STEFANIA CELENZA: “La Procreatica, nuovo settore produttivo”

Ebbene, eccoci arrivati ad un nuovissimo modello di impresa, ad una inedita fonte di business, ad un settore produttivo, impensabile già pochi anni fa.

Prima di parlarne, voglio fare una considerazione oggettiva su quella che è stata, secondo me, la prima forma di inganno psicologico e, se mai, anche ideologico, da cui tutto ha avuto inizio e che ci ha portati fino a tanto.

Ognuna delle modificazioni sociali, politiche e tecnologiche che connotano la nostra evoluzione generazionale è sempre iniziata con la proclamazione di principi estremamente validi, positivi, inoppugnabili, facilmente condivisibili, tali da garantire una prima immediata approvazione. Sulla scia di questo iniziale consenso, abbassate così le naturali barriere difensive della umanità, si è potuto, con studiata gradualità, forzarne le conseguenze, fino ad arrivare ad una accettazione sociale, ormai priva di qualsiasi senso critico. Il risultato è stato quello di esserci trovati, senza accorgercene e senza saperlo, piano piano, in una condizione che sarebbe stata inimmagibile, solo qualche decennio prima. Tant’è che siamo difronte ad un totale sovvertimento della cultura etica, sociale e sopratutto umana che riguarda la persona, il bambino e la famiglia, cultura che pure è stata il fondamento di secoli di storia. Partiamo dalla fine. Ovvero dal presente.

Secondo una analisi puramente economica, il fenomeno dell’utero in affitto è entrato, oggi, a pieno titolo, nella filiera produttiva. Tralasciamo l’inutile quesito se, in tale settore, si venda un servizio, oppure un bene, ma andiamo alla sostanza. Con l’utero in affitto (che mi rifiuto di chiamare con l’epiteto ipocrita di “gestazione per altri”), abbiamo conferito un prezzo alla vita umana. Il mercato della riproduzione è nato, così, come detto in premessa, con il fasullo pretesto di “aiutare “ le coppie che non “possono” avere figli, che non sono in condizioni di procreare. Perchè privare tali coppie di questa gioia, dal momento che la scienza della riproduzione ha fatto progressi enormi e che consente questo risultato?

Chi poteva dirsi contrario?

Il bluff sta nella individuazione, più che ambigua, dell’oggetto del sedicente ”aiuto”: le coppie che non “possono” avere figli…

Presto si è passati da una impossibilità oggettiva, ad una impossibilità puramente volitiva, ovvero a quella di coppie che, per svariate ragioni, non vogliono avere figli propri, oppure a persone che, pur potendo avere figli, hanno fatto scelte infeconde, come la omosessualità. Da un principio condivisibile, siamo arrivati ad accettare l’inaccettabile.

La procreatica ha reso commerciabile la vita umana.

Nella logica di mercato, sono pertanto, rapidamente sorte delle aziende organizzate nella riproduzione umana. In Italia abbiamo la famosa “Gestlife”, descritta come la miglior agenzia di maternità surrogata nel nostro paese. Gestlife, il cui sito italiano è oscurato, è una società appartenente al gruppo statunitense INVESTMEDICAL, che ha sede legale a Miami. Trattasi di azienda dedicata alla fornitura di sevizi medici, nell’ambito della riproduzione assisitita. Eppure questa è una azienda che si autosponsorizza come una associazione indipendente, che riunisce più di 1000 genitori che sono diventati tali grazie alla maternità surrogata.

Una impresa che rende le persone felici, dunque …

Ma torniamo all’aspetto pratico. Che si tratti di mera compravendita è fuori dubbio. Lo scambio di mercato riguarda i gameti umani, cosa che può avvenire solo attraverso una transazione e non con una donazione.

