Cari amici buongiorno. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d’amore per la vita.
Le menti perfide e occulte che gestiscono il calderone mediatico della Rete, ci propinano in successione delle tesi mistificatorie della realtà, con l’intento di radicare in ciascuno di noi e diffondere il più possibile il male distruttivo della denuncia fine a se stessa, la “denuncite”, alimentando l’odio e incentivando la violenza nei confronti del nemico di turno.
L’obiettivo è di screditare coloro che sono cascati nella trappola, affibbiando loro l’epiteto ingiurioso di “complottisti” e “negazionisti” della realtà così come prescritta dalla “Scienza” con la “S” maiuscola, sinonimo di “Verità” incontestabile.
Una volta screditata la minoranza che si ostina a contrapporsi al “Pensiero unico” egemone, la maggioranza che si è già fatta sopraffare dalla paura e ha già rinunciato a usare la ragione allineandosi alle direttive impartite durante la gestione della procurata pandemia di Covid-19, si rassegna sempre di più a sottomettersi acriticamente e incondizionatamente alla vittoriosa dittatura del “Nuovo Ordine Mondiale”.
La strategia di disinformazione è subdola e scaltra. Le notizie, le immagini, gli audio e i video che vengono confezionati e diffusi nella Rete sono verosimili, potrebbero essere veri anche al 90%, ma è il 10% falso quello che scredita coloro che si persuadono della bontà della tesi e la diffondono convintamente e fin troppo appassionatamente.
Se ci dessero in pasto dei contenuti mediatici falsi, facilmente identificabili come falsi, sarebbe difficile raggirare la minoranza che si ostina a dubitare, a ragionare, a diffidare. Ma sono i contenuti verosimili quelli che hanno successo nell’adescare e far precipitare nella trappola del discredito e dell’infamia i resistenti alla narrazione ufficiale egemone.
La più recente esca mediatica che circola in Rete con testi e video, sostiene che gli ashkenaziti non sono “veri ebrei”, fingono di essere ebrei, mentre in realtà sarebbero khazari, popolazione di origine ariana di idioma turco, insediata nelle steppe del sud-est della Russia, che nel 740 si convertì all’ebraismo. Si sostiene che gli ashkenaziti non sono semiti, non discendono da Sem, uno dei figli di Noè, non sono gli ebrei della “Terra promessa” da Dio ad Abramo.
Ne consegue che gli ashkenazisti sarebbero dei complottisti, che il sionismo sarebbe uno strumento malefico utilizzato per conquistare e dominare la Palestina.
Ebbene, se consideriamo che alla nascita dello Stato di Israele nel 1948 gli ashkenaziti erano il 90% e oggi sono il 75% degli ebrei del mondo, sostenere che gli ashkenaziti non sarebbero ebrei ma degli usurpatori, si traduce nella negazione e demonizzazione della stragrande maggioranza degli ebrei, nonché dello Stato di Israele di cui gli ashkenaziti costituiscono la maggioranza.
Questa tesi razzista, che evoca le differenze genetiche e somatiche tra i “veri” e i “finti” ebrei, sfocia nella criminalizzazione degli ashkenaziti perché sarebbero loro i veri detentori del potere finanziario mondiale e, di conseguenza, la causa di tutti i mali dell’umanità. In tal modo si ricicla la tesi del complotto ebraico per sottomettere l’umanità, sostenuta da Hitler e che sfociò nell’Olocausto, limitandosi a sostituire “ebrei” con “ashkenaziti”.
Invito tutti i protagonisti e gli amici della Casa della Civiltà a non cadere in queste trappole mediatiche, a vagliare attentamente e criticamente i contenuti, a considerare con la massima serietà le conseguenze di ciò che si afferma e di ciò che si diffonde. Liberiamoci dai pregiudizi e condanniamo le menzogne diffuse dalla Rete-spazzatura che riesuma l’odio e la criminalizzazione degli ebrei. Noi amiamo il popolo ebraico e sosteniamo il diritto alla vita di Israele come Stato del popolo ebraico. «Am Israel Chai!», Viva il popolo d’Israele!
