Cari amici buongiorno. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d’amore per la vita.
Nel nostro Mondo ci sono 50 milioni di schiavi reali, persone che vengono considerate una proprietà acquistata e vendibile, oggetti posseduti e non soggetti liberi di decidere della propria vita.
Il “Global Slavery Index”, censendo la realtà a livello mondiale relativa al 2021, stima che su 50 milioni di persone che vivono «in schiavitù moderna», con un aumento di 10 milioni rispetto al 2016, 28 milioni sono sottoposte al lavoro forzato e 22 milioni sono bambine e ragazze vendute e sposate con forza.
Realizzato dall’associazione Walk Free, il rapporto include nella schiavitù moderna «il lavoro forzato, il matrimonio forzato, la servitù per debiti, lo sfruttamento sessuale, la vendita e lo sfruttamento dei bambini».
Secondo il rapporto, la Corea del Nord ha il tasso più alto, con 104,6 persone in schiavitù moderna ogni 1.000 abitanti. Seguono l’Eritrea (90,3) e la Mauritania (32), che nel 1981 è diventata l’ultimo Paese al Mondo a vietare la schiavitù ereditaria. Tra i primi 10 Paesi che praticano la “schiavitù moderna” ci sono l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, la Turchia, il Tagikistan, la Russia e l’Afghanistan.
Nel 35esimo “Rapporto Italia” di Eurispes, dal titolo “Il dovere di avere coraggio”, che delinea il profilo degli italiani sulla base di un questionario relativo all’insieme delle tematiche sociali, ci sono dei dati che delineano una condizione definibile di “schiavitù virtuale”. Il dato che più colpisce è l’aumento degli italiani dipendenti dal cellulare, al punto che ci dormono e l’utilizzano al risveglio o prima di dormire (73,3% rispetto al 59,2% nel 2018); che l’utilizzano anche a tavola, sia quando sono da soli (dal 58,2% del 2018 al 64,4% del 2023) sia quando sono in compagnia (dal 31,6% del 2018 al 33,9% del 2023), o quando camminano (dal 54,3% nel 2018 al 55,1% nel 2023).
La dipendenza dallo smartphone, il cellulare collegato alla Rete che svolge le funzioni di un computer, andrebbe integrato con le altre dipendenze degli italiani, dall’uso crescente dei “social”, le piattaforme di socializzazione e comunicazione virtuali; nonché dal crescente consumo di sostanze stupefacenti e dall’abuso dell’alcol che alienano dalla realtà; infine tutte le dipendenze che rappresentano delle patologie psichiche che scaturiscono nell’isolamento sociale, nell’egocentrismo, nella paura o nel rifiuto del rapporto continuativo e costruttivo con il prossimo in generale e con l’altro sesso in particolare.
Se la schiavitù reale dipende da altri, la schiavitù virtuale dipende da se stessi.
La schiavitù reale è parte integrante della Storia dell’uomo, c’è sempre stata e, con modalità più subdole ma sostanzialmente identiche, perpetuano la sottomissione di una persona all’arbitrio assoluto di un’altra persona.
La schiavitù virtuale è un fenomeno di degenerazione psico-fisica specifico della nostra epoca contemporanea nel suo coinvolgimento dell’insieme dell’umanità ovunque nel Mondo, di cui è responsabile una infima minoranza che detiene il potere finanziario e condiziona il potere politico. Questa minoranza oligarchica sono i nuovi schiavisti. La nostra missione è di liberarci da ogni forma di schiavitù, sia quella reale sia quella virtuale.
Magdi Cristiano Allam
Fondatore e Presidente della Comunità “Casa della Civiltà”
Giovedì 25 maggio 2023