STEFANIA CELENZA: “Dalla parte del più piccolo”

In questo dissacrante momento storico, di grande degrado culturale e morale, nessuno sembra accorgersi del soggetto più importante in assoluto, più indifeso e più in pericolo, da difendere con urgenza: IL BAMBINO.
Occorre farsi paladini di uno dei diritti più sacri, irrinunciabili ed inviolabili dell’essere umano, quelli del bambino. Il bambino è la nostra vita e il nostro futuro. Il bambino è la nostra sopravvivenza, è la nostra immortalità. Invece, da molto tempo, ormai, gli interessi e i diritti del bambino sono totalmetne trascurati, nonostante lo sbandieramento di sovrabbondante retoria. Oggi il bambino è lasciato solo. Al suo posto e più di lui, vengono perseguiti gli interessi dei soli adulti. I diritti del bambino vengono allora capovolti, modificati e mistificati affinché possano coincidere con i desideri degli adulti. Insomma, si mira in primo luogo a perorare le cause dei grandi, pretendendo di farle passare come il bene dei piccoli.
Ma, assai più di questo, oggi la maggiore violenza che si sta compiendo contro il bambino è quella di non farlo più nascere. Tanto spesso si rinuncia a concepire, non meno spesso ci si ibera del concepimento non gradito. La popolazione infantile è in spaventosa decrescita.

