Nella prima parte abbiamo incontrato le grandi donne che, fino al 1800, hanno dato un rilevante contributo allo studio scientifico in generale e astronomico in particolare. Dal 1800 ad oggi sempre più numerose sono state le donne che si sono affermate in questo campo e negli ultimi settant’anni c’è stato un così grande fiorire di queste figure femminili, che non è possibile raccoglierle in un articolo contenuto, pertanto mi limiterò a citare solo quelle che si sono distinte entro i primi anni del ‘900.
Carolina Lucretia Herschel (1750 – 1848) è una delle astronome più conosciute, nonostante gli ostacoli posti dalla madre nel ricevere qualsiasi tipo di istruzione, perché la riteneva svantaggiata a causa di una malattia che le causò un ritardo nella crescita. Il suo trasferimento dal fratello William in Inghilterra, per seguire la carriera di soprano, le aprì un mondo nuovo in cui spendersi, l’astronomia, di cui il fratello era appassionato. Carolina stabilì un record per la scoperta di 8 comete e, alla fine del 1783, aveva scoperto ben 14 nebulose. Nel 1835 divenne membro onorario della Royal Society.
Marie – Jeanne Amelie Harlay (1768 – 1832) visse a Parigi, dove fu insegnante. Si distinse per le sue tavole di determinazione dell’ora in mare attraverso la posizione del Sole e delle stelle; queste vennero pubblicate nel 1791 e 8 anni dopo venne pubblicato un suo catalogo di 10.000 stelle.)
Caterina Scarpellini (1808 – 1873) nacque a Foligno e studiò sotto la guida dello zio, Feliciano Scarpellini, direttore della Specola del Campidoglio a Roma. Si dedicò a numerose osservazioni di eclissi, sia di Sole che di Luna, comete, meteoroidi, maree, terremoti, meteorologia e ozonometria. Fondò a Roma un giornale scientifico dal titolo “Corrispondenza Scientifica in Roma per l’avanzamento delle Scienze”. Nel 1854 scoprì una cometa e nel 1872 il suo contributo nel campo statistico fu onorato con il conio di una medaglia d’oro.
Maria Mitchell (1818 – 1889) nacque a Nantucket in Massachussets e fu riconosciuta come la prima donna astronoma negli USA. Probabilmente fu il padre, William Mitchell, astronomo ed insegnante di astronomia, a incoraggiarla ad ampliare le sue conoscenze matematiche ed astronomiche. La sua prima scoperta risale a una notte dell’autunno del 1847, quando con il suo telescopio puntò una stella che si rivelò essere una cometa. Nel 1848 divenne primo membro femminile dell’Accademia Americana delle Arti e delle Scienze. Dal 1865 al 1888 rimase professoressa di Astronomia all’università di Vassar, nel 1875 divenne presidente dell’Associazione Americana per l’avanzamento delle donne nella scienza e, alla sua morte, venne fondata una società astronomica in suo nome.
Willelmina Paton Stevens Fleming (1857 – 1911) nacque in Scozia, dove fu maestra elementare fino a quando non si trasferì negli Stati Uniti con il marito nel 1878. Il suo matrimonio finì prima che nascesse suo figlio e fu costretta a cercare un lavoro, che trovò come domestica presso il direttore dell’Osservatorio di Harvard, Edgar Pickering. Questi la coinvolse nell’attività dell’osservatorio incaricandola di analizzare le lastre fotografiche del cielo, analisi che condusse con risultati eccellenti: scoprì 10 novae, 59 nebulose gassose tra cui la nebulosa “Testa di Cavallo” e più di 300 stelle variabili. Per tali meriti venne nominata conservatrice dell’archivio fotografico, primo incarico istituzionale affidato a una donna ad Harvard.
