L’Italia è una Repubblica basata sul compromesso.
Gli italiani erano giustamente insorti per la promozione degli studenti che, l’11 ottobre 2022, dopo aver sparato in aula con una pistola ad aria compressa alla loro professoressa Luisa Finatti, colpendola a un occhio e alla testa con dei pallini, sono stati promossi con l’8 e il 9 in condotta.
Quegli 8 e 9 in condotta sottintendevano che se il voto fosse stato più basso, gli studenti sarebbero stati automaticamente bocciati, perché finora la prassi è stata che con il 7 in condotta si veniva bocciati. Non era una regola ma una una prassi, ispirata dal prevalere dell’etica del rispetto per l’autorità e del senso della responsabilità.
Ma evidentemente i tempi sono cambiati. Siamo nell’epoca di soli diritti e delle solo libertà. Ed è così che, per placare la comprensibile condanna generale, si è escogitata una via d’uscita per salvare capra e cavoli, ovvero sanzionare i ragazzi sul piano del voto di condotta ma promuoverli comunque. Perché ormai la norma è che gli studenti devono essere tutti promossi a prescindere dal loro profitto, figuriamoci dalla loro condotta.
Anche in questo caso la creatività degli italiani, che ha sempre prodotto delle eccellenze in ogni scibile dell’umanità, ha sortito la soluzione per accontentare tutti, o meglio per non scontentare nessuno.
Dopo l’intervento scandalizzato del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, con l’invio di ispettori ministeriali e la riconvocazione del Consiglio di classe per rivedere il giudizio, la soluzione è stata trovata: il voto di condotta cala a 6 e a 7, ma gli studenti vengono ugualmente promossi!
Il ministro ha spiegato che «bisogna intervenire sul tema della condotta e delle sospensioni. Ma non sono favorevole a lasciare a casa, a non fare nulla un ragazzo che si è comportato male, significa abbandonarlo a se stesso». Meglio dunque che continuino a frequentare la scuola.
Contenta (parzialmente) l’insegnante impallinata, che ha rischiato di perdere un occhio, e intende comunque procedere per vie legali per chiedere un risarcimento per danni d’immagine e morali.
Contenti (sicuramente) i ragazzi che sono stati comunque promossi, spalleggiati dai loro genitori che avevano mobilitato gli avvocati per fare causa alla scuola in caso di bocciatura.
A rimetterci siamo noi tutti. Che ne sarà dell’Italia dove ormai la cattiva condotta è un elemento secondario se non trascurabile nella valutazione dello studente, dove si viene promossi anche dopo aver sparato in aula alla professoressa, dove in definitiva il bene e il male sono lo stessa cosa?
Magdi Cristiano Allam
Fondatore e Presidente della Comunità “Casa della Civiltà”
Giovedì 29 giugno 2023
D’accordo con Magdi e soprattutto sostengo la forte arrabbiatura di Davide ed anche Andreina.
Qui e’ tutto il sistema istruzione ed educazione che e’ saltato, e sembra che ben pochi insegnanti come Davide ed altri, se ne rendano conto. Ormai lo Stato ed il Ministero sembrano voler ridurre l’istruzione ed un mero atto di presenza, che deve portare inevitabilmente alla fine senza scosse del ciclo scolastico individuale nei tempi previsti. Senno’ entra il tribunale e gli avvocati. Ma dove sta scritto debba essere cosi’ ? Perche’ , escluso atti violenti o discriminazioni documentate contro gli studenti,che sono reati veri, non si inibisce a genitori od altri di ricorrere alla Giustizia in materie che non le competono ?
Tutti passano oltre, il ministro teme rogne e chiude un occhio,o due, l’Istituto teme il Tribunale , ed entrambi mirano a togliersi il sassolone dalla scarpa il prima possibile, perche’ non mi si dica che uno studente che ripete l’anno viene lasciato a se stesso, anzi deve essere curato di piu’ dalla scuola e soprattutto dalla famiglia che deve collaborare nel recupero dei valori e doveri che non ha capito o perso. Facile promuovere comunque.
Solo che poi un asino civile e culturale in senso ampio ed un umano senza regole ci capitera’ a tutti in tutti gli ambiti in cui operera’, e li’ non avremo strumenti per recuperarlo ,pronto a trattare gli altri come vittime della sua sola volonta’ e guai parlare.
Sugli insegnanti che non hanno capito o dimenticato il loro ruolo, meglio che non mi pronunci, non sono del settore, ma i risultati si vedono bene, purtroppo.
Tutti sbagliano e quindi nessuno sbaglia, questo quello che sembrano dirci. Davide ha piu’ che ragione,se dall’alto al basso si va avanti cosi’, senza un ripensamento, dobbiamo aspettarci un deliberato teorema distruttivo sociale ed educativo, chiederci perche’ e dove vogliamo andare e produrre una forte resistenza alla deriva educativa con parole ,scritti, azioni anche evidenti.
Il silenzio e’ solo complicita’ ed ignavia e questo come in Dante porta dritto all’ Inferno ,non solo nel Poema. Nella dissoluzione dei Valori umani e sociali.
La promozione di questi ragazzi, indipendentemente dal voto di condotta, è un fatto davvero grave. I genitori avrebbero dovuto essere i primi ad adottare provvedimenti ed a solidarizzare con la scuola, altro che attivare gli avvocati! È principalmente a loro che spetta il ruolo di educatori. Il preallertamento degli avvocati ha trasmesso un messaggio errato ai loro figli, ulteriormente aggravato dalla decisione di quell’incapace di ministro. Costui ha mostrato uno Stato molle, incapace di farsi rispettare e che non tutela i suoi dipendenti.
Sono d’accordo con Davide. Si sta deliberatamente distruggendo la scuola. Ci dobbiamo alzare in piedi. Non è possibile tollerare oltre.
Ce l’ho sia col ministro Valditara, sia coi genitori degli alunni, sia con l’insegnante sia col consiglio di classe. Ognuno di loro, a suo modo, ha sbagliato gravemente! E non è possibile che in occasione di un episodio grave come questo sia casuale che abbiano clamorosamente commesso errori grossolani tutti gli attori responsabili della gestione educativa dei ragazzi. Questo evento dimostra senza alcun dubbio che c’è un deliberato progetto di distruzione della società che, ormai, è a uno stato di attuazione molto avanzato! Una soluzione nell’immediato già c’è: rifiutarsi, disobbedire! Dobbiamo assolutamente cominciare a dare dei segnali forti spezzando questo meccanismo perverso che porta tutti a dare sempre un tacito consenso allo stato di cose.