Gli asili nido sono sempre più vuoti, le scuole elementari vengono accorpate e soppresse le sedi distaccate, intere sezioni di scuole medie e superiori sono scomparse. Nei supermercati, il reparto neonatale, che comprende pannolini, latte in polvere, omogeinizzati e prodotti per l’infanzia, un tempo vastissimo, oggi è ridotto a un quarto di scaffale, mentre il reparto dedicato agli animali domestici occupa interi corridoi. Si osserva lo stesso fenpmeno nella pubblicità televisiva, cartacea, on line.
Il bambino è scomparso. E’ uscito dalla sfera di interesse della collettività.
Il bambino è scomparso anche e sopratutto quando si professa l’ardente desiderio di volerlo.
Dimostrativa del massimo spregio dei diritti del bambino è, infatti, la tanto propagandata e voluta legittimazione della “gestazione surrogata”. Questa pratica condannerà i bambini così concepiti, fin dalla loro nascita, ad una totale incertezza genetica, parentale, affettiva e psicologica. Ma il marchio più grave ed il danno più irreparabile sarà quello che questi bambini saranno sistematicamente destinati a portarsi dentro tutta la vita: l’abbandono materno. Stiamo preparando per loro il caos esistenziale. Si mostra di lottare contro le disuguaglianze di genere, contro le discriminazioni sessiste, ma in realtà, si pensa tutto e si fa tutto, a vantaggio esclusivo dell’adulto, laddove il bambino viene utilizzato come strumento per ottenere un risultato. Il bambino non è soggetto di diritto, è oggetto di diritto.
Altra incidenza fortemente dannosa è quella messa in atto dalla scuola, che oggi detiene il controllo assoluto sul bambino. La scuola è diventata, senza che nemmeno ce ne accorgessimo, un luogo di interferenza, di condizionamento e di influenza unilaterale, indirizzato al pensiero unico. A niente o a poco valgono gli organismi di pseudo rappresentanza e di democrazia scolastica, come i vari rappresentanti di classe, i consigli di istituto e così via. Gli stessi genitori (o quello che resta dei genitori, reduci da separazioni, divorzi, cambiamenti di sesso, di genere o altro) non hanno alcuna possibilità di capire, di sorvegliare e di proteggere i propri figli, dalle innumerevoli e subdole insidie che si trovano nella scuola. Ciò anche perchè c’è una tendenza spontanea, da parte dei genitori, nel delegare alla scuola gran parte dei propri compiti educativi, nel dare alla scuola un (comodo) mandato in bianco, nella gestione dei figli, dei quali non si è più in grado di detenere il controllo. Mai l’affidamento su una istituzione pubblica, come la scuola, è stato tanto sbagliato, come in questo periodo. Tale pericolo è emerso, in tutta la sua spregiudicatezza, con l’avvento della cosiddetta ideologia del Gender che si vuole, a più voci, introdurre nella scuola. Come è stato detto, se si arriva a far credere ai bambini che non siamo ne’ maschi, ne’ femmine, che ciò che si vede con gli occhi e si tocca con mano,non esiste, allora si potrà far credere loro qualsiasi altra cosa… In Italia, ufficialmente, già la legge n. 107/2015 ha introdotto programmazioni didattiche, ampiamente fornite di copertura economica, volte ad imporre alla scuola l’orientamento dell’azione educativa verso teoremi antidiscriminatori di genere, basato sul concetto che “maschio e femmina, che connotano l’identità (l’essere) della persona, non sono etichette che denotano comportamenti predefiniti ”. Si tratta di abuso e di crudeltà che viene impartita “istituzionalmente”, attraverso la scuola, al bambino, di ogni età, in totale dispregio della responsabilità e dei compiti educativi che spettano soltanto ai genitori, ex art. 147 del Codice Civile e dell’Art. 30 della Costituzione.
Il bambino, oltre a tutto ciò, ha cominciato ad essere trascurato prima e danneggiato poi anche dalla potente espansione del fenomeno della separazione e del divorzio dei suoi genitori. La sistematica demolizione della famiglia, che è, invece, il luogo ideale di crescita e di formazione dei figli, sta rovesciando i suoi effetti deleterei proprio su di loro e dunque sul bambino.
Aldilà dei vari concetti teorici ed astratti, a tutela del minore, peraltro, malamente applicati, nello scioglimento del matrimonio, anche con l’ultima riforma, la prima indiscutibile vittima sacrificale è il bambino. Sempre. Il meccanismo complessivo delle separazioni e dei divorzi fa registrare comunque un forte impoverimento della popolazione (incremento di accessi alle mense della Caritas), un consistente peggioramento della qualità della vita delle persone (aumento di stati ansioso-depressivi) e sopratutto un grave disorientamento emotivo, affettivo, fiduciario e relazionale dei figli, nei confronti dei genitori e del mondo adulto in generale.
La separazione dei genitori, infatti, per i figli, secondo gli psicologi, è vissuta come una perdita dei punti di riferimento che genera ansia e paura nel bambino di perdere i genitori.
Alla luce di quanto sopra, riporto le principali cause accertate della sofferenza dei figli dei separati o divorziati:
 La conflittualità tra i genitori;
 La strumentalizzazione dei figli nel conflitto coniugale;
 La rottura dei legami affettivi, con gli altri familiari (nonni, zii, etc.);
 Il difficile e complesso rapporto con i nuovi compagni/compagne dei genitori, il rapporto con i loro figli, con i fratellastri, etc.;
 Il peggioramento della relazione educativa.
(Dati tratti da “Come ridurre i traumi della separazione” di Scaparro e Bernardini, da “Educare il bambino in una famiglia instabile” di G. Vico, pubblicati in FAMIGLIA OGGI).
Le conseguenze psicologiche sui figli, invece, causate da un ambiente disgregato, sono legati all’età che ha il bambino, al momento della separazione dei genitori, e tanto più gravi quanto maggiore è il grado di conflittualità e quanto più i rapporti con l’altro genitore sono irregolari e difficoltosi. Queste sono tra le tante conseguenze dello stress, da separazione dei genitori, che si registrano sui minori, a seguito della perdita della stabilità, della sicurezza e della chiarezza dei legami familiari:
 Disturbi psicoaffettivi;
 Scarsa autostima e maggiori difficoltà nei futuri legami affettivi ed amorosi;
 Problemi di identità e identificazione;
 Perdita di stima nei confronti dei genitori.
(Dati tratti da articoli pubblicati dal Dott. Emidio Tribulato, direttore del “Centro Studi Logos”, Messina).
Tutto questo non è più tollerabile. Dobbiamo insorgere, dobbiamo essere pronti al combattimento. Dobbiamo recuperare il senso pieno della Famiglia e della vita stessa. La nostra rivolta deve partire dalla difesa del bambino, dalla difesa della vita, della vita dei nostri figli, dalla difesa dei più piccoli. Dobbiamo schierarci dalla parte del più piccolo.
“Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: 3 «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. 4 Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. 5 E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli” (Matteo 18,10).

Firenze, 27.03.2023

Stefania Celenza

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