Medio Oriente e dall’Asia che, guarda caso, sono prevalentemente di sesso maschile, hanno prevalentemente un’età compresa tra i 20 e i 30 anni, sono prevalentemente musulmani.
Se sovrapponiamo la realtà del tracollo demografico dell’Europa che non fa figli e che vede assottigliarsi la fascia d’età cruciale per la rigenerazione della vita tra i 20 e i 30 anni, e la realtà dell’auto-invasione di clandestini frutto di una strategia deliberata, pianificata e finanziata, possiamo prefigurare per il 2050 la sostituzione etnica e l’islamizzazione delle popolazioni europee.

Stiamo subendo l’ideologia dell’immigrazionismo che ci obbliga a concepire gli immigrati buoni a prescindere, a subire l’invasione di clandestini a dispetto delle disastrose conseguenze sociali, economiche e valoriali. L’immigrazionismo si sposa con una visione globalista che abbatte le frontiere nazionali e legittima la libera migrazione delle masse umane in tutto il mondo, considerato una terra di tutti, dove pertanto chiunque può entrare, scorrazzare ed uscire dall’Italia a proprio piacimento. Dopo aver vietato il termine «clandestino», che implica la consumazione di un reato, sostituendolo con il termine neutro di «migrante», participio presente del verbo migrare che indica un’azione in fieri ma non sostanzia l’identità del soggetto, l’Italia prima ha abolito il reato penale di clandestinità, poi è diventata l’unico Stato al mondo che legittima la clandestinità.

Questa auto-invasione di clandestini e questo genocidio eugenetico delle popolazioni autoctone europee evocano il pensiero del Conte Richard Nikolaus di Coudenhove- Kalergi (1894–1972), filosofo, politico e diplomatico austriaco, fondatore dell’Unione Paneuropea, da cui è nata l’Unione Europea. Nelle pagine 21-23 del suo libro «Praktischer Idealismus» (Idealismo pratico) del 1925, scrisse:
«L’uomo del lontano futuro sarà un meticcio. Le razze e le caste di oggi saranno vittime del crescente superamento di spazio, tempo e pregiudizio. La razza del futuro, negroide-eurasiatica, simile in aspetto a quella dell’Egitto antico, rimpiazzerà la molteplicità dei popoli con una molteplicità di personalità (…)
Nei meticci si uniscono spesso mancanza di carattere, assenza di scrupoli, debolezza di volontà, instabilità, mancanza di rispetto, infedeltà con obiettività, versatilità e agilità mentale, assenza di pregiudizi e ampiezza d’orizzonti».

Il tracollo demografico si alimenta grazie alla strategia di «sterilizzazione culturale» e sostanziale dei nostri figli, inculcando loro la cosiddetta «ideologia di genere» fondata sulla equivalenza e la parità di diritti, compreso il diritto al matrimonio e all’adozione di figli, tra coppie connotate dall’orientamento sessuale (eterosessuali, bisessuali, omosessuali, lesbiche, transessuali, asessuali, intersessuali). Ebbene elevando il desiderio e la passione individuale a diritto collettivo inalienabile, disgiunto dalla finalità della procreazione, dalla crescita sana dei figli che necessitano di un padre e di una madre, dalla necessità vitale di perpetuare la società autoctona per salvaguardare la propria civiltà, il relativismo sessuale degenererà ulteriormente nella legittimazione della poligamia, della pedofilia, dell’incesto e della zoerastia. Siamo diventati la prima generazione di genitori che devono spiegare ed essere capaci di convincere i propri figli che tutti figli nascono dal sodalizio tra un uomo e una donna e che insieme formano la famiglia naturale.

Pochi italiani sono consapevoli della tragica realtà del tracollo demografico. Ne sentono parlare per ventiquattr’ore una o due volte all’anno quando l’Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica, pubblica l’aggiornamento sulla situazione demografica dell’Italia. Dal giorno successivo cala il silenzio assoluto come se questa tragica realtà non ci riguardasse più.
I partiti politici italiani, a parte l’immediata menzione e la fugace strumentalizzazione propagandistica per criticare la controparte, sono sostanzialmente disinteressati perché non è un tema che si presta a raccogliere il consenso nel breve termine. Eppure il tracollo demografico è in assoluto la prima e la più grave emergenza dell’Europa in generale e dell’Italia in particolare. Purtroppo l’Italia ha il triste primato del più basso tasso di natalità in Europa che a sua volta è l’area del mondo che ha il più basso tasso di natalità, e noi italiani siamo la popolazione più anziana al mondo dopo il Giappone.

Se vogliamo contribuire alla realizzazione del miracolo della salvezza degli italiani, dobbiamo riaffermare il valore centrale e il ruolo primario della famiglia naturale quale fulcro della costruzione sociale e della rigenerazione della vita per salvaguardare la popolazione italiana e tramandare la civiltà italiana. In questo contesto è necessario assicurare uno stipendio e servizi sociali adeguati alle madri italiane che scelgono di dedicarsi a tempo pieno o parziale ai propri figli riconoscendo la valenza economica del lavoro domestico; così come è necessario aiutare i giovani italiani affinché attraverso la stabilità lavorativa possano programmare il proprio futuro, mettere su la propria famiglia, dare alla luce i propri figli. Questa strategia comporta un importante investimento economico e una mobilitazione culturale nazionale, a partire dalla scuola, coinvolgendo l’insieme delle istituzioni, per riscoprire e far propria la cultura della vita e della rigenerazione della vita.

Dobbiamo riscattare l’Italia come Stato nazionale indipendente e sovrano, contrastando la prospettiva del “Nuovo Ordine Mondiale” senza più Stati nazionali, eliminando le identità localistiche, scardinando la famiglia naturale, favorendo l’auto-invasione di clandestini che ci obbligano a chiamarli «migranti», modificandoci antropologicamente in “transumani”, promuovendo una umanità meticcia omogeneizzata e omologata senza radici, fede, identità, valori e regole, incarnazione di un nuovo proletariato globalizzato in cui gli individui saranno ridotti da persone depositarie di valori inalienabili alla vita, dignità e libertà a semplici strumenti di produzione e di consumo della materialità al più basso costo possibile.

Il tracollo demografico fu la causa principale, insieme ad altre di natura militare, politica, economica e valoriale, del crollo dell’Impero Romano d’Occidente nel 476.
Il tracollo demografico è alla base dell’analogia tra il crollo dell’Impero Romano d’Occidente e il declino dell’Occidente contemporaneo, in particolare dell’Europa.
Noi siamo stati fortunati perché, dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente, si affermò la civiltà cristiana. I nostri figli e i nostri nipoti non saranno altrettanto fortunati perché tutti i dati attestano che questa Unione Europea sarà travolta dalla sostituzione etnica e sottomessa all’islam. Se non è questa l’eredità che vogliamo lasciare, ebbene assumiamo la consapevolezza della realtà e mobilitiamoci per il successo della nostra missione di rinascita della nostra civiltà, salvezza degli italiani e riscatto dell’Italia. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo.

Magdi Cristiano Allam

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