Anzi, abbiamo, una vera customizzazione dell’oggetto della transazione economica, ovvero la modificazione di un prodotto o di un servizio, che diventa necessariamente seriale, per renderlo più aderente alle esigenze e alle richieste dirette dei clienti. In ambito commerciale, un prodotto customizzato viene in parte riadattato rispetto a quanto previsto “in fase di produzione”, sulla base delle esplicite richieste dei clienti. Nel settore che ci interessa, con opportune clausole di garanzia, si è arrivati ad evitare di avere figli imperfetti, per esempio. Un’altra esigenza, per questo particolare tipo di mercato, è l’anonimato genetico. L’acquirente paga per avere un certo risultato, del quale non deve e non vuole conoscere le origini.

I retaggi della provenienza dell’oggetto della transazione possono provocare al cliente notevoli motivi di disturbo e per questo vanno evitati contrattualmente. Non rileva che la conseguenza di ciò sia il fatto che quel bambino, quella persona non saprà mai chi è suo padre e chi è sua madre. L’importante è che venga accolto e amato dal suo compratore, che lo adorerà, lo accudirà con tutte le cure migliori, bla, bla, bla…

In queste aziende il fattore produttivo primario è la DONNA.

Purtroppo, però, la donna è un fattore produttivo estremamente imperfetto (vedasi le donne che “ci ripensano”, per esempio e che si rifiutano di consegnare il prodotto) e reca, talvolta, dei risultati estremamente disdicevoli, che si traducono in problemi economici che possono sbilanciare la convenienza dell’investimento. Per questo motivo, la scienza si sta rivolgendo molto velocemente alla creazione dell’utero artificiale.

Da questa ulteriore svolta scientifica, si può evincere che il mercato della riproduzione umana, ad oggi, risulta essere estremamente inefficiente.

Sembrava una grande invenzione, ma non funziona…

Peccato.

Firenze, 31 maggio 2023

Stefania Celenza  

6 commenti su “STEFANIA CELENZA: “La Procreatica, nuovo settore produttivo”

  1. In questa civiltà decaduta e scaduta moralmente si è arrivati al punto da scambiare una legittima aspirazione, che e’ insito nella natura umana , cioè quella di diventare genitori, in un capriccio ed a considerarlo normale. É orribile tutto ciò.
    Mi capita di leggere il canale telegram di Leonardo Guerra e così ho saputo che c’è un un notevole incremento di aborti spontanei e anche un altro tasso di infertilità tra i benedetti dal siero magico.
    Mi viene spontaneo pensare che gli aspiranti genitori, visto il complesso iter burocratico da percorrere per giungere a poter adottare, pensino a questa tecnica di procreazione. E sono convinta che questi demoni abbiano previsto questo e provveduto alla bisogna.
    Ho pena per coloro che non riescono a diventare genitori naturalmente ma vorrei che iniziassero a guardare negli orfanotrofi , oggi chiamati con il nome ipocrita di “casa famiglia”, e toglierli da lì. Lo Stato dovrebbe intervenire su questo argomento.
    Quanto all’utero artificiale, prego affinché ogni “scienziato” che inizia a progettare o anche solo a pensare all’utero artificiale venga confuso da Dio..

  2. Magari non funzionasse, forse non funziona a pieno regime ma purtroppo va a vele quasi gonfie. Il fatto che stiano cercando di costruire un utero artificiale è sicuramente un segnale che tutto procede sui binari che hanno posato da tempo, e serve solo ad aumentare la produzione e ad impedire la perdita di quella intendono solo come “merce” dovuta ad accidentali e da loro non previsti problemi gestatori della mamma o al comunque improbabile suo cambiamento di idea. Per questo continuano a cercare le mamme tra le persone più indigenti.

    1. Francesco, io sono profondamente convinta che “non prevalebunt”…il vero pericolo sono le donne che, per soldi, si sono fatte scippare il dono immenso di essere generatrici di vita. Non c’è indigenza che tenga difronte alla mercificazione della propria creatura. Per questo credo che un costrutto basato su presupposti così infimi non possa funzionare.

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