Henrietta Swan Leavitt (1868 – 1921), nata a Lancaster in Massachusetts, si trasferì con la famiglia fin da bambina a Cleveland in Ohio. Nel 1892 si laureò presso la Società per l’Istruzione Collegiata per le donne (ora Radcliffe College) e, dopo solo tre anni, divenne assistente ricercatore volontario presso l’Harvard College Observatory, dove arrivò a ricoprire le cariche di capo del dipartimento di fotometria fotografica e di responsabile per la cura dei telescopi. Henrietta ideò un sistema per determinare la magnitudine (grado di luminosità) di una stella, che fu ben presto riconosciuto dalla comunità scientifica come uno standard importante e nel 1913 venne adottato dal Comitato Internazionale per magnitudini fotografiche. Si impegnò anche nella ricerca nel campo delle stelle variabili e nel 1908, studiando le stelle variabili Cefeidi nella Piccola Nube di Magellano, che sono tutte circa alla stessa distanza dalla Terra, determinò le magnitudini assolute di quel gruppo di stelle. Importanti astronomi e astrofisici utilizzarono la sua scoperta per arrivare alle proprie: Ejnar Hertzsprung per tracciare la distanza delle stelle; Harlow Shapley per misurare le dimensioni della Via Lattea; Edwin Hubble per accertare l’età dell’Universo. La sua ricerca e le sue scoperte sono state un contributo fondamentale per il progresso dell’astronomia e la comprensione del nostro posto nell’Universo.
Gabriella Conti Armellini (1891, 1974), laureata in Fisica all’Università di Napoli nel 1919, nel 1921 entrò come Assistente all’Osservatorio di Roma Campidoglio, dopo aver insegnato Matematica e Fisica presso il Liceo di Benevento. Nel 1923 sposò Giuseppe Armellini, Direttore dell’Osservatorio, e continuò la sua attività come astronomo presso l’Osservatorio del Campidoglio e anche presso la nuova sede a Monte Mario. Si occupò soprattutto di osservazioni meridiane e fotografiche di pianeti e asteroidi, di misure di diametri solari, di misure di radiazione solare, di determinazioni orarie e di osservazioni meteorologiche, pubblicando i suoi lavori su Astronomische Nachrichten, sui Rendiconti dell’Accademia dei Lincei e sulle Memorie della Società Astronomica Italiana. Fu nominata Cavaliere dell’Ordine della Repubblica e nel 1961 fu insignita della Medaglia d’Oro di Benemerenza del Ministero della Pubblica Istruzione.
Cecilia Payne-Gaposchkin (1900 – 1979) nacque in Gran Bretagna, ma condusse la sua attività scientifica all’università statunitense di Harvard, presso il cui osservatorio si era trasferita grazie ad una borsa di studio di supporto alle donne ricercatrici. Nella sua tesi di dottorato dimostrò che l’idrogeno è il principale costituente delle stelle, determinando un’autentica svolta nel pensiero astronomico. Nel 1956 divenne la prima donna professoressa associata dell’università.
Paris Pismis (1911 – 1999), nata a Istambul, ma di origine armena, fu la prima donna universitaria della Turchia, dove conseguì un dottorato in matematica nel 1937. Trasferitasi negli Stat Uniti, lavorò nell’Osservatorio di Harvard dove conobbe suo marito, con il quale si trasferì in Messico. Qui divenne la prima persona nella storia del paese a dedicarsi allo studio professionale dell’astronomia. Lavorò nell’Osservatorio Astronomico Nazionale di Tacubaya, che dipendeva dall’Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM), dove iniziò a impartire le prime lezioni ufficiali di astronomia che furono tenute in Messico e a svolgere attività di ricerca, grazie alla quale scoprì 20 amassi aperti e 3 ammassi globulari; lavorò, inoltre, alle prime interpretazioni della struttura a spirale delle galassie. Quando morì, lasciò una ricca comunità di oltre 100 astronomi che lavorano ancora oggi nella UNAM.
Interessantissimi i ritratti di queste donne di cui si parla poco, ma che in qualche modo hanno lasciato le loro tracce indelebili in una materia così affascinante.
Grazie Simonetta.
Orgoglio… Donna!