STEFANIA CELENZA: “La bellezza di essere italiana”

Questa è la storia di una bella bambina inglese, di otto mesi, di nome Indi Gregory. La piccola è affetta da una gravissima patologia mitocondriale, che considerano incurabile.
Posta, pertanto, la asserita irrecuperabilità conclamata della malattia, il civilissimo Regno Unito ha decretato che il “miglior interesse” della bambina sia la sua morte. Per questo più che nobile motivo, i medici e giudici britannici hanno deciso di togliere i supporti vitali alla piccola Indi, affermando che la sua morte rispetterebbe il bene superiore, per lei, di cessare di soffrire. I genitori di Indi non accettano la sentenza e si stanno battendo come leoni per salvare la loro bambina.
Ignorando le richieste, le proteste e la volontà dei genitori (in un modo che deve essere di grande monito per tutti), i tribunali inglesi avevano già disposto il distacco dai macchinari che tengono in vita la bambina.
Con ciò hanno palesato che il vero e reale interesse non sia quello di Indi, ma delle casse britanniche, ovvero quello di risparmiare i costi del mantenimento in vita, dei trattamenti di cura e di riabilitazione, per un periodo indefinito. Preferisco non pensare quale sarebbe stato il comportamento del governo britannico se, ad essere affetto dalla medesima patologia, fosse stato un rampollo della famiglia reale…
In un panorama del genere, che mette davvero i brividi, si è aperto uno squarcio di luce vivissima, proveniente proprio dall’Italia.
L’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma si è offerto di accogliere Indi, e recentemente il Governo italiano le ha conferito la cittadinanza, aprendo la strada per il suo trasferimento, affinché la piccola possa continuare le cure necessarie nel nostro paese.Si è concluso in pochi minuti, infatti, il Consiglio dei Ministri, convocato d’urgenza, lo scorso lunedì 6 novembre, che ha conferito la cittadinanza italiana ad Indi Gregory, per consentirle di ricevere le cure palliative all’ospedale Bambino Gesù di Roma. L’Alta corte di Londra avrebbe interrotto la ventilazione artificiale alle 15 dello stesso giorno.
Queste sono davvero notizie che riempiono il cuore di orgoglio e di gioia di essere italiani. Il riconoscimento della cittadinanza italiana alla bambina è giunto al termine di una trattativa portata avanti dal governo da diverse settimane, nella massima riservatezza. L’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, da tempo, aveva offerto la possibilità di assisterla, ma l’Alta corte di Londra, nei giorni scorsi, aveva negato la possibilità del trasferimento in Italia. I medici che curano Indi al Queen’s Medical Center di Nottingham avevano, infatti, ribadito di non poter fare altro per lei. Si sono arresi e hanno dato l’approvazione per interrompere i supporti vitali alla bimba.
Adesso la questione diventa di diritto internazionale poiché il governo britannico non può deliberare sulle sorti di una cittadina italiana.
La volontà e la speranza dei genitori della bambina sono tutte concentrate sull’offerta dell’ospedale Bambino Gesù di Roma di continuare ad assisterla.
Dean Gregory, il padre di Indi, così si è rivolto alla nostra Italia:
“Grazie dal profondo del nostro cuore al Presidente del Consiglio italiano, al Governo italiano e al popolo italiano: siete gli angeli custodi di Indi. La vostra compassione, devozione e amore che avete mostrato nel cercare di aiutare nostra figlia a ottenere le cure di cui ha bisogno, ci rendono veramente felici. C’è ancora l’urgenza di appellarci al governo britannico affinché permetta a Indi di essere trasferita in Italia prima che sia troppo tardi. Come padre non ho mai chiesto o supplicato nessuna nella mia vita ma vi supplico per favore di aiutarci a fare in modo che non sia tolta la vita a nostra figlia.”
