MAGDI CRISTIANO ALLAM: “Il neonato soggetto giuridico con il diritto alla vita”

Cari amici buongiorno. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d’amore per la vita.
Quando si parla o si affrontano le tematiche dell’aborto, della fecondazione eterologa e dell’utero in affitto, ma anche del divorzio e delle adozioni, si mettono in primo piano o si considerano esclusivamente le prerogative, i diritti o i semplici desideri dell’uomo e della donna, soprattutto della donna, ma passa in secondo piano, o viene del tutto ignorato, o meglio calpestato, il diritto del nascituro o del bambino.

Prendiamo atto che, sostanzialmente, nel corso della Storia gli adulti hanno regolarmente concepito se stessi come titolari della vita dei figli, considerandoli un oggetto e non un soggetto, una proprietà e non una persona, detentori del diritto esclusivo di decidere la loro vita o la loro morte.

Nell’antica Grecia, era ammesso l’abbandono dei neonati in un luogo pubblico, o perché era una femmina, o per una malformazione fisica, o perché nato dalla violenza sessuale, da un incesto o da una relazione illecita. Le femmine erano più abbandonate perché un peso economico per la famiglia, dovendo sobbarcarsi la dote per potersi sposare. La legge consentiva al padre di vendere come schiava la figlia non più giovane come “vergine attempata”. I neonati venivano abbandonati ai piedi di una colonna, morivano per fame o diventavano schiavi di chi li raccoglieva.
Anche nell’antica Roma i neonati venivano abbandonati ai piedi della “Columna Lactaria”, “Colonna lattaria”, perché necessitavano di essere nutriti con il latte. La legge consentiva al padre che non voleva accettare il figlio come proprio, di abbandonarlo ai piedi della “colonna lattaria”, affinché fosse “esposto” all’attenzione di chi passava. Chi lo prendeva lo considerava uno schiavo, per sfruttarlo e rivenderlo da grande.
Nell’America Centrale e Meridionale, presso gli Inca, Maya, Atzechi c’era l’atroce pratica di sacrificare i bambini agli dei, bruciati vivi e talvolta sezionati per estrarne il cuore.
Nella Penisola Arabica si praticava il “seppellimento delle figlie” appena nate, considerate un peso nel contesto delle ristrettezze economiche delle tribù del deserto, perché erano delle potenziali prede delle razzie nemiche, ridotte in stato di schiavitù e costrette a generare figli che rafforzavano le tribù nemiche.
In India, ad oggi, si pratica il “feticidio femminile”. Le neonate vengono uccise, spesso seppellendole vive subito dopo la nascita, per ragioni economiche. Questo genocidio delle neonate avviene nelle aree rurali povere. In India la bambina di 10 anni viene data in sposa ed è la famiglia di lei che deve garantire la dote allo sposo. Ecco perché i genitori preferiscono un maschio. Si stima che nel corso delle ultime tre generazioni siano state uccise 50 milioni di bambine appena nate.

Nella relazione trasmessa al Parlamento, l’Istituto Superiore della Sanità ha certificato che solo nel 2020 in Italia negli ospedali sono state praticate 66.413 IVG, interruzione volontaria della gravidanza. Non è noto il dato degli “aborti farmacologici”, attraverso il ricorso alla pillola abortiva, che oramai può essere data liberamente in farmacia anche alle minorenni.
Dall’approvazione della legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza nel 1978, in Italia sono stati praticati 6 milioni di aborti. Si stima che ogni anno nel Mondo si praticano legalmente 44 milioni di aborti in strutture sanitarie.
L’aborto è il più criminale dei crimini perpetrati dall’umanità, perché si tratta della condanna a morte del proprio figlio, una creatura concepita e viva nel grembo della madre, uccisa dalla propria madre. L’aborto è il crimine più efferato perché esclude aprioristicamente la realtà del neonato come soggetto e persona depositaria della vita, titolare del diritto inalienabile alla vita.
La vita di un neonato è il frutto dell’unione di una madre e di un padre. Quindi, i titolari di soggettività giuridica sono tre: la madre, il padre e il neonato. La tesi secondo cui è solo la madre a poter decidere sulla sorte del proprio neonato, affermando «l’utero è mio e me lo gestisco io», è assolutamente infondata dal punto di vista giuridico, così come manifesta la totale assenza di amore e di umanità da parte di una madre crudele e disumanizzata. L’aborto va assolutamente condannato e vietato perché il soggetto giuridico più debole, il neonato, non potrebbe esprimersi e sicuramente ha diritto alla vita. La vera civiltà è quella che riconosce il neonato come soggetto giuridico detentore del diritto inalienabile alla vita, dignità e libertà.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore e Presidente della Comunità “Casa della Civiltà”