Magdi Cristiano Allam
Fondatore e Presidente della Comunità “Casa della Civiltà”
Martedì 23 maggio 2023
Grazie Magdi, ottima riflessione, profonda e attenta, e grazie anche a Susanna e Paola per i loro commenti che condivido in pieno, inutile perfino dirlo. Una prima considerazione, abbastanza scontata, che mi viene spontaneo fare è il volto attuale dell’antisemitismo. Prendo lo spunto da un episodio che mi successe nel 2002 in occasione del 27 gennaio, il Giorno della Memoria della shoà. Fui invitato a San Daniele del Friuli quale delegato per il territorio del presidente della Comunità Ebraica di Trieste FVG. Era per me il primo intervento pubblico su invito in veste ufficiale e sentivo il peso della responsabilità di rappresentare sia me stesso con le mie idee, ma anche il mondo ebraico, per cui dovevo effettivamente calibrare le parole in modo da armonizzare i due aspetti in una serie di affermazioni condivisibili. Era il momento più terribile e sanguinoso dell’intifada di Al Aqsa, durata ben 5 anni, non passava giorno senza che un autobus venisse sventrato e bruciato, che un ristorante o una pizzeria, o una discoteca piena di giovani, o una scuola, non saltasse per aria per mano di martiri assassini che attivavano la cintura esplosiva. Eppure, misteriosamente, per la narrativa corrente su tutti i media e per l’opinione pubblica, ma anche per la famigerata UE che non perdeva occasione di condannare Israele per le sue operazioni militari di contenimento del e difesa dal terrorismo, la colpa era sempre di Israele e dell'”occupazione”. Era in discussione alla Knesset il progetto di costruire una barriera difensiva dal terrorismo che l’UE si affrettò a chiamare con disprezzo “muro della vergogna”, come se difendersi dagli assassini fosse esecrabile. Forse che Israele doveva aiutarli e guidarli indicando loro le cose da colpire e la gente da ammazzare? Bene, il giorno prima di affrontare la mia sfida mi incontrai con l’assessore alla cultura per definire dettagli tecnici e modalità sul mio intervento. Tale signora ebbe la faccia tosta di raccomandarsi con me di non parlare di Israele che lei considerava una questione politica, mentre la Memoria della shoà sarebbe una questione morale. Potete immaginare come ci rimasi. Non solo avevo già previsto di dedicare una parte del mio discorso proprio a Israele, ma non era questo il punto, non ero certo disposto a tagliarlo perché me lo chiedeva lei. Ma ero rimasto senza parole perché io prima di parlare ho bisogno di riflettere e di capire. E mi ci sono voluti vari giorni per dipanare la matassa concettuale generata da quella richiesta. La mia mente girava intorno a queste considerazioni senza però trovare il bandolo della suddetta matassa:
1. Tale personaggio rappresentava plasticamente in maniera perfetta l’antisemitismo della politica. Dunque un antisemita invita un ebreo a parlare della shoà il Giorno della Memoria? D’istinto stavo per declinare l’invito, ma non volevo mollare l’osso.
2. Lei ovviamente non considerava se stessa come antisemita, e la dimostrazione stava proprio nell’invito che mi aveva fatto a intervenire, per lei gli ebrei vittime del nazismo era giusto celebrare, ma non gli ebrei di oggi che occupano territori altrui, e che magari si meritano per questo di essere dilaniati dalle bombe. Forse che gli ebrei di oggi sarebbero i nuovi nazisti?
3. Quale perversione può spingere una persona a chiedere ad un ebreo, non israeliano, ma italiano, di dissociarsi dagli altri ebrei, gli israeliani, “che sbagliano”? Questo è un elemento fondamentale e antico che ci viene servito pari pari dalla storia dell’antisemitismo.
4. Tentare di spiegarle qualcosa? No, impossibile, non avrebbe capito nulla, parlavamo due linguaggi differenti, a meno di non improvvisare un corso di qualche decina di ore.
Feci il mio discorso come l’avevo preparato, col mio riferimento a quanto stava succedendo in Israele ignorando la sua richiesta, ma negli anni successivi, in circostanze e contesti analoghi, avevo le spalle ben più larghe e nessuno che mi abbia invitato ha mai osato consigliare e interferire su ciò che è bene dire e ciò che è bene evitare.
Ho raccontato questo episodio perché emblematico della natura dell’antisemitismo di oggi.
