La Luna è l’unico satellite naturale della Terra e il suo diametro è circa ¼ di quello del nostro pianeta. Si ipotizza che la sua struttura interna sia costituita da un nucleo solido, avvolto da una zona parzialmente fusa; a questa dovrebbe essere sovrapposto un mantello plastico, circondato da una crosta esterna solida di spessore molto eterogeneo, tanto che il centro di massa del satellite è decentrato di circa 2km dal centro geometrico del corpo. La parte più spessa della crosta è costituita prevalentemente da rilievi, crateri e corrugamenti, mentre nella parte a questa opposta si trovano ampie depressioni chiamate mari, coperte di lava consolidata di colore scuro, proveniente dal mantello. Questa struttura genera una morfologia lunare superficiale molto differenziata tra la parte visibile dalla Terra e quella non visibile: la prima appare piuttosto regolare con le ampie zone scure depresse dei mari, percepibili anche a occhio nudo dalla Terra; mentre la parte nascosta è fortemente craterizzata e quasi priva di mari.
La Luna compie tre movimenti principali: la rotazione attorno al proprio asse, da ovest verso est; la rivoluzione intorno alla Terra e insieme a questa la traslazione attorno al Sole. Il movimento di due corpi che ruotano intorno a un comune baricentro è diverso a seconda che siano della stessa massa, di masse leggermente diverse o di masse notevolmente differenti. Nei primi due casi tale baricentro cade circa a metà del vettore che congiunge i centri dei due corpi; nel terzo caso, invece, esso si trova all’interno (più o meno in profondità) del corpo con massa maggiore. Questo è il caso di Terra e Luna, che costituiscono un sistema planetario doppio, il cui centro di massa è situato circa a 3/4 dell’interno del nostro pianeta. Tale condizione è responsabile della complessità dei fenomeni che interessano questi due corpi celesti. Uno di questi è la sincronicità tra il moto di rotazione e quello di rivoluzione siderale (cioè prendendo come riferimento una stella) della Luna intorno alla Terra, che è di 27d7h43,2m; questo comporta che essa mostri verso di noi sempre lo stesso lato.
La sua orbita, inoltre, è ellittica e, quindi, in ogni periodo di rivoluzione il satellite si viene a trovare in un punto più vicino (perigeo 363.300 km) e in uno più distante (apogeo 405.500 km) dal nostro pianeta. Durante questo percorso si osserva la variazione di zone illuminate e in ombra della superficie lunare, dipendente dalla sua posizione osservata dalla Terra rispetto al Sole, fenomeno chiamato fasi lunari (lunazione). Quando si trova in allineamento dalla parte opposta del Sole rispetto alla Terra e tutta la superficie rivolta verso di essi è illuminata, si ha la fase di Luna piena o plenilunio: sorge al tramonto del Sole e tramonta al suo sorgere. Quando il plenilunio si verifica con la Luna in perielio, essa appare un 14% più grande di quando si verifica in apogeo (da qualche anno chiamata super-Luna!!!), differenza apprezzabile dall’occhio umano solo potendo mettere a confronto contemporaneamente le due Lune.
Le lune piene, ordinate a partire dal mese di gennaio, sono normalmente tre per ogni stagione, cioè una ogni mese. Però, dato che l’intervallo di tempo intercorrente tra due fasi di luna nuova consecutive ha una durata di 29d12h44m2.8s (mese sinodico o lunazione) ed è, quindi, più corto di un “mese” terrestre, può capitare che si verifichino due lune piene nello stesso mese (o due lune nuove), come accaduto lo scorso mese di agosto. Il fenomeno, che si presenta generalmente ogni due o tre anni, fu definito luna blu da un astronomo dilettante nel 1946 ma erroneamente in quanto, se è vero che la Luna può cambiare debolmente colore a causa della presenza di polveri o altre particelle nell’atmosfera terrestre, non diventa mai blu…
È invece vero che la Luna diventa rossa, quando durante un’eclissi di Luna, nel momento di totalità, si trova al centro del cono d’ombra creato verso lo spazio dalla Terra illuminata dai raggi solari. In tale situazione assume una colorazione rossastra poiché, per effetto dell’atmosfera terrestre, i raggi solari rossi, quelli a più bassa lunghezza d’onda dello spettro solare, non vengono completamente schermati ma sono in parte diffusi e in parte rifratti verso l’interno del cono d’ombra.
Bell’articolo, Simonetta. Semplice, chiaro e informativo.