Mercoledì 24 maggio 2023

2 commenti su “MAGDI CRISTIANO ALLAM: “Il neonato soggetto giuridico con il diritto alla vita”

  1. L’amico Gianni ha posto l’accento sull’aspetto economico e sociale di questo crimine.
    Io invece voglio richiamare l’attenzione sulla questione morale ed etica di questa ripugnante pratica.
    In particolare mi chiedo per quale ragione si preferisce aiutare ad abortire invece di educare i giovani ad una sessualità responsabile?
    Per quale ragione si privilegia, da parte dello Stato, la pratica dell’aborto (che mi pare non sconti nessun ticket, essendo totalmente a carico del SSN, e quindi delle tasse di tutti noi) in luogo del sostegno alla maternità?
    Per quale ragione non si prevede un serio percorso di ponderazione della scelta abortiva? Per quale motivo non si fa nulla per far comprendere alle donne che con l’aborto uccidono loro stesse oltre al loro bambino.
    Io ho subito un aborto spontaneo al quarto mese di gravidanza. Sono arrivata in ospedale che praticamente avevo già quasi espulso mio figlio ma ho ancora davanti agli occhi la mano del ginecologo sulla quale giaceva il suo corpicino
    E ho impiegato mesi solo per smettere di piangere ogni volta che incontravo una donna gravida. Ed ancora oggi, a 25 anni di distanza, è vivo in me il dolore per quel figlio mai nato.
    Se io mi sento così per un aborto spontaneo, come si sentirà una donna che lo fa volontariamente?
    Per quale ragione si impedisce di rappresentare la realtà dell’aborto, che è un infanticidio in tutti i sensi?
    Io credo che la risposta sia una sola: distruggere il lato umano delle persone, distruggerne l’anima.
    È vitale che anche sul tema “aborto” rappresentiamo correttamente la realtà: è un omicidio. Aggravato dalla condizione di totale incapacità di difendersi della vittima e dal rapporto di parentela dell’omicida.
    E soprattutto è vitale che non ci facciamo tacitare da quelle donnette urlanti che urlano al fascista a chiunque sostenga che l’aborto è un crimine.

  2. Sono pienamente d’accordo con quanti scritto da Magdi. Rilevo, come dissi in una serata, che 6 milioni di aborti, cioè sei milioni di persone mancanti oggi, in età lavorativa e riproduttiva, sono un danno umano, sociale, economico enorme. Ciò si traduce in minor PIL, meno tasse incassate, meno versamenti per pensioni decenti, meno famiglie e meno figli, e ritengo ciò una delle maggiori cause della mancata crescita demografica e della graduale estinzione della popolazione italiana. A meno che, come sospetto, vi sia un disegno globale che porti a ciò, che vada nella direzione di favorire l’immigrazione selvaggia e la schiavitù de facto di lavoratori ed occupati senza radici, né storia, né tradizioni e senza coesione sociale ed etnica, che favorisca così il controllo e dominio totale sulla società atomizzata ed isolata per comparti stagni e dipendente dal grande fratello nazionale ed internazionale.
    Risolvere il problema in tutti i modi possibili è un dovere del Paese autonomo e padrone di sé e del proprio domani, se vogliamo veramente che ve ne sia ancora uno.
    Dobbiamo avere un piano sia a breve cge soprattutto a lungo termine che organicamente affronti con adatti strumenti tutto il problema nel suo complesso, da aborto a maternità favorita, aiuti a casalinghe e lavoratrici per poter allevare la prole, per l’educazione, la scuola e la formazione di nuove famiglia e i rapporti di coppia ed il lavoro e sanità fino alle pensioni. Non possiamo intervenire a settori, perché tutto funziona se tutta la macchina statale e sociale funziona.

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