La tregua temporanea sul distacco dei supporti vitali ad Indi è dovuta alla pendenza del ricorso urgente all’Alta Corte del Regno Unito, ai sensi della Convenzione dell’Aja, contro la decisione del giudice britannico che aveva stabilito “che il supporto vitale di Indi Gregory deve essere rimosso presso il Queen’s Medical Center di Nottingham, dove è ricoverata”.
Nel frattempo“, ricorda Simone Pillon, il legale che segue la famiglia in Italia, sono state “attivate dall’Italia le procedure ex articolo 9 e 32 della Convenzione dell’Aja. I genitori di Indi ancora ringraziano di cuore l’Italia per quello che sta facendo. La speranza divampa“.
Il padre della piccola Indi ha detto “Sappiamo che Indi è una combattente, lei vuole vivere, e non merita di morire . E’ ancora una bambina che respira e le batte il cuore” e ha aggiunto, in un video in cui ringrazia l’Italia, “Ha un Paese che si offre di pagare per tutto: dobbiamo solo portarla lì, così non costerà nulla all’ospedale o al governo“.
Il caso della piccola Indi continua a riscuotere attenzione altissima anche in Italia, naturalmente. In queste ore non si è smesso mai di lottare, per fare in modo che il mondo conosca la storia di Indi e dei suoi genitori. In particolare lo sta facendo l’Associazione Pro Vita & Famiglia, con interviste, comunicati stampa, post sui social, dirette TV e la promozione di una petizione popolare. In prima linea contro la decisione del giudice britannico si è schierato anche il Codacons che annuncia la presentazione di una denuncia alla Procura di Roma, contro l’Alta Corte di Londra.
Al di là degli aspetti etici della questione – scrive il Codacons in una nota  – si apre un aspetto meramente tecnico-legale che riguarda la possibilità di un giudice straniero di pronunciarsi sulla vita di un cittadino italiano. Come noto, infatti, la neonata ha ottenuto la cittadinanza italiana grazie al Governo che ha emesso misure di emergenza, tramite il console italiano a Manchester, che ne autorizzano il trasferimento all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma“. Conclude l’associazione “la decisione dell’Alta Corte britannica di disporre lo stop ai supporti vitali per Indi potrebbe quindi configurare un’interferenza illecita della giustizia straniera sulla vita di una cittadina italiana, aprendo un caso che non è solo diplomatico ma anche giudiziario. Per tale motivo abbiamo deciso di presentare un formale esposto alla Procura della Repubblica di Roma affinché apra una indagine sul caso, accertando se il comportamento della Corte e del giudice Robert Peel possano configurare ipotesi penalmente rilevanti ai sensi del nostro ordinamento penale“.
Ed ecco, si è accesa un’altra luce nel buio. Il padre di Indi, non credente e non battezzato, ha detto “in tribunale ho percepito di essere all’inferno, dunque deve esistere il paradiso, vorrei che mia figlia fosse battezzata.”
La bambina ha ricevuto ieri il battesimo.
E così, è stato guadagnato ancora un giorno in più per la piccola Indi.
La data per la decisione finale sulla vita di Indi è stata spostata ad oggi alle ore 13:00.
C’è ancora una possibilità, dunque, perché adesso Indi è una cittadina italiana. E noi siamo il popolo della vita, siamo il popolo della speranza.

Signa, 10.11.2023

Stefania Celenza

3 commenti su “STEFANIA CELENZA: “La bellezza di essere italiana”

  1. Questa lotta per Indi cii mette di fronte a due modi diversi di concepire la vita: la visione cinica britannica per cui un Uomo è tale solo se risponde a standard stabiliti a tavolino oppure la visione cattolica che considera ogni Uomo unico e irripetibile, con un suo ruolo specifico in questo mondo, che nessun altro potrà svolgere al suo posto. Grazie al governo italiano per aver intrapreso questa lotta, che riporta alla luce un sentimento tutto nostro, di cui andare fieri!

Lascia un commento

error: Questo contenuto è protetto