STEFANO DI FRANCESCO: “L’economia reale frena… persino in Germania”

Il quadro economico generale sta assumendo una sempre maggior definizione: a fronte di un andamento dei mercati tutto sommato positivo, l’economia reale sta invece decisamente peggiorando la propria condizione.

L’ analisi della Germania, la principale potenza economica della UE, è molto interessante da questo punto di vista.

In primo luogo abbiamo osservato, nel corso degli ultimi mesi, una riduzione della crescita dell’aggregato monetario M3, ovvero della spesa complessiva dell’economia, che l’indicatore chiave per comprendere come evolverà il sistema.

Se questo aggregato monetario M3 si riduce, l’impatto immediato è sul livello di consumi  che infatti ha segnato una flessione ben oltre le attese: -7,1% nel mese di febbraio 2023.

La riduzione dei consumi avrà poi un effetto negativo sui redditi, salari e infine anche sull’occupazione.

Sappiamo infatti che quando il credito si riduce, non solo si riducono i consumi ma anche i prezzi dei vari asset  ( azioni, obbligazioni, beni reali, immobili…)  e la Germania da questo punto di vista sta sperimentando un qualcosa di totalmente nuovo la sua economia, ovvero una bolla immobiliare cresciuta negli ultimi 10 anni e che proprio adesso sta iniziando ad esplodere.

La perdita di valore degli immobili potrebbe rappresentare un acceleratore della crisi economica perché questi sono spesso utilizzati come garanzie offerte al settore bancario per ottenere in cambio prestiti, mutui e finanziamenti. Gli alti tassi inoltre, rendono sempre più oneroso il prestito e le rate dei finanziamenti per famiglie ed imprese.

Infine, andrebbe evidenziata anche questa singolare condizione: in questo moneto storico in cui l’economia tedesca rischia di imboccare la strada del declino, viene a ridursi sensibilmente il saldo  delle partite correnti, che per decenni ha rappresentato una immissione netta di moneta nel sistema paese che dall’8% scenderà al 3,8% del PIL..

L’effetto congiunto della crisi energetica e delle sanzioni alla Russia, hanno infatti dimezzato lo storico saldo positivo delle partite correnti.

La domanda a questo punto è: come deciderà di muoversi la BCE se la frenata dell’economia tedesca dovesse assumere i contorni di una vera recessione economica? Continuerà ad alzare i tassi, oppure , come fece nei primi anni del nuovo millennio, utilizzò la leva dei tassi bassi per curare il “malato d’Europa”?…e se così fosse,  l’obiettivo del controllo dell’inflazione poi, come verrebbe perseguito?

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