Io seguo da vicino diversi canali “alternativi” e mi trovo d’accordo su tanti temi che vanno dal Green Pass alla guerra Russia-Occidente, alla retorica Green al grande reset, tutto funzionale a elites miliardarie e grandi aziende multinazionali. Ma proprio in quel mondo ho trovato tanto antisemitismo che si richiama al complotto ebraico, come dice bene Magdi puntano il dito contro gli ashkenaziti senza sapere chi sono. E menomale, dico così per scherzo, che io sono sefardita! Ritengono i Rockfeller una famiglia di quelli ma non sono ebrei da secoli, e comunque, anche se lo fossero? Margherita Furlan, che io stimo, nomina “il governo di Tel Aviv”, il giornalista Grimaldi mi trova concorde sulla guerra in corso, ma è uno dei più feroci nemici di Israele. Anche per questi la celebrazione del 27 gennaio è una foglia di fico, che usano come copertura per non essere accusati di antisemitismo. Ma il mondo non vuol capire che non basta, che è troppo facile condannare l’antisemitismo del passato senza riconoscere quello attuale, e che celebrare quello non è un merito se si continua a spargere menzogne su Israele. Ho fatto dei tentativi con presidi di licei negli anni, per cercare di sensibilizzarli sul tema, per invitarli ad invitare esperti che parlassero ai ragazzi, ma non ci sono mai riuscito, la questione è sempre la stessa: antisemitismo del passato sì, la questione di Israele no perché è politica, fuori la politica dalla scuola (quando fa comodo). Naturalmente gli stessi presidi invitano palestinesi e propagandisti della retorica della Nakba (la sventura della nascita di Israele per i palestinesi).
Scusate per la lunghezza eccessiva di questo commento, vi abbraccio tutti cari amici, so che mi comprendete … perché noi ci capiamo.
Carissimo Elio, scusandomi per il ritardo, ho letto e apprezzato assai il tuo commento alla mia riflessione sulla mistificazione della realtà degli ashkenaziti per confermare non solo il manifesto odio nei confronti di Israele, ma anche per riesumare il mai sopito odio nei confronti degli ebrei. Invocare differenze genetiche per sostenere che gli ashkenaziti non sarebbero “veri ebrei” è una logica esplicitamente razzista. Se assumessimo un prototipo genetico attribuibile al “vero italiano”, scopriremmo che il “vero italiano” o non esiste proprio o forse è una infima minoranza. Comunque sia, noi stiamo con Israele e con il popolo ebraico e sconfessiamo totalmente i pregiudizi e le farneticazioni da qualunque fonte provengano. Am Israel Chai!
Questa mattina il nostro Presidente Magdi Cristiano Allam ha pubblicato una bellissima riflessione sulla saggezza.
Sagge sono anche quelle persone che hanno imparato che le innumerevoli informazioni scaturite dalla Rete, dalla stampa e dai Tg nazionali molto spesso sono fuorvianti se non addirittura errate.
Questo è stato ampiamente dimostrato come, durante il periodo della procurata pandemia Covid19 attraverso una informazione scorretta, siano riusciti a manipolare milioni di persone con la sola arma della paura. Nei confronti di Israele, degli ebrei e dell’eterno conflitto con la Palestina è stata data reiteratamente nel tempo un’informazione viziata, falsandone totalmente la storia.
Avete notato che se si fa crescere più in fretta la notizia di quel determinato momento rispetto alla cultura si finisce per dare più chance alla propaganda? Mi piacerebbe domandare a tutti quelli che negano ad Israele il diritto di esistere e di difendersi, quanti di loro conoscono la storia reale di questo popolo, dello Stato ebraico e quanti si sono affidati alla propaganda.
In un passaggio della sua attenta e meditata analisi Magdi scrive:” La saggezza è il frutto maturo, della conoscenza, della valutazione e del confronto con l’umanità che sostanzia la quintessenza del nostro essere persona”.
Ecco, conoscenza e valutazione.
Valutare ciò che appare e non comprendere quello che è la realtà, o la distinzione da vero a falso porta ad immagazzinare notizie incerte, pericolose e conflittuali. Io ho un profondo rispetto per Israele, ammiro la determinazione del popolo ebraico. Trovo indecente che i mezzi di informazione di fatto con i loro notiziari diventino sistematicamente complici della rinascita dell’antisemitismo, stracciandosi le vesti sempre e solo sulle morti dei palestinesi. Una volta per tutte vogliamo ricordarci che noi siamo cristiani, che Gesù Cristo nasce ebreo, e che le due religioni sono indissolubilmente legate dalla cultura e dalla sacralità della vita, contrariamente a quelli che si schierano con chi inneggia alla morte in nome di un “dio”? Sarebbe un ottimo punto di partenza per iniziare a capire le differenze, decidere da che parte stare e comprendere anche cosa significa, saggezza.
“ Am Israel Chai! “ Viva il popolo di Israele!
“La narrazione ufficiale” rispetto ad altri temi.
Doverosa precisazione. Anch’io faccio da tempo e in silenzio tali riflessioni. Prendo atto che praticamente tutti i canali di informazione libera, pur contrastando la narrazione ufficiale, si schierano “religiosamente” dalla parte della Palestina, paese “occupato e oppresso” dal “crudele” stato di Israele.